Shirin

Film 2008 | Drammatico 94 min.

Anno2008
GenereDrammatico
ProduzioneIran
Durata94 minuti
Regia diAbbas Kiarostami
AttoriJuliette Binoche, Mahnaz Afshar, Niki Karimi .
MYmonetro 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Abbas Kiarostami. Un film con Juliette Binoche, Mahnaz Afshar, Niki Karimi. Genere Drammatico - Iran, 2008, durata 94 minuti. - MYmonetro 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 25 giugno 2010

Nel "buio in sala" e nel buio di una sala, centoquattordici attrici iraniane assistono al poema persiano "Khosrow e Shirin", scritto nel XII secolo da Nezami Ganjevi.

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Un saggio teorico sulla natura dello spettatore e sui riti della visione dentro il buio della sala .
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 29 agosto 2008
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 29 agosto 2008

Ad ogni film inteso come testo reale corrisponde un testo sognato dallo spettatore. Di quella visione, della curva delle emozioni e dei battiti che raggiunge il cuore nel momento di massima accelerazione riferisce Shirin, cronaca suggestiva dell'esperienza cinematografica. Nel "buio in sala" e nel buio di una sala, centoquattordici attrici iraniane assistono al poema persiano "Khosrow e Shirin", scritto nel XII secolo da Nezami Ganjevi. Volti autoctoni, interrotti soltanto dal volto francese di Juliette Binoche, interpretano le vicende amorose e dolorose della principessa Shirin, che resteranno nel fuori campo e invisibili allo spettatore.
Kiarostami scende nella grotta del mito platonico con le sue attrici-spettatrici di cui registra i movimenti visibili, le reazioni, le microalterazioni e i ritmi emotivi. La macchina da presa del regista iraniano diventa uno strumento per riprendere l'energia intellettuale e affettiva che si sprigiona in sala. Quello che per la scienza sarebbe un'esperienza indeterminabile e difficilmente accertabile diventa per Kiarostami poeticamente possibile. I volti incorniciati in primo piano sono un deposito di sogni nati nel buio della sala e resi esplorabili dall'autore.
Shirin è un film sul ruolo dello spettatore e sull'importanza del fuori campo. Vicine o lontane allo schermo, incollate alla poltrona o irrequiete sulla poltrona, le spettatrici di Kiarostami sono il principale spettacolo. Lontana dalle sale dei multiplex, che sanno di plastica e pop-corn, la "caverna" messa in scena dal regista iraniano è un luogo sacro in cui chiedere asilo, un abisso in cui gettarsi, l'alcova di un'altra vita. Il film proiettato nel film non esiste se non dentro agli occhi e al calore dei corpi delle sue attrici. L'invisibilità della rappresentazione rappresentata, di cui avvertiamo soltanto il parlato e il sonoro, è la testimonianza eloquente di un mondo nascosto e segreto che preme ai margini dell'inquadratura ma è comunque il visibile il vero centro e senso del film.
Forse il cinema di cui abbiamo più bisogno è quello che si sottrae all'imperativo del (di)mostrare, quello che suggerisce, allude e lascia filtrare la presenza di un altrove. Kiarostami costruisce un film che è anche (e soprattutto) un saggio teorico sulla natura dello spettatore, sul cinema, lo schermo, la sala e i tempi e riti della visione. Dopo aver filmato il lirismo del quotidiano e dopo aver descritto gli aspetti minimi dell'esistere, l'autore iraniano approccia poeticamente la "passione" dello spettatore e il suo incontro con il film, riflettendo sul senso di elevazione e sul soffio vitale prodotto dalle immagini e trasferito ai corpi riuniti in platea.

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STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Valerio Caprara
Il Mattino

Sveglia di buon ora per incontrare uno dei beniamini della critica internazionale, l'iraniano Abbas Kiarostami arruolato stavolta fuori concorso. Secondo il nostro modesto parere (forse influenzato dai fisiologici sbadigli) non ne valeva la pena: «Shirin», in effetti, è uno di quei film che vivono per una sola ragione, quella dello spunto che dovrebbe sottolinearne il nerbo.

Jean-Luc Douin
Le Monde

Voilà un film comme vous n'en n'avez jamais vu. Un film miroir. Un film entièrement situé dans une salle de projection, où la caméra tourne le dos à l'écran. Ce que nous y montre Abbas Kiarostami, ce sont les yeux des 108 femmes qui assistent à cette projection, 108 femmes voilées, des Iraniennes. Le film que regardent ces femmes s'appelle Shirin. Celui qui montre l'impact de Shirin sur le visage de [...] Vai alla recensione »

Cristina Piccino
Il Manifesto

Volti di donne, qualcuna come Niki Karimi ci è più familiare, molte non le riconosciamo, le informazioni sul film dicono però che sono tutte attrici molto importanti in Iran. La sola «straniera» è Juliette Binoche che insieme alle altre (in tutto sono 114) siede in una sala guardando un film di cui noi spettatori non vediamo una sola immagine. Ascoltiamo solo le parole di un poema persiano del dodicesimo [...] Vai alla recensione »

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