Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | Alex Cox |
Attori | Ben Guillory, Xander Berkeley, Karen Black, Zahn McClarnon, Robert Beltran, Angela Sarafyan . |
MYmonetro | 2,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 settembre 2009
Ereditiera viziata e viziosa, Pixxie De La Chasse è costretta a trovare un lavoro per evitare di perdere il suo patrimonio. La reclutano due "recuperatori", ma l'allieva supererà i maestri.
CONSIGLIATO NÌ
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Ricca e viziata, Pixxi De La Chasse è stata diseredata dalla famiglia in seguito ai numerosi arresti per guida pericolosa. La sua ultima chance è quella di trovarsi un lavoro e, con esso, una parvenza di responsabilità. Quando recupera la sua auto, viene ingaggiata da Arizona Gray e Agua, e grazie a questo ben presto diventa la migliore recuperatrice sulla piazza, al punto da spingersi alla ricerca di un treno d'epoca, per il ritrovamento del quale è prevista una lauta ricompensa. All'inseguimento dei vagoni del mistero, si ritroverà coinvolta in un complotto terroristico che mira a bandire i campi da golf e a obbligare il presidente degli Stati Uniti e tutto il suo entourage a una dieta rigorosamente vegana.
Venticinque anni dopo Repo Man, con Emilio Estevez nei panni di un recuperatore d'auto a caccia di una Chevrolet Malibu del '64 e del suo contenuto alieno, Alex Cox rovescia una latta di rosa e imbratta con fantasia e anarchia le avventure di una Paris Hilton più in gamba di quel che ci si aspetterebbe mai.
Prodotto da David Lynch, girato in HD con un massiccio uso del green screen, Repo Chick è un film "bricolage", che si scrive con materiali diversi, modellini e citazioni, personaggi da fumetto e brandelli di rotocalco e si articola quasi impensabilmente in un discorso ideologico dove le proposizioni sono fatti e concetti della società (le mode, le apparenze, la riconoscibilità immediata e truffaldina di un abito che altro non è che un costume di scena) ma è la loro combinazione a farsi portatrice di senso, fosse anche solo il senso dell'assurdo.
Tutt'altro che indimenticabile, però, il film di Cox fa comunque un uso più che dignitoso del proprio basso budget, per cui non è certo dal punto di vista estetico che non si può prendere sul serio, anzi. Il problema è che il giocattolo sembra talvolta aspirare a raccontare la crisi (ragione del grande giro d'affari in materia di pignoramenti) ma in fondo non sa o non vuole, così che il film resta al livello di un giornaletto illustrato, sgargiante e ben confezionato, ma nel quale il testo non va oltre qualche simpatica didascalia e del quale non si può dire se diverrà un numero da collezione o se la prossima uscita sarà più meritevole e ragionata.