Il padre dei miei figli

Film 2009 | Drammatico, 110 min.

Titolo originaleLe Père de Mes Enfants
Anno2009
GenereDrammatico,
ProduzioneFrancia, Germania
Durata110 minuti
Regia diMia Hansen-Løve
AttoriChiara Caselli, Louis-Do de Lencquesaing, Alice de Lencquesaing, Alice Gautier, Manelle Driss, Eric Elmosnino, Sandrine Dumas Dominique Frot, Jamshed Usmonov, Igor Hansen Love, Magne-Håvard Brekke, Eric Plouvier, Michael Abiteboul, Philippe Paimblanc, André Marcon, Antoine Mathieu, Elsa Pharaon, Olivia Ross, Cori Shim, Yejin Kim.
Uscitavenerdì 11 giugno 2010
TagDa vedere 2009
DistribuzioneTeodora Film
MYmonetro 2,84 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Mia Hansen-Løve. Un film Da vedere 2009 con Chiara Caselli, Louis-Do de Lencquesaing, Alice de Lencquesaing, Alice Gautier, Manelle Driss, Eric Elmosnino, Sandrine Dumas. Cast completo Titolo originale: Le Père de Mes Enfants. Genere Drammatico, - Francia, Germania, 2009, durata 110 minuti. Uscita cinema venerdì 11 giugno 2010 distribuito da Teodora Film. - MYmonetro 2,84 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 22 giugno 2010

Grégoire Canvel è un produttore, un marito e un padre. Il lavoro, a cui ha dedicato la vita, lo mette un giorno spalle al muro e la passione diventa lentamente disperazione. In Italia al Box Office Il padre dei miei figli ha incassato 199 mila euro .

Consigliato sì!
2,84/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA 3,14
PUBBLICO 2,87
CONSIGLIATO SÌ
La regista omaggia l'uomo che voleva produrre il suo primo film. Una forza vitale che si è tradotta nel suo contrario.
Recensione di Marianna Cappi
Recensione di Marianna Cappi

Grégoire Canvel ha tutto. Una donna che lo ama, tre figlie deliziose, un mestiere che lo appassiona. Fa il produttore cinematografico e al suo lavoro dedica tutto il tempo e le energie. La famiglia ne risente ma lo comprende. Ha carisma, Grégoire. Ha prodotto tanti film, preso molti rischi e accumulato debiti. La sua Moon Film è sull'orlo del fallimento. Lui resiste ad ogni costo ma lo scacco è evidente, il danno irreparabile. Spalle al muro, sceglie di uscire di scena con un gesto estremo e nessuna spiegazione. Agli altri, ancora una volta, il compito di capire.
Al secondo lungometraggio, dopo Tout est pardonné, Mia Hansen-Løve, classe 1981, un passato da attrice per Assayas e un'esperienza di scrittura ai Cahiers, racconta una figura umana, quella di Humbert Balsan, produttore illuminato, suicida nel 2005. La sua conoscenza di Balsan non è tale da obbligarla alla fedeltà, per cui la regista inventa, immagina, a partire da alcune impressioni (la moglie nel suo studio, il giorno dopo la tragedia) e da una contraddizione di forte impatto tra la vitalità del soggetto in questione e il suo atto mortifero.
Ne esce un film sul mondo del cinema indipendente, estremamente preciso nell'affresco, che esclude ogni vaghezza. In particolar modo, un film su ciò che precede l'inizio delle riprese: l'innamoramento per il copione, la decisione di farlo, i tentativi di farlo crescere nelle migliori condizioni possibili, secondo il desiderio del regista. Quasi il regista fosse una madre e il produttore un padre, che deve trovare i soldi, garantire l'esistenza del figlio; non si prenderà il merito dell'esito artistico ma avrà accresciuto la sua famiglia. Il titolo, d'altronde, parla senza mezzi termini: Il padre dei miei figli sta per l'uomo che ha reso possibile i film della regista (fu il primo a credere nel suo lungometraggio d'esordio) e non solo i suoi.
Dal punto di vista formale il film tenta movimenti interessanti, dedicando all'iper presenza del protagonista la prima ora di film e alla sua assenza l'ora che resta e passando il testimone con grande fluidità dall'uomo alla moglie e poi alla figlia maggiore, nell'intenzione di consegnare un'idea di crescita e di continuazione, anziché di arresto. Purtroppo non basta. Il padre dei miei figli manca di forza, si assesta su una costruzione tutto sommato standard, con una regia senza invenzioni e una sceneggiatura troppo pudica, leggerissima, al limite dell'inconsistenza.
Louis-Do de Lencquesaing, eccellente nei panni di Grégoire, aristocratico nel gesto, debole e complesso nello spirito, fa sentire la sua mancanza quando non c'è. In questo, bisogna ammetterlo, il film centra il bersaglio.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 5 gennaio 2012
Beatrice Fiorentino

Opera seconda della giovane cineasta francese Mia Hansen Love, Il padre dei miei figli porta in sé la freschezza di un’opera prima. Premiato al festival di Cannes del 2009 nella sezione Un Certain Regard, il film narra le ultime vicende di Gregoir Canvel  (egregiamente interpretato da Louis-Do De Lencquesaing), personaggio ispirato a Humbert Balsan, produttore cinematografico morto [...] Vai alla recensione »

mercoledì 8 settembre 2010
www.cine-amando.blogspot.com

Gregoire (Luis-Do de Lencquesaing), produttore parigino titolare della piccola casa cinematografica Moon Films, è travolto dai debiti ed il fallimento incombente lo induce a togliersi la vita. Gettate nello sconforto, la moglie Sylvia (Chiara Caselli) cerca di risollevare le sorti della società, mentre la figlia adolescente Clemence (Alice de Lancquesaing, la migliore del cast) si appassiona al cinema [...] Vai alla recensione »

martedì 7 dicembre 2010
SilviaNovelli

"Il  padre dei miei figli", vincitore del Premio Speciale della Giuria nella sezione Un certain Regard del Festival di Cannes, è un ritratto del mondo del cinema indipendente ed è ispirato alla storia di Humbert Balsan, uno dei pochi produttori che ha vissuto il cinema come una missione e che per questa causa è morto suicida nel 2005.

lunedì 27 giugno 2011
ipno74

Il film narra di un produttore che ormai non riesce più a far guadagnare la sua casa di produzione. Ma la storia più bella è l'impatto psicologico che ha la sua famiglia. Il film scorre bene e la regia è fluida. La sceneggiatura è abbastanza originale, e ha dei tratti molto forti. Gli attori sono bravi anche se poi la vera allegria o tristezza la trasmetto [...] Vai alla recensione »

lunedì 5 luglio 2010
angelo umana

Piattume è la parola che + mi rimane in mente di qst. film, l'ha detta l'operatore del cinema dove l'ho visto, cinematografaro a sua volta: non sbagliava! Un film da "non ti curar di esso ma guarda e passa", ed è un peccato averlo guardato, tempo perso che non dà emozione, improbabile, improponibile, soprattutto la figura del papà che poi si spara; si sperava che da allora qualcosa succedesse ma . Vai alla recensione »

sabato 19 giugno 2010
ralphscott

Mentre lo vedevo mi stupivo che il sonno non avesse il sopravvento. Intendiamoci,è ben fatto,ma manca di scene madri,levata quella del suicidio. Film tipicamente francese:come spesso succede,mettono in scena tutti i piccoli (e grandi,in questo caso) tribolii quotidiani. Dopo un giorno dalla visione,ricordavo poco di ciò che avevo visto (non mi capita spesso)

domenica 20 giugno 2010
minnie

Torno ora da aver visto a Bari, in un cinema che finalmente non fa intervalli né pubblicità, questo gioiello di film. Intanto come non innamorarsi del protagonista? Un attore che non dà in escandescenze, indossa sempre gemelli, è impeccabile e poi...si spara, gettando nell'angoscia noi, pubblico, e le sue deliziose figliolette. Poche volte ho visto riprendere dei bambini così come nella scena del teatrino [...] Vai alla recensione »

FOCUS
INCONTRI
venerdì 4 giugno 2010
Marianna Cappi

Esce l’11 giugno, sfidando i mondiali, l’opera seconda di Mia Hansen-LØve, Il padre dei miei figli, ma si può star certi che il film e le partite di calcio, non si ruberanno il pubblico a vicenda. Piccolo, ma solo nei mezzi e nella distribuzione, questo lavoro, premiato a Cannes l’anno scorso nella sezione Un Certain Régard, e benedetto da Bernardo Bertolucci, ha uno stile delicato e una profondità d’intenti e di esiti che non permette dubbi sul talento della sua giovane autrice.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Lietta Tornabuoni
L'Espresso

Piano piano, diventano rari i produttori e distributori che hanno fatto conoscere in Italia il cinema non nazionale nè americano, non facile nè commerciale. Manfredi Traxler, che al pubblico italiano rivelò Fassbinder con "Il matrimonio di Maria Braun", se n’è andato lasciando il proprio impegno alla moglie Vania Protti, bella ed intelligente. Roberto Cicutto, sostegno di Olmi, ha venduto la sua società [...] Vai alla recensione »

Jean-Luc Douin
Le Monde

A chaque vie son mystère. Et pourtant celle de Grégoire semblait limpide. Fils de famille d'industriels, ce bel homme, rayonnant, élégant, avait décidé de n'en faire qu'à sa tête. Passionné de cinéma, il était devenu producteur, l'un de ces producteurs indépendants et cinéphiles qui se décarcassent pour permettre aux auteurs de tourner des films, sans autre ambition que de rebondir d'un budget à l'autre, [...] Vai alla recensione »

Valerio Caprara
Il Mattino

Nel suo adombrato identikit del produttore francese Balsan, suicidatosi cinque anni orsono, «Il padre dei miei figli» della giovane e già celebrata Mia Hansen-Love cerca ancora una volta di catturare l'anima segreta del cinema. Il viavai frenetico del protagonista tra la moglie italiana e le tre figlie e gli incalzanti guai professionali sembra, lungo tutta la prima parte, una pallida imitazione dello [...] Vai alla recensione »

Kenneth Turan
The Los Angeles Times

"The Father of My Children" showcases a vividly authentic look at the way movies are made, but you would never call it a film about filmmaking. And while its plot pivots around a melodramatic event, it is anything but a melodrama. Instead, what French writer-director Mia Hansen-Love has created is an extraordinarily empathetic humanistic drama, a film of love, joy, sadness and hope that understands [...] Vai alla recensione »

Cristina Piccino
Il Manifesto

Grégoire Canvel fa il produttore, di lui tutti dicono che è un «uomo seducente» anche se ha un carattere non sempre facile. Questo fascino lo aiuta nel lavoro con la Moon Film, società indipendente a cui si devono i registi e i titoli migliori del cinema d'autore mondiale, che è in bilico sul baratro economico per le sue scelte non formattabili - «i miei film interessano poco le televisioni» dice Grégoire [...] Vai alla recensione »

Paola Casella
Europa

Basato sulla storia vera di un produttore francese che ha amato il cinema da morire, questo film è un'altra prova del grande talento registico e narrativo di una regista appena 29enne, e già al suo terzo film. Hansen-Love racconta non solo la vicenda del produttore ma anche le conseguenze che le sue scelte hanno avuto sulla sua famiglia, composta dalla moglie (una sorprendente Chiara Caselli) e tre [...] Vai alla recensione »

Anthony Lane
The New Yorker

From the fact that the hero drives a car with a cell phone in one hand, a cigarette in the other, no hands on the wheel, and no seat belt, it can swiftly be deduced that “The Father of My Children” is a French film. At one superb moment, he even has two phones on the go, in order to check a text while he talks. After the cops pull him over for speeding, at night, and arrest him, he seems not just unsurprise [...] Vai alla recensione »

Federico Pontiggia
Il Fatto Quotidiano

Quanta fretta, ma dove corri, dove vai? Quella ipercinetica di Grégoire Canvel (Louis-Do de Lencquesaing) è una vita per il cinema. Bravo e charmant, lavora duro, ma con tatto: narcisista premuroso, affabile egocentrico, ha moglie e tre bambine, e le ama tutte. Ama pure la sua casa di produzione, ma gli affari non lo ricambiano: i debiti sormontano, un colpo di pistola li spazza via.

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Bellissimo ritratto di un produttore cinematografico di film di qualità: modello è il produttore francese Humbert Balsan, suicida nel 2005, ma il protagonista Louis-DO de Lencquesaing ha una vitalità, un’eleganza testarda, un’affettuosità, un fascino del tutto speciali. Il personaggio produce cinema d’autore, ama i film coni loro artisti, e viene colto in un momento particolarmente difficile della [...] Vai alla recensione »

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Ho conosciuto Humbert Balsan. Era un produttore cinematografico francese intelligente, generoso, forse un po’ spericolato, pronto per un verso a ricoprire importanti incarichi istituzionali e per un altro a far conoscere film difficili poco apprezzati dai mercati, come quelli del grande regista egiziano Youssef Chaine o un film marocchino poi premiato a una Mostra di Venezia.

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Solo a Parigi. Una giovane regista al secondo film rievoca (senza mai nominarlo) la figura elegante, malinconica e sempre sorprendente di colui che avrebbe dovuto produrre il suo debutto, morto suicida nel 2005. Nel film si chiama Grégoire, nella realtà si chiamava Humbert Balsan e nel cinema non solo francese era un mito: attore giovanissimo per Bresson, produttore fra l'altro di Ivory, Chahine, Suleiman, [...] Vai alla recensione »

Davide Turrini
Liberazione

Vivere e morire per il cinema. Arriva dalla Francia uno dei tanti buoni prodotti d'essai che i distributori italiani dimenticano in magazzino per troppo tempo. Parecchio ispirato al vero suicidio del produttore cinematografico francese Humbert Balsan nel 2005, Il padre dei miei figli , regia della ventinovenne francese Mia Hansen-Love, racconta gli ultimi giorni di vita del produttore Gregoire Canvel [...] Vai alla recensione »

Dario Zonta
L'Unità

Il padre dei miei figli è un giovane produttore parigino indipendente, amato padre di tre figlie e marito di una giovane e affascinante donna italiana. La sua società cinematografica, la Moon Film, ha un catalogo ormai importante con una serie considerevole di successi, legati a film di registi stranieri (arabi, coreani o svedesi) che trovano spesso in Francia degli interlocutori importanti e sensibili. [...] Vai alla recensione »

Paolo D'Agostini
La Repubblica

A prima vista Il padre dei miei figli lascia interdetti su un punto chiave. È possibile, plausibile che oggi il cinema - oggi che è marginalizzato sia sul piano delle abitudini di massa sia su quello degli investimenti economici - possa essere per qualcuno una questione di vita o di morte? Che per il cinema si possa dare la vita? È così verosimile che si tratta della vera storia di un produttore francese, [...] Vai alla recensione »

Maurizio Cabona
Il Giornale

Col pretesto di ricordare Humbert Balsan, attore e produttore che, cinquantenne, nel 2005 s'impiccò a Parigi per debiti, Mia Hansen-Love racconta la sopravvivenza della vedova italiana (Chiara Caselli) e dei figli di un produttore che si uccide a Parigi, ma sparandosi. Meschinità e brutalità degli affari sono presto eclissate dall'intimismo dolente, con effetti soporiferi anche per chi conosceva l'esistenza [...] Vai alla recensione »

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