The Confession

Tratto dal romanzo Fertig di Sol Yuric. Siamo a New York. Fertig (Kingley) è un ebreo praticante al quale muore il figlioletto perché al pronto soccorso, per le solite situazioni burocratiche, non si sono occupati in tempo di lui. Così uccide un medico, un'infermiera e un impiegato. Poi si costituisce. Il suo principale, gran boss delle costruzioni, gli paga un avvocato senza scrupoli per farlo dichiarare momentaneamente pazzo e salvarlo da una lunga pena. Blackie, l'avvocato (Baldwyn) indaga e scopre che, al di là della buona fede dell'imputato, che vuole essere condannato perché è giusto e sarebbe un modo per onorare suo figlio, c'è dietro un'abnorme truffa di miliardi di dollari connessa alla situazione idrica di New York. Con l'infermità mentale Fertig, che sa molte cose, non potrebbe più testimoniare. Blackie rifiuta molti soldi e al processo fa giustizia. Con la canonica grande battuta finale dei grandi processuali "non potevo passarci sopra". Sceneggiatura perfetta, un po' alla Grisham, con tutti gli ingredienti - tensioni, anche amori - al loro posto. Quando un film è così funzionale e alla fine così liberatorio, noi diciamo "vecchia maniera", purtroppo. Baldwyn, attore di ottimo appeal - anche lui vecchia maniera dunque - è stato maltrattato dai critici, in realtà è intenso e concentrato, bravissimo. Come Kingley e la Irving. Ben vengano questi film di impianto forte e tradizionale. 