Middle of Nowhere

Dorian, figlio adottivo e ribelle di genitori ricchi, viene costretto ad un'educativa esperienza di lavoro estivo e finisce a fare il bagnino nel parco acquatico di un paese di provincia, nel Missouri. Anche Grace, in lotta con una madre irresponsabile, lavora nel medesimo paradiso dello spasso per pagarsi gli studi di medicina. Quando Dorian propone a Grace di dividere con lui i soldi derivanti dalla vendita porta a porta di marjuana, lei supera l'iniziale contrarietà e si lascia convincere dal guadagno facile. Tra i due nasce un'amicizia particolare, che presto si allarga ad includere la sorellina di Grace, Taylor. Condividendo i rispettivi momenti di impasse esistenziale, i tre diventano l'uno l'approdo dell'altro e superano insieme una stagione dell'anno e della vita.
Esperto di "kids" ma lontano anni luce da Larry Clark, John Stockwell filma un incontro tra due ragazzi nell'età in cui ogni incontro fa crescere, nel bene e nel male. Grace sa quello che vuole, Dorian sa quello che non vuole, lei va in macchina e lui a piedi, due percorsi diversi che trovano un punto di scambio. Lei gli darà una lezione di maturità, lui di piccolo grande amore. L'incontro vero e proprio, fugace, sincero e scanzonato, è al centro di una scena breve, all'interno di una lavanderia a gettoni, che è uno dei regali poetici del film, insieme ad un paio di altre inquadrature che vale la pena di ricordare. Attorno, una serie di stilemi ricorrenti del cinema indipendente adolescenziale e, su tutti, la rivelazione dell'inadeguatezza della famiglia di origine e la composizione di un nuovo nucleo familiare fondato sull'amicizia e sulla condivisione del dolore, fissano il tono a metà tra commedia dei sentimenti e dramma dell'esistenza.
In Middle of Nowhere Stockwell conferma un'idea condivisibile di cinema generazionale, per cui del momento di transizione per eccellenza non si può che raccontare l'hic et nunc, filmare il divenire, rispettarne il participio presente. Sfortunatamente, invece di posizionarsi là dove vorrebbe e dovrebbe stare, al centro del nulla, dove tutto è ancora da costruire, si accomoda invece tra i tòpoi del genere, si appoggia a una sceneggiatura piuttosto convenzionale e scende lungo lo scivolo lubrificato dai precedenti natanti senza esibirsi in funny games.
Compensano gli interpreti, tutti al posto giusto: dalla coppia autentica madre-figlia di Susan Sarandon e Eva Amurri ad Anton Yelchin, che ha ancora indosso qualche indumento appartenuto a "Charlie Bartlett", da Justin Chatwin, di cui è meglio non fidarsi, a Willa Holland (Taylor), la cui bellezza "teen Vogue", al contrario, non lascia dubbio alcuno.
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