Il colore dei soldi

Eddie Nelson non pensa più al biliardo preferendo guadagnare vendendo alcolici. Un giorno però vede giocare Vincent Lauria e ne comprende il potenziale. Grazie all'aiuto di Carmen, compagna del ragazzo, cerca di convincerlo che, in certe occasioni, è meglio perdere che vincere. Non sarà facile.

Scorsese accetta una proposta che non nasce da lui e la sviluppa mettendo a confronto una star indiscussa e una in ascesa.

Quando Paul Newman propone a Scorsese di leggere uno script che riporterebbe sullo schermo il personaggio di Eddie Nelson Martin non è troppo convinto. Ciò che soprattutto teme non è tanto il confronto con il film di Robert Rossen (Lo spaccone) quanto piuttosto il rapporto tra la sua generazione e quella di Newman. Letta la sceneggiatura scopre che l'autore del romanzo da cui era stato tratto il film ne ha scritto un altro intitolato "Il colore dei soldi". La storia non lo interessa ma il titolo sì.

Preso a bordo lo scrittore Richard Price si mette al lavoro con Newman il quale vuole cesellare il suo personaggio. Trovare un produttore non è facile fino a quando non entra nel cast Tom Cruise. Ci si vuole rivolgere infatti a un target che comprenda anche i giovani, la maggior parte dei quali non sa nulla de Lo spaccone. Ne esce un film in cui si sviluppa un doppio livello di narrazione.

Da un lato si segue il tentativo, che potremmo definire a suo modo pedagogico da parte di Eddie, finalizzato a convogliare l'energia strabordante di Vincent in un processo di progressiva maturazione. Dall'altro, quasi senza che ci se ne accorga, si assiste al ritrovarsi di un personaggio che aveva messo in sordina la propria passione per il tappeto verde. Cruise, che ha da poco girato Legend e che sta per indossare la divisa del Maverick di Top Gun che gli darà la definitiva consacrazione, impugna la stecca come fosse l'arma di un samurai ed è abilissimo nell'esternare il bisogno di vincere, sapendo di averne le qualità, senza alcun calcolo di cui tenere conto.

Newman è colui che invece vorrebbe che il suo pupillo imparasse a dosare e calcolare ogni singolo tiro al fine di portare a proprio favore il complesso calcolo delle scommesse. Si avverte l'eco di Toro scatenato in questo film dove a Newman spetta il ruolo dell'allenatore all'angolo (che diventa la sedia a bordo tavolo o il bancone del bar dove palpeggiare fintamente Carmen per distrarre Vincent da una vittoria non necessaria) e Cruise quello del pugile. Non ci sono uppercut o sudore in questo film ma lo schiocco secco delle palle che rotolano sul tappeto verde cercando di mandare in buca quelle giuste. Molti anni dopo Tom si troverà davanti un altro tavolo da biliardo (questa volta con il tappeto rosso) in una scena rivelatrice di Eyes Wide Shut quasi che Kubrick, volontariamente o no, si trovasse ad attribuire un valore simbolico all'oggetto legandolo all'attore.

Qui Scorsese compie un lavoro di indagine con la macchina da presa che ruota attorno a diversi ring per poi chiudersi nell'immensa sala del torneo in cui i due possono finalmente ri/trovarsi. Evita il rischio del sequel appropriandosi, grazie anche a Price, della storia. Lo fa a partire dal colore ritornante nel suo cinema: il satanico rosso che fa la sua apparizione sin dalla grafica dei titoli di testa. Oppure ai riferimenti legati al sempre presente influsso del cattolicesimo (la sede della San Vincenzo De Paoli dinanzi alla prima sala da biliardo) o al riferimento alla Bibbia in una battuta di Eddie. Per poi aggiungere la solitudine dell'individuo che si ammanta di cinismo (è solo il denaro ad avere valore) per nascondere il bisogno di un'affermazione di se stessi priva di compromessi.

Se si aggiungono una colonna sonora rock molto presente e un tocco di erotismo (il nudo integrale a distanza di Mary Elizabeth Mastrantonio che con Martin aveva già lavorato in Re per una notte) si può comprendere quanto un autore sia in grado di volgere a favore della propria visione del cinema un progetto che avrebbe potuto rimanere (pur con qualità) al servizio di un grande attore. D'altro canto va sottolineato quanto Newman lavori sul suo personaggio con la consapevolezza da star (e non da divo) della necessità di tenere conto non solo di avere di fronte il regista che si è scelto ma anche l'astro nascente a cui va lasciato il giusto spazio. Che Cruise sa fare proprio esagerando solo quando è necessario. 

Dopo venticinque anni ritroviamo il campione di biliardo Eddie Nelson ( Lo spaccone di Robert Rossen), nemmeno tanto vecchio, che ha abbandonato completamente la stecca. Ma una sera scopre in una sala da gioco un giovane che gli ricorda tanto quand'era giovane. Il ragazzo, Vincent, gira l'America con la sua ragazza, Carmen. Eddie fa un accordo. Gli insegnerà tutti i trucchi del mestiere e si occuperà anche dell'organizzazione degli incontri, guadagnando il 60% degli introiti. Gli insegna anche a perdere pur di attirare gli allocchi. Ne fa un campione, ma Vincent ormai, spinto anche da Carmen, insegue mete ambiziose. Eddie ritorna alla sua vita, ma ormai ha ritrovato se stesso.