Titolo originale | Visages |
Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Taiwan, Francia, Belgio |
Durata | 138 minuti |
Regia di | Tsai Ming-liang |
Attori | Mathieu Amalric, Jeanne Moreau, Laetitia Casta, Fanny Ardant, Jean-Pierre Léaud Nathalie Baye, Lee Kang-Sheng, Olivier Martinaud, François Rimbau. |
MYmonetro | 2,50 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 12 maggio 2009
Hsiao-Kang, un regista taiwanese, si reca al Louvre a Parigi per girare un film che esplori il mito di Salomè.
CONSIGLIATO NÌ
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Un regista di Taiwan sta per girare la storia di Salomè all'interno del Museo del Louvre. Non conosce le lingue ma vuole assolutamente che il ruolo di Erode venga assunto dall'attore Jean-Pierre Léaud. Perché il film possa trovare una distribuzione la produzione affida il ruolo di Salomè a una nota top model. I problemi però aumentano quando la madre del regista muore. La produttrice deve volare a Taipei per i funerali mentre il regista cade in un sonno profondo in cui lo spirito materno sembra non voler abbandonare l'appartamento in cui la donna ha vissuto. Alla produttrice non resta che attendere che il film riparta mentre i protagonisti si aggirano nei sotterranei del Museo.
Troverete con fatica qualche esile traccia della sinossi che avete letto qui sopra all'interno del film. Tsai Ming-Liang è da sempre un regista che va oltre la narrazione lineare per provocare sensazioni ad ogni inquadratura. Si tratta indubbiamente di uno dei registi più interessanti del Far East cinematografico. Questa volta però incappa nel problema di una coproduzione (sono coinvolti 4 Paesi) che vede nel cast grossi nomi ma che ha anche, inevitabilmente anche se non verranno mai ammesse, delle richieste ineludibili da parte di ogni singolo partecipante all'impresa. A partire dal Louvre che offre i suoi spazi. Ecco allora che lo stile quasi onirico del regista deve piegarsi a compromessi che inficiano il suo lavoro. Primo fra tutti l'omaggio che suona decisamente stridente a François Truffaut. Ognuno è ovviamente libero di fare il cinema che vuole ma dubitiamo fortemente che il regista di I quattrocento colpi avrebbe mai amato quello del regista taiwanese.
Ecco allora che i ripetuti riferimenti (il più plateale e irritante è quello proprio al film appena citato) hanno il suono dell'occasione. Non basta avere a disposizione l'attore feticcio di Truffaut e la sua ultima compagna e attrice o girare nel cimitero in cui è sepolto per rendergli un vero omaggio. Anche perché Tsai Ming-Liang gira di fatto un film godardiano e il regista francese, così come il grande museo parigino, viene inserito a forza in una struttura narrativa aliena e, a tratti, alienante anche per lo spettatore più ben disposto.
Il faut remonter à loin, très loin dans l'histoire du cinéma, pour trouver une actrice dont la beauté irradie à ce point la pellicule. Dans la peau de Salomé, rôle que lui offre Tsai Ming-liang dans Visage, Laetitia Casta rivalise avec les plus grandes stars de l'âge d'or d'Hollywood. A travers le regard du cinéaste taïwanais, elle plonge ses spectateurs dans le même état de sidération muette que le [...] Vai alla recensione »