Anno | 2008 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Francesco Maselli |
Attori | Roberto Herlitzka, Valentina Carnelutti, Flavio Parenti, Lucia Poli, Luca Lionello Carmelo Galati, Veronica Gentili, Eugenia Costantini, Roberto Citran, Ennio Fantastichini, Arnoldo Foà, Pierpaolo Camplone. |
Uscita | venerdì 4 settembre 2009 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 2,44 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 19 gennaio 2010
Un intellettuale di fama mondiale viene invitato nel centro sociale "Cambiare il mondo", creato nei locali fatiscenti di un vecchio cinema romano. L'uomo resta profondamente colpito dal fermento e dalla vita che anima questo luogo. In Italia al Box Office Le ombre rosse ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 59,5 mila euro e 31,5 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Il famoso letterato e intellettuale Siniscalchi viene invitato a rendersi conto dell'attività di un Centro Sociale Giovanile che opera su più fronti che vanno dall'espressione artistica all'offrire temporaneamente un tetto a chi non ce l'ha. Al termine della visita che lo ha particolarmente colpito si lascia andare a una breve intervista in cui, citando André Malraux, afferma l'importanza di ricreare delle Case della Cultura. Quel Centro Sociale potrebbe esserne il primo esempio. La notizia fa il giro d'Europa e attrae l'interesse di un importante architetto 'di sinistra' nonché di politici che sono pronti a sostenere il progetto. Siamo negli anni dell'ultimo Governo Prodi. Quelli che sono più perplessi, tra depressioni ed esaltazioni, sono proprio i giovani del Centro Sociale. I quali, quando i progetti cominciano a concretizzarsi e il potere del denaro comincia a farsi sempre più opprimente, finiscono con il dividersi.
Citto Maselli non è più quello di Lettera aperta a un giornale della sera. Si potrebbe definire 'lapalissiana' questa affermazione considerati gli anni trascorsi da quel film. Ma il problema è un altro. Allora la denuncia era incisiva e vissuta dall'interno di un mondo pseudointelletuale in cui l'ideale non aveva alcuna intenzione di tradursi in pratica. Oggi, a uno sguardo ancora lucido sul distacco che si è venuto a creare tra una certa intellighenzia politica e la realtà, fa da contraltare un'idealizzazione forzata del mondo dei Centri Sociali che mostra come ormai lo stesso Maselli sia 'distante' dal microcosmo sociale che ci vuole raccontare.
Tralasciando la lunga visita guidata iniziale estremamente didascalica (le cui situazioni ci vengono poi successivamente e pedantemente riproposte) è lo sguardo complessivo che suona purtroppo retoricamente irreale. Quello che Maselli ci propone è un mondo ideale, una sorta di convento laico (non a caso assistono agli spettacoli anche suore 'di sinistra') in cui non circola neppure uno spinello e in cui le fanciulle sono tutte attraenti.
La voglia di denuncia è rimasta intatta ma tutta la vicenda ruota attorno a 'personaggi', non a persone e questo rende l'intera narrazione stereotipa (si vedano, a titolo di esempio, i rappresentanti della Demobanca). Gli attori si adeguano a questa scelta e solo Fantastichini riesce a far fare uno scatto in più al suo architetto mostrandone con sottigliezza la protervia ammantata di falsa benevolenza di fronte alle nuove strutture sociali di aggregazione.
Se si aggiunge poi che il film (che avrebbe potuto concludersi con un'immagine, la più pregnante, davvero evocativa delle 'ombre' in cui si sono trasformati coloro che un tempo erano parte viva della sinistra) si prolunga invece in un finale tanto posticcio quanto ingenuamente proiettato verso il futuro, si può comprendere come le buone intenzioni non abbiano, purtroppo, trovato corrispondenza nell'esito complessivo. Peccato.
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Se non conoscono Malraux (forse l’episodio non è casuale nella sceneggiatura di Maselli), figuriamoci, per dire così a braccio, senza pensare, …se sanno e leggono e studiano opere di uno Schleiermacher o Merlau Ponty, o un Lèger o un Blanqui, o un anonimo T Bernhard, anima profonda come pochi hanno mai potuto essere, o un pensante G Lukacs o un Eliade, o un Saint-Beuve e un E Paci o un A Banfi, [...] Vai alla recensione »
part 2 Si fa sempre più tardi. L’intellettuale di sinistra, macerato intellettualmente in certi ghirigori inessenziali, il Siniscalchi (un pessimo Herliztka che invece è un ottimo attore, a modesto parer mio, ma qui biascicato nel parlare e trascinato, nel muoversi) che però rimane ancora pigramente , negligente, ancorato ad un inerziale engagement con un milieu di sinsitra, un a sinistra [...] Vai alla recensione »
(part 4) No, non sono cugini del movimento storico epocale, il’68, non possono.Queste ragazzette così arroganti, eppure donne e quindi le uniche ad avere in mano le carte da giocare per un mondo migliore, “da mettere al mondo”, loro sono le gruppettare degli ultimi decenni, come quelle de La Sapienza e il movimento, diciamo così, ad honorem, dell’89, la Pantera…che fallimento, che occasione mancata. Do [...] Vai alla recensione »
Siniscalchi è un letterato di fama,prof.universitario,intellettuale di sinistra,figura imprescindibile nei salotti che contano,casual quanto basta nel vestire,modi gentili e necessariamente un po’distratti. Passa in edicola e cerca l’ultimo numero di Diabolik, l’edicolante gli propone MicroMega, “..quello mi arriva a casa!” fa lui con aria tra divertita e innocente.
Film molto valido, che sulla scia di "Lettera a un giornalista della sera" mette sul palcoscenico tutta la miseria di una ex-sinistra ormai interamente sradicatasi dai suoi referenti ideali originari, e votatasi (al pari di tutte le élites dirigenti) al più piatto e superficiale culto di Mammona, culminante nell'attuale dittatura dell'alta finanza. Non soltanto i vari manutengoli ex-di sinistra [...] Vai alla recensione »
Farebbero pure sorridere i ragazzi che vogliono "cambiare il mondo" (è il nome che danno al loro Centro Sociale) ne Le ombre rosse di Francesco Maselli se l'intero film non fosse pervaso da un interrogativo essenziale: dopo la caduta del Muro e, con esso, delle ideologie che lo produssero, è ancora lecito sperare in un mondo migliore? Per Maselli è possibile preservando i fondamentali etici di una [...] Vai alla recensione »
Pessimo film, difficile da dire in 3500 battute, pessima attrice la Valentina Carnelutti, anemorfica, inespresiva, capitata sul set, sembra, per sabglio, cosa fa in unn film di Maselli?, pessimo qui pro quo tutto, un gran peccato, da un tale regista dio gusto e di intelletto. Buona visione, la sinistra alla deriva si poteva raccontare in altri modi e Maselli nè è maestro, lo fu nel '68, per esempio, [...] Vai alla recensione »
Rifletto sulle battute a mia disosizione,solo 3500.Poche.Troppo poche, per parlare malissimo (che vuol dire contribuire al "benissimo" di un discorso a venire,che so,il prossimo film di Maselli)di un film di un regista che amo per verve intellettuale,gusto,e vis polemica. E' Maselli il colpevole o la realtà è IRRAPPRESENTABILE? La realtà della idea di una contestazione-reazione allo "stato di cose [...] Vai alla recensione »
Vecchio nello sguardo e poco comunicativo negli obiettivi che vuole criticare. Un'aria sessantottina decisamente superata.
Bollino rosso per rimanere in tema? Come fa male la verità! Come fa male vedere sullo schermo il cinismo di quelli intellettuali che, tutto sommato, come i ragazzi proiettati nel futuro sono incerti sulla loro stessa funzione. Il film di Maselli questo vuole dirci, sta tutto nell'ultimo quarto d'ora e la fotografia che dà l'immagine alla locandina è un'istantanea del NULLA.
Ho visto Le ombre rosse di Citto Maselli. In sala c'ero io e un altro. I giovani di un centro sociale che si chiama "Cambiare il mondo" incontrano il professor Siniscalchi vecchio, storicizzato intellettuale comunista. Potrebbe nascerne un progetto di enorme impatto, persino di sostanza, ma poi tutto si arena in una palude di chiacchiere, dei giovani e dei vecchi compagni del professore. Il film è evocativo, a cominciare dall'estetica quasi violenta.
Oggi pomeriggio in Sala Grande è stato premiato il regista di Le ombre rosse, Citto Maselli, con il premio Pietro Bianchi dal sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici. La pellicola racconta di un intellettuale di fama mondiale che, colpito dal fermento che anima un centro sociale, ha un'idea rivoluzionaria: che da questi luoghi giovanili così vitali possano svilupparsi delle realtà socialmente e culturalmente innovative. Ma il fermento viene stravolto dalla sinistra.
C'è una sequenza commuovente nel film di Citto Maselli, che commuovente proprio non è. Anzi il film si prefigge di irritare la sinistra, normale e anormale, scatenare discussioni sul suo stato comatoso, fungere da brutale provocazione. Accettiamo la provocazione di Le ombre rosse? Commuovono alcuni primissimi piani - l'equivalente di punti esclamativi inaspettati, quando lo stile è modernista - stampati [...] Vai alla recensione »
Prendiamo Citto Maselli in parola – «Le ombre rosse è un'allegoria, una metafora della sinistra italiana» – e diciamo subito che i personaggi del suo film sono esclusivamente simbolici: dovessimo pensare che sono veri, sarebbe un disastro (e soprattutto dovremmo augurarci di non incontrarne mai nemmeno uno, nessuno escluso). Allora: un grande intellettuale di sinistra (Roberto Herlitzka) accetta un [...] Vai alla recensione »
Non tragga in inganno il titolo: Le ombre rosse di Citto Maselli non sono né epiche né leggendarie. Dissacrante sin dal titolo, in sarcastica e paradossale antitesi con il western di John Ford, il film presentato ieri fuori concorso alla mostra di Venezia, rappresenta uno spiazzante atto d'accusa contro quel che resta della sinistra e delle sue utopie.
Non è un film facile Le ombre rosse di Francesco Maselli. Che torna al Lido anche per prendere il Premio Pietro Bianchi dei giornalisti cinematografici. Oltre che per confermare il suo protagonismo di lottatore sul fronte politico/culturale che vedrà schierate tutte le associazioni, il giorno6 nella sede delle Giornate degli Autori. Dedicato alla memoria di Sandro Curzi (antico compagno di fede e di [...] Vai alla recensione »
Francesco. Maselli nella sua lunga le felice carriera, guidata da forti impegni sociali, ha avuto più d'una volta l'occasione di contestare atteggiamenti e posizioni di uomini della sua stessa sinistra. L'esempio più tipico, nel '70, quel suo film «Lettera aperta a un giornale della sera» in cui la polemica però si esprimeva anche attraverso l'ironia.
L'ispirazione per un film sui centri sociali a Francesco Maselli è venuta mentre stava pranzando al Bolognese, il ristorante romano di piazza del Popolo dove va la gente in vista e la gente che si vuol far vedere. Maselli ha quasi ottant'anni, fa cinema da quando ne aveva diciotto, ha presieduto un po' tutte le associazioni sindacali del settore, ha al suo attivo alcuni film interessanti, è sempre [...] Vai alla recensione »