Titolo originale | Lang zai ji |
Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Tian Zhuangzhuang |
Attori | Maggie Q, Joe Odagiri, Tsung-Hua To . |
MYmonetro | 2,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 7 ottobre 2009
Lu, un pastore eremita, viene scelto da generale Zhang per guidare il suo esercito. L'incontro con una donna misteriosa lo coinvolge sotto l'effetto di un'antica maledizione.
CONSIGLIATO NÌ
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Inviato dall'imperatore a combattere le tribù nomadi del confine occidentale, il generale Zhang, incontra il pastore Lu, un giovane eremita che disprezza la violenza e preferisce viver solo in condizioni estreme. Intuendo in lui il potenziale di un grande guerriero, Zhang lo arruola contro la sua volontà e gli passa il testimone del comando al momento della propria morte. Ma la sosta forzata delle truppe presso la tribù degli Harrans favorisce l'incontro tra il solitario Lu e una donna misteriosa, che vive nascosta. La passione travolge i due amanti, ma sugli Harrans grava un'antica maledizione alla quale nemmeno Lu potrà sottrarsi.
Adattamento del racconto del giapponese Yasushi Inoue, The Warrior and the Wolf chiama a godere del fruttuoso banchetto del filmone cinese epico-storico il controverso Tian Zhuangshuang, sperando che possa moltiplicare i pani e i pesci col suo tocco autoriale. Non funziona così. Il film scarta le promesse di cappa e spada per soffermarsi dapprima brevemente sul rapporto padre-figlio tra il generale e Lu, quindi su quello solo per metà umano ma di grande tenerezza tra Lu e un cucciolo di lupo e infine tra quello più esplicitamente animale tra il protagonista e la bella sconosciuta del villaggio maledetto.
A questo punto si può dire addio al racconto, fosse anche solo quello descrittivo della dura vita delle truppe negli splendidi paesaggi montuosi, e arrendersi al tedio delle reiterate sequenze di amplessi senza stile, ai ralenti bucolici, ai salti temporali senza giustificazione o interesse di sorta. La presunzione di Tian Zhuangshuang lo spinge ad assemblare soddisfatto i bei volti delle due star Joe Odagiri e Maggie Q, una fotografia virata nei toni del verde e del blu e qualche evocativa ripresa dall'alto, pensando che l'immagine comunichi a sufficienza con lo spettatore in questo modo e dimenticando il respiro del film, lasciandolo, cioè, bellamente inanimato. Ansioso di disattendere regole e promesse del genere di riferimento, il regista si arena in una palude senza pathos e senza logos.
Un poema epico è scritto in versi, ma questa è solo una parafrasi scadente.
Il wuxiapian cinese (termine corrispondente all' occidentale "cappa e spada") raggiunse i suoi più alti livelli negli anni '80, ma, negli ultimi tempi, è stato rinnovato da piccoli gioielli come "La tigre e il dragone" di Ang Lee o "Hero" Di Zhang Yimou, e di prossima uscita è anche "La battaglia dei tre regni" di Jhon Woo che si dice essere il wuxiapian più grandioso e spettacolare mai prodotto.