Titolo originale | La piel que habito |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Spagna |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Pedro Almodóvar |
Attori | Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Jan Cornet, Roberto Álamo Eduard Fernández, Blanca Suárez, Susi Sánchez, Bárbara Lennie, Fernando Cayo, José Luis Gómez, Teresa Manresa. |
Uscita | venerdì 23 settembre 2011 |
Tag | Da vedere 2011 |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,05 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 17 dicembre 2012
La storia di un chirurgo plastico che avvia una serie di esperimenti finalizzati a creare una nuova pelle grazie ai progressi della scienza. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, ha vinto un premio ai BAFTA, 2 candidature agli European Film Awards, 1 candidatura a Critics Choice Award, In Italia al Box Office La pelle che abito ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 1,7 milioni di euro e 558 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Il chirurgo estetico Robert Ledgard ha perso la moglie in un incidente d'auto che l'ha completamente carbonizzata. Da allora, ha messo tutto il suo impegno di scienziato per costruire una pelle sostitutiva, leggermente più resistente di quella umana e perfettamente compatibile. Perfezionata l'invenzione, Robert ha avuto bisogno di una cavia e non ha esitato a sequestrare il ragazzo che ha tentato di stuprargli la figlia, a privarlo dell'organo più esteso del suo corpo e ad obbligarlo a (soprav)vivere in un'altra pelle, che non gli appartiene.
Quando il film si apre su una bella ragazza con un'attillatissima tutina color carne, che fa yoga come fosse una ballerina di Pina Bausch e crea sculture ispirate a quelle di Louise Bourgeois, ci appare immediatamente chiaro dove ci troviamo: di fronte ad un Pedro Almodovar al cento per cento, tutt'altro che transgenico, piuttosto ormai manierista. Il resto del film si occuperà di confermare senza sosta questa prima impressione.
La scrittura, come in quasi tutti gli ultimi titoli del regista, è anche qui un meccanismo perfetto, rotondo, nel quale i dialoghi servono spesso ad alleggerire una trama ritagliata con chirurgica perizia, come fosse fatta di pezzi di un puzzle (Gli abbracci spezzati) o di lembi di pelle da far combaciare senza che si noti la cicatrice. Battute come "Mi chiamo Vera. Vera Cruz", solleticano la risata in pubblici diversi e stratificati, strizzando l'occhio tanto ad un'epoca (gli anni Cinquanta) e ad un cinema di genere fatto di continui colpi di scena, quanto, fuori dallo schermo, alla rinuncia dell'attrice feticcio di Almodovar, Penelope, che era stata pensata per il ruolo finito poi in sorte a Elena Anaya (e la mancanza della Cruz qui non si sente, poiché la sua "seconda pelle" se la cava benissimo). A livello estetico, accade esattamente la stessa cosa: dentro un impianto visivo algido ed elegante, irrompe -volutamente grottesco- un uomo vestito da tigre. Almodovar, dunque, rifà se stesso: insieme kitsch e affascinante, artista matur(at)o ed énfant prodige birichino. E poi telecamere nascoste, primi piani congelanti, scambi di sesso ma non di identità, madri con segreti mai confessati, figli/fratelli ignari l'uno dell'altro.
Il mito di Frankenstein -espressione da sempre della paura nei confronti dei progressi della tecnologia e della scienza, e mito gotico per eccellenza-, più che oggetto di un'indagine o di una riflessione sembra servire ad Almodovar come un semplice contenitore, un involucro funzionale e intonato nel colore, resistente e compatibile con la celebrazione di sé e del proprio gusto.
LA PELLE CHE ABITO disponibile in DVD o BluRay |
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Inquietante,conturbante e sconcertante al tempo stesso, "La pelle che abito" si rivela un cocktail di depravazione e genialità incisivo e ben fatto,che sciocca e sorprende tra follia e perversione. Ottima la performarce di Banderas, che dopo "Atame", si ritrova ancora una volta in preda ad un autentico delirio di potere e alla pazzia più totale e incontrollata.
Almodòvar non disconferma affatto il suo stile. La Piel que habito rappresenta un ben riuscito cambiamento di "genere" ma i temi sono rigidamente mantenuti: la trasformazione, l'amore in ogni sua forma, la maternità deviata e distruttiva; la tenacia dei protagonisti incarcerati in ruoli che sanno incarnare-vestire alla perfezione. Anche questa volta è più di un film, è un omaggio al cinema.
Almodovar non è tra i miei registi del cuore, questo va detto. Al di là dei contenuti che veicola tramite i suoi film, non amo la sua composizione dell'immagine, non amo le sue inquadrature che trovo datate e da telefilm . Non amo le musiche che commentano le sue immagini. Premesso ciò sono stato incuriosito nel vedere il film in questione da un commento di una mia collega [...] Vai alla recensione »
Sia maledetta la critica mondiale,troppo attaccata al passato di un autore per apprezzare anche la sua modernità.Come successo a Woody Allen,massacrato pesantemente per il discreto "Incontrerai l'uomo dei sogni",così succede al grande Almodòvar.Dopo il sottovalutatissimo "Gli abbracci spezzati",che difendemmo in pochissimi,Pedro sforna questo "La [...] Vai alla recensione »
Un noir grottesco che rivive del mito mai tramontato di Frankestein. Ecco cos'è "La piel que habito", ultimo film di Pedro Almodovar. Storia di una vendetta, di un chirurgo folle che punisce colui che, stuprando sua figlia, ne ha causato la follia ed il suicidio... e si vendica trasformandolo in donna... ma non tutto va come aveva calcolato.
Il primo spettacolo è finito. Il film di Pedro Almodòvar, proiettato in una piccola sala, attrae meno di quello di Salemme (nella sala grande). Incrocio sulle scale un uomo sulla sessantina, capelli bianchi e occhialini di metallo, che mi guarda dicendo: "scuote". E’ cosi. Il film di Almodòvar "La pelle che abito" è un film che scuote. Perché la trama non è lineare, lontana dai classici criteri spazio-tempo [...] Vai alla recensione »
Almodòvar non disconferma affatto il suo stile. La Piel que habito rappresenta un ben riuscito cambiamento di "genere" ma i temi sono rigidamente mantenuti: la trasformazione, l'amore in ogni sua forma, la maternità deviata e distruttiva; la tenacia dei protagonisti incarcerati in ruoli che sanno incarnare-vestire alla perfezione.
L'ossessione contemporanea per la perfezione estetica, il superamento del confine "sacro" fra naturale e artificiale, il rapporto controverso con un corpo che non si accetta ma in cui si è imprigionati, la difficoltà di affrontare un lutto, la malattia mentale, la vendetta: questi alcuni dei temi, impagnativi, che Almodovar combina in modo originale in un melodramma dall'intreccio ben dipanato, dai [...] Vai alla recensione »
Cupissimo e claustrofobico, il nuovo lavoro del grande Pedro Almodòvar è una rete inestricabile di passaggi nei meandri della mente umana, che trascina lo spettatore in una spirale interminabile di follia. Tutto il film è un affresco horror sulle capacità labili della psiche, sui suoi controsensi e i suoi difetti, sulla capacità che ha di produrre qualcosa di aberrante, [...] Vai alla recensione »
La svolta in Almodavora e sicuramente non ha deluso il suo pubblico. Come tutti i grandi artisti anche il regista si è lasciato affascinare dal mito della "creatura" nata da mano umana invece che divina e proprio per questo considerata nell'inconscio come portatrice di paura e orrore. Mito d'altronde raccontato nel suo massimo dal romanzo di Mary Shelley.
Attraverso rimandi al gotico classico, con il mito del mad doctor e della sua creatura (Frankenstein), e al recente torture porn, accennato nelle immagini della cattura e della prigionia della vittima, Almodovar costruisce una cornice dal sapore vagamente horror e thriller per raccontare una sua storia classica. In definitiva una nuova veste, o, in questo caso, è più appropriato parlare [...] Vai alla recensione »
L'esteriorità è solamente un abito. Spesso si sceglie un bell'abito per sopperire ad una mancanza interiore, ma non è il caso trattato in questa stupefacente pellicola di Almodovar. Il ragazzo è stato - contro sua volontà, sottoposto ad un cambiamento radicale della sua esteriorità che col passare degli anni lo ha portato ad accettarla, a conviverci, [...] Vai alla recensione »
Il film di Almodòvar narra le vicende di Robert Ledgard, chirurgo estetico di successo e all'avanguardia. Ledgard ha perso la moglie in circostanze drammatiche, dopo un incidente automobilistico da cui venne tratta miracolosamente in salvo, carbonizzata nei lineamenti e sfigurata nell’anima. Il medico sviluppa così ossessivamente l’idea di costruire una pelle sostitutiva e più resistente al calore [...] Vai alla recensione »
Almodovar o si ama o si detesta ma è innegabile che ha uno stile unico e riconoscibile. Nella trama del film le tinte forti del melodramma ci sono tutte, ma qui c'è anche una nuova eleganza formale che sposta l'occhio dalla romantica e polverosa visione dei sentimenti e dei drammi umani a cui il regista ci ha abituati per virare verso una visione più contemporanea, cupa [...] Vai alla recensione »
L’ultimo film di Almodovar e’ impressionante. La prima cosa che mi viene di getto dopo averlo visto e’: “E dopo di questo, cosa?”. Tremendamente cupo, mi ricorda “Il Cigno Nero” per i pugni allo stomaco che a tratti tira allo spettatore. Stupri, orge, operazioni mediche, sangue, assassinii, imprigionamenti, non manca nulla.
Ancora il cinema nel cinema, come e quello degli "Abbracci spezzati". Dove, almeno, l'omaggio alla settima arte poteva apparire più convincente, senza corpi e corposi esseri impegnati (?) a contemplare le azioni altrui in un ambiente claustrofobico. Un'altra ricostruzione di corpi in agonia, già intravista in "Parla con lei", esempio molto più profondo di agonia (forse) delle coscienze.
La pelle che abito, di Pedro Almòdovar anno di produzione 2011, Antonio Banderas è Robert Ledgard ; Elena Anaya è Vera; Marisa Parades è Marilia ; Jan Cornet è Vincente; Roberto Alamo è Zeca ; Blanca Suarez è Norma. La mia lettura parte dalla recensione associata alla locandina del film per approdare ad un diverso sentire;rispe [...] Vai alla recensione »
Robert Ledgard (Antonio Banderas) è un rinomato chirurgo plastico che da alcuni anni, a causa delle tragedie familiari che si sono abbattute su di lui e che continuano a tormentarlo, ha abbandonato la sala operatoria per dedicarsi al campo della ricerca scientifica. Il suo scopo principale sembra essere quello di creare una pelle transgenica capace di resistere agli attacchi provenienti dal [...] Vai alla recensione »
Nessun dubbio sul talento del regista e sulle totali capacità di guida per i suoi protagonisti.Certo stiamo parlando di una delle firme più originali e geniali almeno degli ultimi 20 anni.Resta sempre,infilzato come una spina nel fianco,un interrogativo magari scomodo e spiazzante,comunque direi essenziale.Quali sarebbero i messaggi da trasmettere?Quelli che una sorta di nuovo dottor Frankenstein,con [...] Vai alla recensione »
L'esteriorità è solamente un abito. Spesso si sceglie un bell'abito per sopperire ad una mancanza interiore, ma non è il caso trattato in questa stupefacente pellicola di Almodovar. Il ragazzo è stato - contro sua volontà, sottoposto ad un cambiamento radicale della sua esteriorità che col passare degli anni lo ha portato ad accettarla, a conviverci, ma solo esteriormente e questo è palesemente dimostrato [...] Vai alla recensione »
Gotico per l’ambientazione cupa? No, L’ambientazione si arricchisce di creazioni di stoffa colorata fatte da una donna in calzamaglia che, pur essendo cavia, non si atteggia a vittima ma danza, assume posizioni yoga fino anche ad uscire per fare shopping. Certamente la clinica privata del mad doctor è un ambientazione asettica, ricercata, fredda [...] Vai alla recensione »
Un cerchio in cui ogni scena, simbolo, frase, abito indossato, sono un richiamo a qualcosa che avverrà o che è già avvenuto. Perché il film vive di un lungo flash back che ti fa ritornare all'inizio della storia. La pelle "abitata" è quella cucita addosso alla vittima dal folle chirurgo ma è anche quella in cui la giovane figlia non si riconosce, [...] Vai alla recensione »
Pedro Almodovar è senza ombra di dubbio il regista non anglofono più famoso al mondo, ogni suo film è un evento anche per la sua ben nota eccentricità. In questo caso ha deciso di non svelare il film ai suoi connazionali prima di lanciarlo al Festival di Cannes, facendo diventare l'attesa addirittura spasmodica. Narra di un medico, interpretato da un perfido Banderas, [...] Vai alla recensione »
un bel film co ottimi attori, il dottore pazzoide mi ha ricordato il dottore di Human Centipede, pazzesco...la fine è "quasi lieta" x fortuna, bravo Pedro, nn mi deludi mai, un film particolarissimo e sorprendente.
Se sei di quelli che si straniscono davanti a un film col sogno nel sogno del sogno e, come certi dizionari del cinema, ritieni che Lo zoo di venere sia un film da due stelle, faresti meglio a non leggere perché quello che ho da dire sul nuovo film di Pedro Almodovar potrebbe urtare la tua sensibilità. Con La pelle che abitoil regista spagnolo torna ai fasti di Donne sull'orlo [...] Vai alla recensione »
Mi ha stupito il fatto che avevo letto recensioni nelle quali qualcuno diceva che non sembrava un film del bravissimo regista spagnolo. Ho visto il film ed ....é assolutamente un film Almodovairano...c'é proprio tutto il suo stile: la scelta degli attori (Banderas é eccellente - avevo letto che era sotto/tono; Mah....), la cura dei particolari, la realtà della ' f a m i g l i a ' (Almodovar rappresenta, [...] Vai alla recensione »
Almodovar vuole sempre stupirci. Cerca gli argomenti più scomodi, più pericolosi, rischia. "Tutto su mia madre" fu un capolavoro. "La pelle che abito" è comunque meno irreale di quello che potrebbe sembrare, tuttavia secondo me l'epilogo lascia a desiderare. Poteva giocare meglio.
"Non è un film estremo - ha affermato il regista”. Invece è un film estremo, lo spettatore è chiamato a interrogarsi e riflettere. Le musiche sono magnifiche.
Se un film ti 'segue' in ufficio il giorno dopo, mentre guidi o resti in silenzio dopo averlo visto, ha raggiunto il suo scopo: durare ben oltre il tempo del suo metraggio, in una 'gara' spasmodica' di pensieri, sbalordimenti, ammirazioni visive e introspettive di tutto ciò che Almodovar mette in scena: fantasia, eccesso, dramma, psicoanalisi sino all'estremo con un suo possibile fallimento, ironia, [...] Vai alla recensione »
Non amo particolarmente Almodovar ma amo il cinema e non si può negare che i suoi film hanno sempre qualcosa di accattivante e di nuovo . In questo caso una prima parte molto buona poi qualche freanata ed un finale travolgente. Un piccolo tesoro di citazioni per i cinefili. Fra gli attori Banderas è molto bravo .Ce ne fossero di film così.
Ecco uscita nei cinema italiani l'ultima fatica del regista spagnolo Pedro Almodovar:"La piel que abito"(titolo originale non modificato in Italia).Un film drammatico,fortemente drammatico,non il tipico "almodramma" peculiarità alla quale l'autore ci ha abituati ovvero quel misto di dramma e commedia tipico della sua produzione.Bensì un dramma con le caratteristiche del triller e del noir.
la pelle che abito di pedro almodòvar anno di produzione 2011 antonio banderas è Robert Ledgard elena anaya,è Vera marisa paredes è Marilia jan cornet è Vicente robero alamo è Zeca blanca suarez è Norma La mia lettura parte dalla recensione di Marianna Ceppi ,asettica , con tutto il rispetto.
Vera lo scrive sul muro della sua camera-gabbia e non si può non essere d'accordo. Questo film è perverso, forte, recitato bene (grande Marisa Paredes come sempre) e diretto ancora meglio (i colori colpiscono...giustamente - e i rimandi continui ai quadri appesi alle pareti sono dettagli da non sottovalutare). Un paio di dialoghi sono leggermente demenziali (ma credo sia un modo personale [...] Vai alla recensione »
Se è vero che Almodovar invecchia, è anche vero che le tecnologie (Chirurgia plastica nello specifico) corrono molto più veloci. Non è più il tempo di presentarci quei teneri transgender che ci sono stati tanto cari. Qui il clima diventa cupo e un ragazzo trasformato in donna per vendetta dal chirurgo , non può essere una donna felice, ma un uomo carico di vendetta.
C'è poco da dire, Pedro Almodóvar è un genio. Questo film è un pugno nello stomaco ma è la prova che esiste ancora qualcuno che riesce a stupire e a emozionare. Di fronte al piattume imperante una fiamma di speranza ancora arde.
Almodòvar non mi ha mai attirato particolarmente anzi, a stento sono riuscito a guardare i primi 10 minuti di gli abbracci spezzati, dopo sono morto di noia eppure questo film ti incolla allo schermo ricco come è di colpi di scena. Non annoia un attimo, il ritmo è serrato non ci sono tempi morti. Un colpo di scena dopo l'altro avvolgono il fortunato spettatore e lo lasciano [...] Vai alla recensione »
Uscendo dal cinema ho pensato: in molti diranno che non è il miglior Almodovar. Non emoziona come altri suoi film (tutto sua mia madre per esempio), ma è comunque interessante. Un genio ha il diritto di cambiare pelle quando vuole.
Molto bello e intenso anche se non ho capito bene il senso. Meglio così che mi piacerà ancora anche la seconda volta. Misteriosissimo il personaggio del Tigrinho; semplicemente incredibile la voce della cantante nera Concha Buika, raramente ho sentito una cosa simile.
Forse la miglior definizione del film l'ha data Curzio Maltese: un thriller transgenico o, in alternativa, horror comico. In qualunque modo lo si definisca è un film che funziona solo per i valori tecnici ed estetici; per il resto è un pasticcio figlio di un Almodovar poco ispirato, o forse semplicemente a disagio con un genere che non gli appartiene.
Un film sotto certi punti di vista inquietante, pensare che si possa trasformare il proprio incubo in una specie di gioco o di esperimento. La bravura del regista non si discute, forse a lasciare un po' perplessi è il dilungarsi della storia ad un punto un po' troppo logico, personalmente avrei terminato il film 20 minuti prima lasciando in sospeso qualche punto.
Robert(banderas) è un noto chirurgo estetico che ha perso sia la moglie che la figlia, entrambe suicide; la prima, dopo un incidnte stradale che l'aveva gravemente ustionata, s'è tolta la vita vedendo la propria immagine riflessa, la seconda, gravemente turbata dall'avvenimento, in seguito a una violenza( non del tutto consumata) sessuale, ha seguito le sorti della madre. Vai alla recensione »
Mi sembra di tornare ai tempi di " Tutto su mio madre" , tutto fatto di spiazzanti colpi di scena anche se il tempo ha reso il regista sicuramente più maturo e misurato.. Di Pedrò c'è proprio tutto: rapporti familiari che sono totalmente diversi da come appaiono, il gioco fra i due sessi, la sensualità e la sessualità, la violenza, la [...] Vai alla recensione »
forse questo film si capisce più degli altri di almodovar,dalle trame aggrovigliate, ma sono sempre pellicole pesanti e pedanti,non discuto sulla bravura o meno di almodovar,ma sulla cupezza delle storie,esasperate laddove potrebbero essere raccontate con più espressonismo e meno vittimismo.
e chiamarlo genio sinceramente lo trovo riduttivo. Chissà perchè ai suoi film sempre mi appassiono. Cmq la presenza di Antonio Banderas lo rende certamente e qualitativamente superlativo. Anche se i suoi interpreti li ho sempre trovati azzeccati per i loro ruoli. Il tema è certamente rimodellato ai giorni nostri. Una sorta di Dr Frankestein in chiave moderna e con la rivisitazi [...] Vai alla recensione »
Molta gente ha paragonato questo film di almòdovar ai suoi capolavori assoluti,ad esempio "parla con lei" e "tutto su mia madre".è vero forse non arriva ai livelli di quei due film,però visto che come ho detto da titolo "il genio entra in un altra pelle" era prevedibile che questo film non fosse il suo capolavoro.
Che Almodovar sia un genio non vi sono dubbi. Soprattutto è chiaro a ciascuno di noi il suo talento che ci ha regalato capolavori come "Legami", "Donne sull'orlo di una crisi di nervi", "Volver"... Ma ogni tanto può capitare un passo falso, un'opera pefettamente sbagliata e "La pelle che abito" è un film assolutamente sbagliato.
Cosa sia davvero la bellezza ce lo insegna l'arte e non la scienza e questo tipo di scienza è piuttosto una forma d'arte.
L'ambientazione nel 2012, cioè in un futuro appena voltato l'angolo, è tra gli elementi più inquietanti. Molte cose si possono discutere di questo film: ma credo che alla lunga sarà, come Parla con lei, uno degli Almodovar che ricorderò di più.
mah, sembra un film fatto per fare, senza convinzione. il primo tempo del tutto sconclusionato, nel secondo in effetti si ricompone il puzzle, ma il film non coinvolge, non emoziona come altri suoi grandi film. le tematiche sono le classiche del regista, identita' sessuali confuse, ipocrisie borghesi, vizi privati e pubbliche virtù, ma il tutto comincia ad essere un pò logoro.
Pedro Almodóvar ha sessant'anni. È un momento decisivo per un artista. Meglio, può esserlo, perché c'è artista e artista, c'è evoluzione e maturazione. Costringere il regista di Calzada de Calatrava nel quadro di qualche definizione, o nel concetto di giudizio più o meno finale, è impossibile e anche avventuroso. Niente e nessuno riuscirà mai a imbrigliarlo. Tuttavia la sua "pelle che abito" –le virgolette sono il piccolo artificio a identificare la vicenda del film con quella dell'autore, meccanismo, in questo caso, naturale, visibile e legittimo- offre la sensazione di una carriera in stallo, [...]
Metti una mattina con Pedro Almodóvar. Caffè e pasticcini in terrazza, un affaccio mozzafiato su Roma, una giornata calda, pigra e clemente. Lui, il Maestro, si presenta puntuale in camicia a fantasia maculata e grandi occhiali da sole che, educatamente, si toglie per salutare la stampa. Lo seguono i suoi attori, il figliol prodigo Antonio Banderas tornato a recitare per lui dopo 20 anni, e la minuta Elena Anaya: ma gli applausi sono tutti per il regista spagnolo.
«No nazi, claro que no». A Pedro Almodovar, a Cannes due anni dopo Gli abbracci spezzati, tocca il difficile compito di restituire serenità a un Festival in agitazione da 24 ore per le dichiarazioni su Hitler del collega Von Trier. Anche se in concorso ha portato un thriller, La pelle che abito, «una storia di sopravvivenza in una situazione estrema», la presenza in sala del regista spagnolo è calda e rassicurante, amabile, lontana anni luce dal protagonismo oscuro di molti dei suoi illustri colleghi.
Forse non sarà il film più bello del festival, ma finora è certamente il più «rotondo». La piel que habito, il melodramma horror diretto da Pedro Almodovar e interpretato da Antonio Banderas e Marisa Paredes, è entrato ieri in concorso a Cannes e ha sbaragliato i pronostici, passando in pole position perché è un’opera completa sotto tutti i punti di vista: regia, sceneggiatura, recitazione, montaggio, [...] Vai alla recensione »
Non piace a tutti, il nuovo Almodovar. Molti, a Cannes dove era in concorso, l’hanno stroncato. Forse il regista spagnolo ha «esagerato», mescolando due generi al fulmicotone come horror e melodramma con allusioni ai miti di Tiresia, di Prometeo, di Frankenstein… troppi film per un critico, o per uno spettatore, solo? Noi, ve lo diciamo subito, siamo dalla parte di Pedro.
«Con questo film Pedro ha raggiunto la maturità artistica», ha detto Antonio Banderas a Cannes dove La pelle che abito, ultimo lavoro di Pedro Almodovar, ha partecipato in concorso senza ricevere neppure un premio di consolazione. E dire che il regista madrileno era tornato sulla Croisette dopo il doppio scotto di aver mancato per un soffio la Palma d’oro per Tutto su mia madre (premio alla regia) [...] Vai alla recensione »
Almodovar non gioca più con il corpo ibrido e sprofonda nell'abisso di un sé respinto, ultimo capitolo di un cinema rosa shocking, La pelle che abito (La piel que habito, in concorso a Cannes 2011) è il più «abominevole» film del regista spagnolo. Con Antonio Banderas al posto del Vincent Price/Dottor Phibes, La pelle che abito rinvia a molti «lavori in pelle», da Frankeinstein al Silenzio degli innocenti, [...] Vai alla recensione »
Colpo di genio: non riuscendo più a creare i protagonisti incandescenti e appassionanti di una volta, Pedro Almodóvar ci dà un film fatto di freaks, mutanti, personaggi che cercano una forma e magari infliggono una forma, un corpo, un’identità ad altri personaggi. Un dottor Frankenstein aggiornato all’epoca dei trapianti d’organo e di pelle. Per i più cinefili un quasi-remake del magnifico «Occhi senza [...] Vai alla recensione »
Ci sarebbero gli estremi per la solita disfida: cinéfili alla ricerca del pelo (di genialità) nell’uovo e spettatori intimiditi e/o interdetti. Volendo essere epigrafici si può solo parlare, però, di un film sbagliato del grande Almodovar. Il quale dissemina, certo, segnali, indizi, riferimenti, raccordi di altissimo pregio nel thriller metamorfico «La pelle che abito», ma il puzzle costruito sulle [...] Vai alla recensione »
Colpo di genio: non riuscendo più a creare protagonisti coerenti e appassionanti come un tempo, Pedro Almodóvar ci dà un film fatto di freaks, mutanti, personaggi che cercano una forma e magari infliggono una forma, un corpo, un'identità ad altri personaggi. Un dottor Frankenstein aggiornato all'epoca dei trapianti d’organo e di pelle. Per i più cinefili un quasi-remake del magnifico «Occhi senza volto» [...] Vai alla recensione »