Anno | 2022 |
Genere | Biografico, Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 165 minuti |
Regia di | Andrew Dominik |
Attori | Ana de Armas, Julianne Nicholson, Bobby Cannavale, Adrien Brody, Evan Williams Garret Dillahunt, Sara Paxton, Scoot McNairy, Xavier Samuel, Lucy DeVito, Rebecca Wisocky, Toby Huss. |
MYmonetro | 2,58 su 25 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 8 settembre 2022
La vita privata di Marilyn Monroe tratta dall'omonimo romanzo del 2000 di Joyce Carol Oates. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 1 candidatura a BAFTA, 1 candidatura a SAG Awards,
CONSIGLIATO NÌ
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Chi era Marilyn Monroe? Quanto di Norma Jeane Baker, nome di battesimo della bambina destinata a diventare una diva planetaria, è sopravvissuto alla macchina dei sogni, oltre che ad una serie di terribili traumi personali? È la domanda che si pone Andrew Dominik, regista e sceneggiatore di Blonde, che è basato sul romanzo omonimo di Joyce Carol Oates, sempre definito dalla sua autrice come fiction invece che biografia. Anche Dominik crea un racconto di (semi)invenzione che non nomina nessuno dei coprotagonisti della storia di Marilyn, come gli ex mariti Joe DiMaggio e Arthur Miller o il presunto amante John F. Kennedy. Per contro la diva ha un vero nome e cognome, anzi due: quello con cui è nata, e quello con cui ha dato luce alla nuova sé, facendone un'icona mondiale.
Al centro di Blonde c'è dunque la dicotomia fra personaggio pubblico e persona, vero e proprio sdoppiamento identitario creato per nascondere a se stessa il proprio passato travagliato e agli altri, soprattutto Holllywood, ciò che volevano: l'immagine di una femmina ideale, morbida come la gelatina, arrendevole come un'amante innamorata, costantemente sorridente, irresistibilmente sensuale.
Questo purtroppo è anche il problema di Blonde: l'idea di incentrare la narrazione sul tema del doppio si trasforma in una sorta di partito preso, reiterando simbologie e sottolineature (vedi il triangolo fra Norma e i gemelli Charles Chaplin Jr ed Edward G. Robinson Jr, o la volontà della protagonista di trovare "l'anima gemella").
Andrew Dominik ha fatto dello scollamento fra immagine e persona e del complicato rapporto fra i mass media e gli oggetti della loro vampiresca attenzione la sua cifra autoriale, basti pensare a L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford o al successivo Cogan - Killing Them Softly. E la sua prodezza registica è indiscutibile, soprattutto nel restituire immagini patinate che si ribellano alla propria perfezione e nel creare ambienti che diventano trappole mortali, siano essi praterie del Far West o corridoi di dimore di lusso.
Ma questa chiave di lettura era già stata molto ben esplorata in passato a proposito della Monroe, ad esempio nello straziante documentario Love, Marilyn, e qui fatica a reggere un film di due ore e 40 minuti che ribadisce il tema allo sfinimento, dall'infanzia alla morte prematura.
E troppa cura estetizzante non fa bene ad una storia che aveva bisogno invece di scelte narrative più dirette e originali, dato che di Marilyn si è già detto (e visto) quasi tutto. Invece di un formato cinematografico variabile e di un'alternanza fra bianco e nero e colore Dominik avrebbe potuto concentrarsi sul mistero essenziale di una figura femminile che ha saputo rendersi icona, pur partendo da condizioni svantaggiose.
Ed ecco il secondo problema: in Blonde Marilyn è sempre e solo una vittima, mai consapevole, mai capace (come invece era) di fare anche leva sulla propria immagine pubblica, mai arrabbiata (a parte le sceneggiate finali) per il poco rispetto che l'industria cinematografica riservava alla sua intelligenza. E quindi anche Blonde in qualche modo non le rende giustizia, perché le toglie quella complessità che ha fatto di lei una magnifica attrice, malgrado il tentativo hollywoodiano di appiattirla come oca sexy.
Ciò che invece giova molto a Blonde è l'interpretazione impavida e generosa di Ana de Armas, che si butta in un magnifico corpo a corpo con Marilyn riproducendone molto bene la vulnerabilità (anche se la voce canora manca di quel vibrato che tradiva la fragilità di Norma Jeane). De Armas ha il wattaggio della diva e (da straniera) utilizza la sua esperienza di corpo (!) parzialmente estraneo al mondo del cinema americano, regalando alla sua Marilyn la capacità di entrare e uscire dalla sua iconografia ufficiale rimanendo carne e anima reali.
Per contro Bobby Cannavale è chiamato ad incarnare la più trita macchietta dell'italoamericano machista e violento, con tanto di canottiera a vista, nel ruolo di "Joe DiMaggio" e Adrien Brody è un "Arthur Miller" odiosamente radical chic. Per non parlare del protagonista di uno dei due momenti cringe di Blonde, ovvero un grottesco pompino presidenziale. L'altro momento cringe appartiene ad un feto parlante e giudicante: una scelta davvero discutibile, soprattutto di questi tempi.
È un po’ difficile tirare le somme su Blonde: da una parte si rimane affascinati dalla performance di Ana de Armas e dalla padronanza espressiva di Dominik, che è riuscito a fabbricare un meccanismo molto potente e capace di mettere seriamente in difficoltà lo spettatore; dall’altra, a volte il film inciampa nel suo stesso slancio finendo per cedere un po’ troppo [...] Vai alla recensione »
Blonde di Andrew Dominik è un’opera brutale con al centro Marilyn Monroe, ma non un film su di lei, un film intimamente sgradevole, e un film bellissimo. Blonde è uno sguardo nichilista non solo sugli anni ’50 americani, ma sulla perversione del pubblico di ogni tempo, ed è principalmente questo che a gran parte del pubblico non va giù.
Blonde è un film scritto e diretto dal regista neozelandese Andrew Dominik, alla sua sesta pellicola e più importante. Si basa sull’omonimo libro di Joyce Carol Oates dedicato a Norma Jeane Mortensen, nota al mondo come Marilyn Monroe (Ana de Armas).Il film inizia con Marilyn bambina vittima di una madre, Gladys (Julianne Nicholson), con gravi problemi psichici.
Il film, non a caso intitolato Blonde, parte dal 1933 per raccontare la vita dell'icona delle icone, Marilyn Monroe, qui interpretata da un'eccellente Ana de Armas: un personaggio costruito a tavolino dai produttori, ma che, in barba alle sue vicissitudini e alle sue problematiche personali, che ne causeranno la morte per un cocktail di barbiturici nel 1962, all'età di soli ventotto anni, divenne il [...] Vai alla recensione »
Si tratta di una biografia di Marilyn Monroe tratta dal romanzo di Joyce Carol Oates che segue le vicende della ragazza Norma Jeane poi diventata Marilyn riempiendo i buchi, tra un fatto reale e l’altro, con storie romanzate ( la vita della grande attrice come avrebbe potuto essere). Tutto il film ruota quasi del tutto attorno alla protagonista, interpretata dalla meravigliosa Ana de Amas [...] Vai alla recensione »
Pensavo sarebbe stato un pessimo film noioso e la protagonista non mi sembrava per nulla credibile neo panni di Marilyn…e invece è molto bello e avvincente e lei è proprio bella e brava e sembra la Monroe!
Non mi sono informato sulla vita reale di Marilyn, do per scontato che la storia raccontata sia vera. Ma cavolo, non avrei mai pensato che Marilyn avesso potuto avere una vita così. E penso che il modo in cui è stata raccontata, sia quello giusto. Come sferrare un pugno nello stomaca a chi non se lo aspetta. Un film crudo, capisco che molti americani che hanno idolatrato Marilyn in quegli [...] Vai alla recensione »
Film esasperato : storia di una psicopatica che viene troppo sottolineata nel film per la sua patologia e non lascia spazio alla dimensione reale di Marilyn : il film si rivela alla fine pesante ed intrigante poco degno di essere visto .
Interpretazione super reale,l'attrice meriterebbe l'oscar. La trama basata soprattutto su di un romanzo a parer mio descrive un "icona" perché di ciò si parla dove viene messo a nudo (in maniera cinematografica e molto cruda),un suo vissuto (che potrebbe essere ma nn si sa per certo),triste fatto di soprusi e violenze.
In una delle scene più celebri di A qualcuno piace caldo, Marilyn si sta esibendo nel numero musicale I Wanna Be Loved By You. All'improvviso si blocca, lo sguardo basso e le mani sul volto, mentre la canzone prosegue e capiamo di non essere nel film di Billy Wilder, ma sul set del film. Anche la musica si interrompe quando Marilyn urla contro il regista, rinfacciandogli una battuta del copione («Jell-O [...] Vai alla recensione »
Un po' puttana e un po' bambina. Innocente, in ogni caso. Amata, idolatrata, desiderata, ma anche derisa, umiliata, offesa. Appare così Marilyn Monroe in Blonde di Andrew Dominik, senz'altro uno dei film più imperdibili ma anche sfidanti e divisivi della stagione. Niente a che vedere con un biopic tradizionale. Se cercate la "verità" o la "realtà" su Marilyn, non perdete tempo, non le trovereste (ammesso [...] Vai alla recensione »
Viste tutte le offese e gli orrori che Marilyn Monroe ha dovuto subire nei suoi 36 anni di vita- le tragedie familiari, I'orfanotrofio, l'affidamento, povertà, ruoli indegni, insulti alla sua intelligenza, problemi di salute mentale, dipendenze, abusi sessuali e la schiavitù dell'insaziabile appetito del pubblico -è forse un sollievo che non abbia dovuto soffrire le volgarità di Blonde.
Come vede la realtà, Marilyn? Come la guarda? E cosa ricorda? Forse la domanda più pertinente è un'altra: quale può essere la realtà di Marilyn, lei che non l'è mai stata, realtà, che la realtà non l'ha mai voluta, anzi, che la realtà, tanto desiderata, non l'ha mai accettata? E come farlo, oggi, un film su Marilyn, un film per Marilyn, un film di Marilyn, quando non c'è una storia perché le storie [...] Vai alla recensione »
L'immagine ricalcata sui fotogrammi di Wilder, Huston, Hathaway, Logan, specchio deformante di Hollywood. L'australiano Dominik dilania il suo più grande simbolo, Marilyn Monroe, e lo ridisegna grottesco come un'installazione di Dismaland. Blonde, in linea con il disgusto morale di Joyce Carol Oates, la vittima consenziente, complice della fabbrica-bordello sulle colline di Los Angeles, a qualcuno [...] Vai alla recensione »
Blonde di Andrew Dominik, regista e scrittore neozelandese, è stato uno dei film più attesi alla scorsa Mostra del cinema di Venezia e, prodotto da Netflix, ha debuttato questa settimana direttamente in streaming sulla piattaforma. L'opera, adattamento dell'omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, esplora la spaccatura tra identità pubblica e privata di una giovane donna che divenne l'icona del cinema [...] Vai alla recensione »
Se la somma di due o tre indizi finisce con il costituire una prova, è con il quarto che un assunto ipotetico finisce per divenire un'inoppugnabile certezza: Andrew Dominik è un cineasta a cui piacciono le sfide teoricamente impossibili. In primo luogo quella di divellere un singolo genere dal proprio interno, almeno per quanto concerne i lungometraggi di finzione da lui diretti.
La vita di Norma Jeane, alias Marilyn Monroe, icona per antonomasia di Hollywood, mito celebrato da tutte le generazioni e i media, ci viene raccontata dalla difficile infanzia alla controversa morte nel 1962. In mezzo, le sequenze di una carriera immortale (con ruoli come la Lorelei Lee de Gli uomini preferiscono le bionde, la ragazza di Quando la moglie e` in vacanza e la Zucchero Kandinsky di A [...] Vai alla recensione »
La più triste delle parabole hollywoodiane in un film che non ha lo scopo di intrattenere, bensì di rivelare una donna e le sue fragilità. Con una Ana De Armas splendida nel ruolo e che con coraggio consegna al pubblico il ritratto di una donna di burro vittima di tante insicurezze. Una Marilyn inedita, lontana dall' immagine patinata che conosciamo, qui resa attraverso una lente decisamente intimista. [...] Vai alla recensione »
Non ha mai avuto paura di osare, nel corso della sua carriera, il cineasta australiano Andrew Dominik. Grande conoscitore del mezzo cinematografico, egli si è divertito, nel corso degli anni, a giocare con la macchina da presa inventandosi spesso linguaggi tutti suoi, al fine di mostrarci la realtà da un punto di vista totalmente innovativo. Stesso discorso vale per quanto è accaduto con Blonde, un [...] Vai alla recensione »
Innanzi tutto: Blonde non è un biopic. O, meglio, è un biopic alterato, praticamente narrato in soggettiva: un oggetto disturbato e disturbante, bulimico, implacabile. Nel tradurre in immagini il monumentale romanzo di Joyce Carol Oates - anche qui: un romanzo, non una biografia - dedicato a Marilyn Monroe, Andrew Dominik ne sposa, con tutti i rischi, l'approccio e il punto di vista.
Ritrarre senza filtri e censure la vita di Norma Jeane Baker in arte Marilyn Monroe, diva senza tempo e incastonata in un immaginario collettivo che da sempre la dipinge icona fragile e infelice al tempo stesso, è un'operazione a dir poco complessa. Significa, anzitutto, approfondire e cercare di andare oltre lo stereotipo, oltre l' immaginario collettivo già codificato cercando di restituire a un [...] Vai alla recensione »
Se le dicono «sei una stella» lei risponde «sono solo una bionda». Che è un colore non suo, una tinta, una farsa. Marilyn è un'immagine. Delle immagini è figlia, e in queste si perde. Il padre è una foto. La madre è malata, le dice che è causa di fallimento, di tutti i what if che ha perduto e s'è sempre sognata. Blonde è un film dell'orrore. Come Spencer o Joker.
Prima di essere un film pronto per la piattaforma Netflix, Blonde è dal 2000 uno dei libri vertice della prolifica produzione di Joyce Carol Oates, uno dei nomi più rappresentativi della moderna letteratura americana, più volte "in odore" di Nobel. Nel voluminosissimo "docu-romanzo", edito con successo anche da noi, prima da Bompiani e poi da La nave di Teseo, l'autrice riscrive (senza scostarsi troppo [...] Vai alla recensione »
Senza dubbio è stata la prima star a colonizzare l'inconscio collettivo. Marilyn è un mito del Novecento e della celluloide è il supremo. I miti sfuggono alla cronaca per divenire naturale soggetto di narrazione. Joyce Carol Oates, già vent'anni fa, scrisse Blonde incrociando fantasia e realtà. Andrew Dominik ne ha fatto una versione per lo schermo riprendendone il filo: disavventure e avventure rilette [...] Vai alla recensione »
Alla base del film, com'è noto, c'è il voluminoso romanzo di Joyce Carol Oates, dal titolo omonimo di "Blonde". Al contrario di Baz Luhrmann nel suo recente "Elvis" , coerentissima ricostruzione nello stile identificabile del regista pronto a sacrificare la storia nel suo immaginario, Dominik sa di trovarsi di fronte a un'incendiaria rappresentazione di un Mito, mille e più mille volte spossessata [...] Vai alla recensione »
Norma Jeane Baker da una parte, Marilyn Monroe dall'altra; la realtà e il cinema. Con la finzione che infine fagocita la vita, e rende insanabile la frattura tra le due. Rimarrà deluso chi si attende da «Blonde» di Andrew Dominik un biopic tradizionale o rivelazioni inedite sulla leggendaria attrice: d'altronde il magnetico e poco prolifico autore neozelandese adatta un romanzo (non un saggio) di Joyce [...] Vai alla recensione »
Blonde ovvero la vita e la morte di Marilyn Monroe, nata Norma Jeane, icona sublime dell'immaginario serializzata all'infinito. Un film attesissimo, ottimo lancio per accendere i riflettori dell'industria mondiale, dei media, delle folle sul Lido che sembra specie quest'anno essere una preoccupazione molto presente. Giusto, anche se in un concorso pieno di Netflix - questo sarà in streaming tra qualche [...] Vai alla recensione »
Il più atteso è tra i meno belli del Concorso. Blonde di Andrew Dominik spezzetta la vita di Marilyn Monroe in siparietti banali scegliendo come traumi l'assenza di papà e l'incapacità di avere figli. Marilyn è interpretata come scemetta querula da Ana de Armas, quotatissima per l'Oscar 2023. Il becero Joe Di Maggio la sposa ma poi gli dà fastidio che lei sia un sex symbol, il drammaturgo Arthur Miller [...] Vai alla recensione »
Titolo tra i più attesi del Concorso veneziano, Blonde segna il ritorno del regista australiano Andrew Dominik al cinema di finzione dopo 10 anni: a Cogan - Killing Them Softly del 2012 hanno fatto seguito infatti "solo" i due bei documentari su Nick Cave (qui autore della colonna sonora assieme a Warren Ellis). L'impresa di portare sullo schermo la più bella del reame, la più grande icona cinematografica [...] Vai alla recensione »
C'era proprio bisogno di un altro film su Marilyn Monroe? Forse no, ma dipende dal risultato. L'anno scorso, qui al Lido, girò la stessa domanda a proposito di "Spencer" su Lady Diana: tra sbuffi e stroncature (preventive). Marilyn Monroe, al secolo Norma Jeane Mortenson Baker, morì il 4 agosto del 1962, a soli 36 anni, e non sono mancati ricordi e omaggi lo scorso mese.
Chissà se Andrew Dominik ha visto M. di Anna Eriksson, il film sperimentale su Marilyn Monroe passato alla veneziana Settimana della Critica qualche anno fa. Quella era un'opera prima ossessivamente legata al corpo/immagine della star in un crescendo onirico e disturbante di sesso e violenza. Anche Blonde, l'adattamento della biografia di oltre 1000 pagine scritta nel 1999 da Joyce Carol Oates, è un [...] Vai alla recensione »
Marilyn ci ama "tutti". Norma Jeane ci vomita in faccia. Andrew Dominik torna al film di finzione dieci anni dopo Cogan - Killing Me Softly e torna in gara a Venezia quindici anni dopo L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford: lo fa con Blonde, film dalla lavorazione travagliatissima, dalla durata impegnativa (167'), dall'ambizione smodata e dalla resa discutibile.
Vita e morte di Norma Jean e Marilyn Monroe nella rilettura cinematografica dell'omonimo romanzo biografico di Joyce Carol Oates. Dall'infanzia difficile con la madre affetta da problemi psichiatrici al successo hollywoodiano, la vicenda dell'iconica superstar viene ripercorsa da Andrew Dominik, già regista di The Assassination of Jesse James, attraverso alcuni - ben noti - momenti della sua fulminante [...] Vai alla recensione »