Book of Days

Film 2003 | Drammatico 120 min.

Anno2003
GenereDrammatico
ProduzioneUSA
Durata120 minuti
Regia diHarry Ambrose
AttoriWil Wheaton, Maureen Flannigan, Deborah Raffin, Isaac Hayes, Pamela Reed .
MYmonetro 2,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Harry Ambrose. Un film con Wil Wheaton, Maureen Flannigan, Deborah Raffin, Isaac Hayes, Pamela Reed. Genere Drammatico - USA, 2003, durata 120 minuti. - MYmonetro 2,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 27 agosto 2009

Consigliato no!
2,00/5
MYMOVIES 1,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
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Come sprecare delle buone idee.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Danny e Caroline si sposano. Lei è stata novizia ma poi ha scelto il matrimonio grazie anche alle ampie vedute della suora che le ha fatto da madre dopo la morte dei genitori. Ma subito dopo la cerimonia si verifica un incidente che provoca la morte della sposa. Ora Danny è solo, con una madre avvocato soffocante e l'amica del cuore Frankie (fotografa) da sempre innamorata di lui. Un giorno un fattorino, Giona, recapita un pacco che contiene l'antico Libro dei Giorni. In esso sono indicate le date di morte di ognuno. Danny, vessato dal proprietario della compagnia di assicurazioni per cui lavora, decide di assicurare persone la cui morte è imminente favorendone i familiari. Finirà con l'essere accusato per omicidi seriali.
Ci sono tvmovies che meriterebbero un Dis-Emmy per l'accumulo di buone idee sprecate. The Book of Days entrerebbe di diritto nella Top Ten. Perché l'idea di un riferimento biblico sui giorni che restano ad ognuno avrebbe potuto essere un ottimo spunto di partenza sia per un thriller che per un horror. Perché poi l'aggiunta di un possibile sfruttamento a contrappasso dei cavilli frapposti dalle compagnie assicurative a qualsiasi pagamento avrebbe potuto divenire un ottimo tema sociale.
Invece qui tutto viene sprecato nella piattezza di una regia da serial di basso livello che non sa utilizzare neppure la presenza di un anziano Isaac Hayes (ricordate i gloriosi tempi di Shaft?) relegandolo nel ruolo del messaggero del divino, di colui che 'sa' e che, a noi mortali spettatori non è dato sapere perché, da >em>Shining in avanti deve essere quasi obbligatoriamente afroamericano.
La fase processuale è condotta nel modo più banale possibile e, soprattutto, ci si chiede se l'antico popolo ebraico avesse già predisposto ai tempi di Gomorra una sorta di Pagine Gialle Mortuarie locali. Considerate le dimensioni del volume portato sullo schermo non si va più in là della popolazione di una cittadina. Al povero Danny, a cui si chiedono pesanti coinvolgimenti esistenziali, deve essere stata recapitata la guida di zona.

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