Titolo originale | 5 vezes favela agora por nos mesmos |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Brasile |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Manaira Carneiro, Wagner Novais, Rodrigo Felha, Cacau Amaral, Luciano Vidigal, Cadu Barcelos, Luciana Bezerra |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 2,42 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 22 novembre 2013
Cinque storie una in fila all'altra per mostrare il lato sentimentale delle favelas e con abili trucchi evitare di parlare dei problemi veri
CONSIGLIATO NÌ
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Le favelas brasiliane raccontate da 5 registi diversi in 5 cortometraggi, uno in fila all'altro. Storie semplici e dirette che raccontano di bambini poveri che rubano polli, di ragazzi che studiano contro tutte le difficoltà, di un natale che rischia di passare senza elettricità, di poliziotti e criminali che da bambini erano amici e di piccole tensioni tra favelas contigue.
Il progetto nasce con finanziamenti e finalità politiche alte, così le favole raccontate (in alcuni casi molto nere) sono tutte all'insegna del sociale e della presa di coscienza, pronte per un pubblico straniero e non eccessivamente volenteroso di capire la situazione nella sua complessità. Anche quando sembrano affrontare argomenti piccoli e specifici le storie vogliono parlare di tutto un popolo, anche quando sembrano virare sul cinema di genere sono annacquate dal sentimentalismo. Legate da un filo molto blando e comunque molto eterogenee per genere, stile e realizzazione le storie non riescono mai a scardinare una certezza o a sollevare un vero dubbio.
In questo stanno tutti i limiti del film: nel non riuscire a dare conto seriamente dei problemi per eccesso di dolciastro. La divisione manichea, il buonismo di fondo e la chiara volontà di non voler in nessun caso scandalizzare nessuno (nemmeno quando si spara in testa alla gente!) sono in aperto conflitto con l'idea di parlare di una realtà come quella delle favelas. Il cinema non deve essere necessariamente politico ma se vuole esserlo dovrebbe osare di piu' e non portare in immagini i discorsi di un qualsiasi politico. La commedia e la favola possono essere scelte e registri ottimi ma solo se rischiano piu' dei drammi.
Che i conflitti si possano appianare tutto d'un tratto e facilmente con il dialogo (come se nessuno ci avesse mai provato), che i ladri siano in realtà spinti dai sentimenti e che in fondo la popolazione si voglia inguaribilmente bene, sono idee che suonano come mitologie da propaganda governativa la quale, sebbene indirizzata al più nobile dei fini, non può che dar vita ad un pellicola insapore.