Racconto di Natale

Film 2008 | Drammatico, 150 min.

Regia di Arnaud Desplechin. Un film con Catherine Deneuve, Jean-Paul Roussillon, Mathieu Amalric, Emile Berling, Françoise Bertin. Cast completo Titolo originale: Un conte de Noël. Genere Drammatico, - Francia, 2008, durata 150 minuti. Uscita cinema venerdì 5 dicembre 2008 distribuito da Bim Distribuzione. - MYmonetro 2,82 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 16 dicembre 2016

Abel e Junon Vuillard hanno due figli: Joseph ed Elizabeth. Joseph si ammala e si rende necessario un trapianto di midollo osseo. Non essendo compatibile nessuno della famiglia, i genitori mettono al mondo un altro figlio. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award, In Italia al Box Office Racconto di Natale ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 175 mila euro e 44 mila euro nel primo weekend.

Consigliato sì!
2,82/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA 3,00
PUBBLICO 2,96
CONSIGLIATO SÌ
Un film corale attento al tormento psicologico e ai legami parentali.
Recensione di Giancarlo Zappoli
sabato 17 maggio 2008
Recensione di Giancarlo Zappoli
sabato 17 maggio 2008

Abel e Junon Vuillard avevano due figli: Joseph ed Elizabeth. Joseph si ammalò e si rese necessario un trapianto di midollo osseo. Né i genitori né Elizabeth erano compatibili. Abel e Junon decisero allora di mettere al mondo un altro figlio sperando nella possibilità di una donazione. Ma anche il piccolo Henri non era compatibile e Joseph morì a 7 anni. Con la nascita del quarto figlio, Ivan, progressivamente il lutto per la perdita di Joseph sembrò essere rielaborato.
Anni dopo Elizabeth, scrittrice teatrale di successo aiutò il fratello Henri, sull'orlo della bancarotta, ma a un patto: non avrebbe dovuto mai più presentarsi davanti a lei. Sono trascorsi altri anni e si avvicina il Natale, Junon apprende di essere stata colpita dallo stesso male di Joseph. Va cercato un donatore in famiglia: uno potrebbe essere Paul, il tormentato figlio adolescente di Elizabeth e l'altro proprio Henri che ha fatto la sua ricomparsa (invitato da Paul) insieme alla sua compagna del momento, l'ebrea Faunia. La famiglia si ritrova nella città di origine, Roubaix, ed Henri dovrà decidere se mettersi a disposizione per un trapianto che potrebbe salvare (ma anche uccidere) una madre che non ha mai amato. La lettura della trama iniziale del film può già da sola far comprendere la complessità di una sceneggiatura che, come accaduto in altre occasioni nel cinema più recente, offrirebbe materia per un'intera serie televisiva. Desplechin riesce a tenere sotto controllo la materia ma sembra essere più attratto dalla direzione corale degli attori (come spesso accade quando un film riunisce sotto lo stesso tetto per una ricorrenza personaggi tra loro legati ma al contempo caratterialmente distanti) che dalla lettura di un contesto socio-culturale come avrebbe potuto fare Chabrol. Si fa cioè prendere la mano dalle sottostorie (come quella di Silvia, moglie di Ivan che apprende di essere stata in passato 'lasciata' da Simon all'amico benché l'allora ragazzo e ora uomo ne sia stato e ne sia tuttora innamorato). Il regista continua ad essere attratto dai ruoli parentali e dalle dinamiche che si sviluppano all'interno della famiglia. Lo fa in particolare utilizzando la ormai nota versatilità di Mathieu Amalric (attore che ben conosce) il quale riesce a proporre un'immagine molto sfaccettata del suo Henri. Un figlio nato per salvarne un altro e rivelatosi inadatto alla bisogna porta su di sé il carico di una condanna al non amore materno che non solo subisce ma anche costantemente alimenta. Il film ne mostra il tormentato percorso di autoanalisi e di contrastato tentativo di reinserimento nel nucleo familiare. Lo fa però concendendo molto al gusto del 'coup de theatre' e rinunciando così a uno scavo più in profondità.

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Stefano Lo Verme

In occasione delle feste di Natale, Abel e Junon Vuillard riuniscono tutta la famiglia nella loro casa a Roubaix. La figlia maggiore, Elizabeth, madre di un adolescente problematico, da anni ha troncato ogni rapporto con l'inaffidabile fratello Henri, mentre il terzo fratello, Ivan, è sposato e padre di due bambini. Uno di loro potrebbe salvare la vita a Junon, affetta da una grave forma di leucemia che solo un trapianto di midollo potrebbe guarire... Presentato al Festival di Cannes del 2008 ed accolto con ampio consenso da parte della critica internazionale, Racconto di Natale costituisce una delle opere più ambiziose ed interessanti del regista francese Arnaud Desplechin, già autore dell'apprezzato I re e la regina (2004). In questa pellicola, Desplechin riunisce alcuni dei massimi talenti del cinema d'oltrealpe per dar vita ad un grande gruppo di famiglia in un interno, riunito sotto lo stesso tetto per trascorrere insieme le feste di Natale. Ma l'atmosfera di artificiosa serenità che si respira a casa Vuillard è soltanto la calma che precede la tempesta: le tensioni latenti fra i vari membri della famiglia rischiano di esplodere da un momento all'altro, tanto più che questo Natale, per i Vuillard, c'è ben poco da festeggiare.
Il prologo della storia viene raccontato usando la tecnica delle ombre cinesi: molti anni prima, i coniugi Abel (Jean-Paul Roussillon) e Junon (Catherine Deneuve) avevano perso il loro primogenito, Joseph, a causa di una rara malattia genetica. Il film si apre con l'improvvisa ricomparsa dello stesso morbo che aveva colpito il piccolo Joseph: Junon scopre di avere una grave leucemia, e la sua unica speranza di sopravvivenza consiste nel trovare un donatore compatibile per effettuare un trapianto di midollo. Il soggetto altamente drammatico alla base del film viene trattato però da Desplechin con singolare leggerezza, evitando qualunque traccia di sentimentalismo o di quei toni patetici che ci si potrebbero aspettare da un tipico cancer-movie; la sceneggiatura, firmata dal regista con Emmanuel Bordieu, riesce infatti a filtrare i risvolti tragici della vicenda attraverso un registro incredibilmente ironico, ma che non esclude affatto la partecipazione emotiva dello spettatore. Ne viene fuori un'appassionante saga familiare che è anche una gustosissima commedia corale, con almeno una dozzina di personaggi e diverse sottotrame che si intrecciano l'una all'altra. La maggiore abilità di Desplechin sta proprio nella sua capacità di gestire una materia narrativa tanto variegata e complessa, dedicando la giusta attenzione a ciascuno dei protagonisti ed approfondendo a dovere tutti i subplot; in tal modo, le due ore e mezzo di durata non soltanto risultano indispensabili, ma non appesantiscono minimamente la visione del film.
Racconto di Natale ci presenta dunque un teatro di famiglia orchestrato in maniera magistrale, in cui sentimenti, conflitti e rapporti umani sono messi in scena con uno stile realistico e credibile. I temi principali del film - l'amore, l'odio, il dolore, la morte - vengono incasellati lungo un percorso costruito con intelligenza e humor, senza mai ricorrere a facili stereotipi e sequenze strappalacrime. E così, gli scontri tra genitore e figlio e tra fratello e sorella sono resi per mezzo di dialoghi di scintillante sarcasmo, mentre la riconciliazione finale viene suggerita con delle sottili allusioni, anziché con una classica scena madre. Magnifico il cast, dominato dalla grazia autunnale di una bravissima Catherine Deneuve nei panni della matriarca del clan dei Vuillard; ma fra gli attori bisogna ricordare pure Anne Consigny e Mathieu Amalric, nei ruoli dei due fratelli in guerra fra loro, ed un'incantevole Emmanuelle Devos nella parte di Faunia, l'ospite inattesa che assiste con divertito distacco alla comédie humaine che si sta svolgendo sotto i suoi occhi.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 19 settembre 2009
teo '93

Natale in casa Vuillard. Un girotondo di umanità che trova il suo luogo comune nel dolore e nella rabbia. Basta la trovata iniziale del film a far rabbrividire: solo l’urgenza di un trapianto di midollo osseo a causa di una malattia degenerativa è in grado di riunire una famiglia divisa e schiacciata da egoismi e rancori repressi e mai sopiti. I personaggi del corale mèlo di Arnaud Desplechin sono [...] Vai alla recensione »

lunedì 27 luglio 2009
Linus2k

Amo profondamente il cinema francese che ritengo uno dei più profondi e psicologicamente interessanti... detto questo... "Racconto di Natale" esagera... le vicende di una famiglia complessissima, con un passato tragico e un background complessissimo basterebbero per farne più film... ed invece viene tutto condensato in 2 ore e mezzo di puro melo familiare, con 3 generazioni a confronto e con rancori [...] Vai alla recensione »

venerdì 14 maggio 2010
Francesco2

Non ho visto, perché non ho avuto MAI l'occasione, "I re e la regina" di Despléchin:questo film ,quanto a distribuzione italiana, è stato più fortunato.Qualcuno maliziosamente potrebbe scrivere che è avvenuto perché il nostro si è convertito al cinema per signore.Non è detto si sbagli del tutto, ma viene da porsi maggiori domande riguardo il concetto di autore, tantopiù in relazione all'idea di" [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Una famiglia nella tempesta. Un autore bislacco e malnoto da noi, Arnaud Desplechin, che parte da uno studio psicanalitico sui trapianti di midollo tra consanguinei per farne una commedia piena di personaggi svitati e adorabili. Il prologo, tragico, è affidato alle ombre cinesi: nascita e morte prematura del primogenito per leucemia. Il resto gira intorno al risorgere del morbo nella Deneuve, matriarca [...] Vai alla recensione »

Davide Turrini
Liberazione

Questo natale va passato a Roubaix, in casa Vuillard. Angosce, rancori, premure si incrociano e accavallano sinuosamente tra le pieghe del carsico Racconto di Natale a firma Arnaud Desplechin. Pretesto narrativo più vecchio del mondo: la famiglia unita per il pranzo della vigilia. Il tradizionale abete è seminascosto, i regali sono impachettati e poco importanti perchè per i Vuillard conta l'esserci [...] Vai alla recensione »

Roberto Silvestri
Il Manifesto

Arnaud Desplechin è un narratore radicale che sovraccarica le sue configurazioni spaziali e temporali di segni espliciti, legami segreti e angoscianti vuoti. Attraverso questa tecnica idraulica di pittura vivente richiama dentro lo schermo voci e immagini dal fuori campo (dalla memoria dei personaggi al semiconscio della ricezione) per svuotare, riempire o contestare le sue forme.

Paolo D'Agostini
La Repubblica

Titolo ironicamente dickensiano per una "favola cattiva", che declina la foto di famiglia come la parodia di un mito. La matriarca si chiama Junon (una Catherine Deneuve valorizzata in tutta la sua geniale freddezza) e regna su una famiglia d' intellettuali di Roubaix riunita, a Natale, intorno all' albero-totem. Un tempo esisteva un principe, Joseph, condannato da una rara malattia genetica; un altro [...] Vai alla recensione »

Kenneth Turan
The Los Angeles Times

Nothing can sound more familiar, or more banal, than the subject of " A Christmas Tale," yet nothing could be more energizing, more captivating, more pure pleasure on screen than the passionate, evocative experience that has resulted. It is Christmas weekend in the French provincial town of Roubaix, and three generations of a family are gathering under one roof to, yes, celebrate the holiday and endure [...] Vai alla recensione »

Dennis Lim
The New York Times

“A CHRISTMAS TALE,” the new feature by the French director Arnaud Desplechin, is haunted by the ghosts of holiday movies past — and not just the ones you’d expect. From Mr. Desplechin’s breakthrough romantic roundelay, “My Sex Life, or How I Got Into an Argument” (1996), to the overstuffed tragicomedy “Kings and Queen” (2004), his restless, raw-nerved movies are a testament to his wide-ranging cinephilic [...] Vai alla recensione »

A. O. Scott
The New York Times

Late in “A Christmas Tale” Abel Vuillard (Jean-Paul Roussillon), the mirthful, patient patriarch in Arnaud Desplechin's noisy, cloying and altogether marvelous new film, reads aloud from the opening pages of Nietzsche's “On the Genealogy of Morals.” His audience is his oldest child, Élizabeth (Anne Consigny), who has been complaining about the inexplicable sadness that perpetually afflicts her.

Emanuela Martini
Film TV

… All'altro lato dello spettro, due film all'apparenza più concilianti. Uno è Leonera dell'argentino Pablo Trapero, storia di carcerate incinte e dei loro bambini che crescono fino ai quattro anni dietro le sbarre della «gabbia dei leoni», narrata dal regista (noto in Italia per Mondo grua> con il suo tipico piglio popolaresco, ai confini del melodramma, ma mai paternalistico.

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Due famiglie nella tempesta, due film diversi in tutto ma ugualmente ambiziosi, riusciti, importanti. Il più curioso è il francese Arnaud Desplechin, talento bislacco e poco noto in Italia, che adatta uno studio psicanalitico sulle conseguenze dei trapianti di midollo fra consanguinei facendone una sorta di commedia svitata, anzi una commedia piena di personaggi svitati e adorabili (o detestabili, [...] Vai alla recensione »

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Le silhouettes raccontano in tre minuti la storia della famiglia che si riunirà sotto l'albero natalizio. I genitori avevano un figlio maschio e una figlia femmina. Il maschio si ammalò di leucemia. Serviva un trapianto di midollo, la sorellina non era compatibile. Fu concepito dunque un altro figlio, neanche lui compatibile. Il figlio malato muore a sette anni, un altro bambino nasce qualche tempo [...] Vai alla recensione »

Peter Travers
Rolling Stone

Holiday films in the hands of Hollywood make me puke. Mom is usually expiring from something terminal while the family dresses the Christmas tree with brave smiles. This French knockout, tough-minded and all the more affecting for it, turned my head around. It hits hard — even the laughs are killers. I should say that Mom (Catherine Deneuve, still an actress and beauty to die for) is slipping away [...] Vai alla recensione »

Jean-Luc Douin
Le Monde

En veine de boutade, Arnaud Desplechin a dit un jour qu'il avait tourné La Vie des morts pour dire du mal de sa famille, La Sentinelle pour dire du mal de son pays, Comment je me suis disputé... (ma vie sexuelle) pour dire du mal de ses anciennes petites amies. Dans Un conte de Noël (sortie en salles mercredi 21 mai), le cinéaste dit du mal de lui-même.

Fulvia Caprara
Il Mattino

Sul primo titolo francese in concorso aleggiava la maledizione del sigillo cinefilo... una copertina del magazine «Cahiers du Chiéma». Anche non volendo farsi condizionare dalle tante poltrone vuote che si potevano scorgere al termine della proiezione, «Un conte de Noel» si è rivelato un tipico prodotto da festival, un melodramma disinvoltamente ispirato a Bergman, la versione per immagini di una terapia [...] Vai alla recensione »

Stenio Solinas
Il Giornale

La famiglia come istituzione a volte ha bisogno di una minaccia esterna, la perdita di uno dei suoi membri, una malattia, per funzionare internamente... Racconto di Natale ci mostra, nel quadro corale di una famiglia borghese in una Francia provinciale sempre più di moda sugli schermi, la paradossale forza positiva degli affetti negativi quando a muoverla è il sentimento doloroso della perdita, la [...] Vai alla recensione »

Valerio Caprara
Il Mattino

All'ultimo festival di Cannes fu accolto in ginocchio: per noi «Racconto di Natale» di Arnaud Desplechin esibisce, invece, le classiche stimmate del cinema d'autore d'oltralpe. Un ritratto di famiglia durissimo e sconsolante, ma privo dell'avvolgente sensualità di uno Chabrol; un melodramma d'alta ingegneria narrativa, ma depurato di ogni romanticismo in favore di una dolciastra cupezza; recitazioni [...] Vai alla recensione »

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CELEBRITIES
mercoledì 3 dicembre 2008
Stefano Cocci

Il momento del bilancio Lo sciovinismo francese sopravvaluta sempre i prodotti di casa a scapito da quanto arriva dal di fuori dei confini della patria. Uno degli effetti, è stato il culto della personalità di una attrice, bellissima e brava ma che [...]

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