Una madre

Maria è la ragazza-madre di una bimba di tre anni, Greta. Di giorno si occupa di lei, di notte si prostituisce per mantenerla. Quando decide di uscire dal giro, sicura di avere estinto il debito con il boss Zardi, si rende presto conto che non solo non è facile, ma può diventare impossibile. Dopo aver rinunciato alla protezione della polizia, troppo rischiosa, Maria tenta di riprendersi da sola i soldi che le servono per fuggire ma finisce in carcere per rapina e ci resta tre anni.
Greta, dapprima affidata ad un istituto, viene ospitata da una famiglia benestante, decisa ad adottarla e a farle dimenticare il passato, mamma compresa. Scontata la pena, però, Maria non è ancora fuori pericolo e nemmeno la sua bambina: Zardi non si è dimenticato di loro. Incapace di starle lontano e preoccupata che possa accaderle qualcosa di male, Maria rapisce la figlia all'uscita da scuola e intraprende una fuga senza soste e quasi senza meta, braccata dalla polizia, dai suoi inseguitori e dal sopraggiungere dell'inverno. Sola contro tutti, strada facendo deve anche riconquistare l'amore di Greta, profondamente ferita da quello che ha interpretato come un abbandono. L'appuntamento con il destino avrà luogo sulla neve delle Alpi.
Miniserie Rai di 200 minuti, nata dalla penna della consolidata coppia Toscano-Margiotta e consegnata alla regia di Massimo Spano, Una madre mette alla prova Violante Placido nel ruolo di protagonista assoluta. Se nella prima parte l'interpretazione fatica a trovare la verosimiglianza, complice una sceneggiatura che presenta un personaggio tutto coccole e sorrisi, che non perde mai la pazienza, al centro del dramma la Placido dà un'ottima prova e più aumenta la pressione più trova la sua misura.
Ci sono altri pregi. Ex scenografo, il regista Spano colleziona locations molto suggestive senza cadere nella trappola della "cartolina". Dal motel delle prostitute alla fabbrica in disuso dove alloggiano i lavoratori stagionali, dal museo cittadino al ristorante, tanto i luoghi del pericolo che quelli del conforto aggiungono apprezzabili sfumature di senso. Altrettanto "in parte" il cast: dallo sbirro buono Decaro al cattivo da fumetto Dionisi (finalmente al suo posto), dal Rizzo preso a prestito dal cinema (di Sorrentino) alle bimbe Clara e Teresa Dossena, che forniscono strabiliante continuità allo stesso personaggio in età diverse. Solo Lo Verso viene parzialmente schiacciato da un ruolo affetto da un romanticismo fuori tempo massimo.
I "ma", pertanto, si concentrano tutti su una scrittura troppo interessata all'"effetto", che mette in scena una sequenza universalmente adatta a strappar le lacrime senza pensare, invece, a cesellare il particolare, a raccontarci cosa rende unica quella relazione madre-figlia e, prima ancora, quella donna rispetto a tutte le altre donne.
