Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Russia |
Durata | 124 minuti |
Regia di | Aleksey Popogrebskiy |
Attori | Igor Csernyevics, Grigoriy Dobrygin, Sergey Puskepalis . |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 6 marzo 2013
Il film è stato premiato al Festival di Berlino, ha vinto un premio ai European Film Awards,
CONSIGLIATO NÌ
|
Su un'isola siberiana a largo del mar Glaciale Artico, due uomini, Pavel e Sergei, vivono in solitudine in una piccola stazione meteorologica. Il loro compito è controllare giornalmente le emissioni radioattive del suolo e riportare via radio i dati all'istituto di ricerca, ma mentre Sergei è un uomo d'esperienza che sa svolgere i suoi compiti con la dovuta precisione e serietà, il più giovane Pavel trascorre le giornate ascoltando musica rock e ammazzando la noia come può, giocando ai videogiochi o bighellonando all'aria aperta. Un giorno, Sergei parte in battello per andare a pesca di trote, lasciando imprudentemente Pavel come unico incaricato alla registrazione delle emissioni.
Una terra desolata è il teatro più adatto alla rappresentazione della lotta per la sopravvivenza. E le isole di ghiaccio e il sole perpetuo del circolo polare in estate sono un contesto ideale dove ambientare una storia sulla discesa nella follia e sullo stato di natura dell'uomo. Sotto questo aspetto, il film di Alexei Popogrebsky cattura molto bene i colori, le asperità e la sconfinatezza del paesaggio artico, aggiungendo un elemento tematicamente importante: il fatto che da una terra nivea, virginale, si origini un afflato mortale di isotopi radioattivi, invisibile ma capace di determinare i cambiamenti climatici quanto quelli comportamentali dell'uomo. Lo stato di natura è quindi descritto in modo preciso e suggestivo: la sguardo del regista si concentra principalmente sul giovane Pavel e sui suoi passatempi puerili per ammazzare il tempo, introducendo la figura del padre-patrigno Sergei un poco alla volta, mostrandone a tratti l'aspetto misterioso, burbero, impenetrabile, e in altri momenti quello più sensibile e affettivo (come negli scambi di sms con la famiglia veicolati dal radio-ponte).
Il deficit più grave, quello che in definitiva rende il film soltanto un tentativo malriuscito (per quanto formalmente affascinante) di ricreare fra i poli un'epopea alla Herzog, riguarda il passaggio dal contesto all'azione, dal ghiaccio dei paesaggi al fuoco del delirio: il racconto per ellissi costruisce una serie di situazioni disgiunte, frazionate, che, oltre a non agevolare la comprensione di quel che sta accadendo, non danno sufficiente respiro né a far emergere la paura e la natura degli istinti di sopravvivenza, né a sviluppare una tensione dal racconto. Tutte le pulsioni viscerali e ferine è come se si scatenassero in modo innaturale, come le emissioni controllate di un geyser artificiale.
Il film è russo, non per questo deve spaventare, ma si sa...se si parla di Russia si parla di grandi spazi. Nella pellicola in questione si capisce subito che il reale protagonista è il territorio sconfinato e non i due attori che sebbene arranchino su una storia praticamente nulla non riescono a togliere la scena al grande Artico. Si sviluppa e prende forma quindi il concetto di distanza, [...] Vai alla recensione »