Titolo originale | Viajo porque preciso, volto porque te amo |
Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | Brasile |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Marcelo Gomes, Karim Aïnouz |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 agosto 2009
CONSIGLIATO SÌ
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Un geologo racconta un suo viaggio di ricognizione nei bassopiani del Sertão brasiliano finalizzato alla costruzione di un nuovo canale di irrigazione. Il suo video-diario parte da una serie di esami della struttura del terreno ma a poco a poco diviene solo una descrizione dei pensieri nostalgici e delle emozioni per la donna amata. Durante una sosta ad un'area di servizio, una frase scritta sul muro della toilet, "Viaggio perché devo, ritorno perché ti amo", lo colpisce a tal punto da diventare una sorta di mantra ossessivo che lo accompagna per tutto il suo itinerario.
Potrebbe essere proporsi come un documentario d'esplorazione o come un reportage d'inchiesta il film dei due autori brasiliani Marcelo Gomes e Karim Ainouz. E invece è un esperimento narrativo che mette assieme il racconto delle pene d'amor perduto di uno scienziato viandante di cui non vedremo mai il volto con le immagini del paesaggio urbano, sociale e umano di una delle zone più povere del Brasile. Fra il flusso di parole di una voce fuori campo che parla di nostalgia e il flusso di immagini riprese a mano che raccontano la realtà di un territorio semi-desertico, si inseriscono diversi elementi.
Innanzitutto i diversi supporti utilizzati (Super 8, videocamera digitale e scatti fotografici) creano immagini di una fluidità incostante, a seconda della grana più o meno grossa della ripresa, ma capaci di trovarsi in armonia con il flusso di coscienza del protagonista narrante, in continua oscillazione fra saudade e richiamo alla professionalità. Nella seconda parte invece, quando il riflesso dei ricordi ha ormai occupato tutto lo spazio dei pensieri, si innestano anche le esperienze di alcune di prostitute raccolte sotto forma di interviste, o immagini oniriche che ritraggono la vita dei lavoratori locali (fra le quali, una bellissima sovrimpressione notturna di vari carretti di legno trainati da delle ombre riflesse sulla strada).
Sequenze che raccontano bene tanto i ricordi turbati e le notti bianche del protagonista, quanto lo status sociale ed economico del paese. È un espediente certamente non innovativo, che vede nelle opere di Chris Marker un illustro e inarrivabile precedente. Ma anche da un semplice scopo illustrativo può trasmettersi l'amore per un territorio, e da un film sulla memoria di un uomo che vive nel passato può sorgere un bel documento sulla realtà del presente.