Titolo originale | drei |
Anno | 2010 |
Genere | Commedia |
Produzione | Germania |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Tom Tykwer |
Attori | Sophie Rois, Sebastian Schipper, Devid Striesow, Annedore Kleist, Angela Winkler Alexander Hörbe, Winnie Böwe, Hans-Uwe Bauer, Michael Dorn, Cedric Eich, Christopher Karl Hemeyer, Hans Hohlbein, Senta Dorothea Kirschner, Thomas Kornmann, Gotthard Lange, Alexander Scheer, Karl Alexander Seidel, Mick Slaney, Hannes Wegener, Alexander Yassin, Martina Ysker. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 6 dicembre 2011
Hanna e Simon, una coppia di professionisti quarantenni solida e affezionata, si ritrovano innamorati dello stesso terzo incomodo. Il film ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards,
CONSIGLIATO SÌ
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Hanna e Simon sono due quarantenni soddisfatti sul lavoro e affiatati tra loro, che di figli non ne vogliono sapere. Dopo vent'anni di fidanzamento decidono di sposarsi: ad unirli ulteriormente sono stati un lutto recente e la malattia che ha colpito Simon. Non li divide, invece, l'ingresso nelle loro vite di Adam, un ricercatore che si occupa di staminali. Hanna fa la sua conoscenza ad una conferenza, Simon, qualche tempo dopo, in piscina, ma entrambi ne fanno senza scrupolo il proprio amante, senza rivelarselo e senza che questo metta in discussione la loro unione. Almeno fino a che il triangolo non risulta improvvisamente evidente ad ognuno dei suoi vertici.
Regista discontinuo, capace di almeno una sorpresa epocale (Lola corre) e di più di un imperdonabile scivolone, un'opera di Tom Tykwer è esposta più o meno alla stessa bizzarria del caso che spesso popola le sue narrazioni. Questo 3 , che mescola commedia e dramma in dosi dispari, con un'esplicita predilezione per la prima, ha il grandissimo merito di possedere due attori protagonisti (ma il discorso vale soprattutto per lei, Sophie Rois) che recitano i dialoghi più cinici come se la battuta fosse apparsa davvero nella loro mente in quell'istante e non conoscesse una vita pregressa sulla carta. Al limite del buon gusto, certo, perché lungo tutto l'episodio che ruota attorno alla madre di Simon si fa fatica a non storcere la bocca, ma con una coerenza di tono che si fa "cifra" caratterizzante e originale. Peccato che, in un lungometraggio di impianto assolutamente realistico (fatta eccezione per la pacchianata dell'angelo, retaggio di un'estetica che il regista pareva aver abbandonato) e che guarda in maniera interessante ai costumi odierni e alle odierne dinamiche di coppia, la volontà testarda di dribblare il peso degli eventi fino alla fine, porta malauguratamente ad un finale scontato e implausibile allo stesso tempo.
La coincidenza dei fattacci (l'operazione di Simon e la notte clandestina di Hanna, per esempio) conteneva già una bella dose di ironia propria della vita vera e di equivoco adatto alla commedia, chiedere di meglio al finale è stata una scelta azzardata e il film la paga. Ma non c'è dubbio che, nella sua Berlino, Tikwer dia il meglio di sé nella descrizione degli ambienti sociali, delle professioni invidiabili, delle abitudini dei giovani ad oltranza. Per questo, e per le buffe facce della Rois, il film è un esperimento riuscito e se lo dice da solo, con l'ultimissima immagine.