Titolo originale | Shagay, sovet! |
Anno | 1926 |
Genere | Documentario |
Produzione | URSS |
Durata | 65 minuti |
Regia di | Dziga Vertov |
MYmonetro |
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Questa "sinfonia del lavoro creatore" è un quadro dell'URSS alla fine del periodo della ricostruzione. Ha inizio con una specie di "discorso filmico", per metà poema lirico e per metà allocuzione politica, sul tema delle distruzioni causate dalla guerra civile e di quello che s'è fatto dopo. Le didascalie non sono qui espedienti esplicativi, ma un elemento cinematografico indispensabile alle sequenze. Vi sono integrate coi loro stessi caratteri tipografici, come lo erano le parole alle immagini d'un fotomontaggio futurista, come negli alfabeti e nei sillabari illustrati che servono per insegnare a leggere. Ogni oggetto o soggetto diventa così una specie d'ideogramma o geroglifico con un significato altrettanto preciso quanto le figure che in un dizionario illustrano il significato d'una parola. L'intero film è composto e ritmato come un poema di Maiakowski. Questi "duemila metri nel paese dei bolscevichi" (altro titolo del film) esplorano soprattutto Mosca, dove si tiene dinanzi al Mos-Soviet (il Municipio della città) un comizio in cui gli altoparlanti parlano dinanzi a un certo numero di taxi (allora rarissimi nell'URSS) in un'esaltazione futurista e lirica della macchina.
Da Dizionario dei film, Firenze, Sansoni, 1968