End Game

L'agente dei Servizi segreti Alex Thomas è incaricato della protezione del Presidente degli Stati Uniti che sta per completare il suo secondo mandato. Durante una visita ufficiale un uomo spara dalla folla, ferisce a una mano Thomas e poi la pallottola prosegue il suo percorso colpendo a morte il Presidente. L'attentatore viene subito ucciso e la tesi dell'unico cecchino prevale. Mentre Thomas viene messo in ferie e si tormenta per non essere riuscito ad evitare l'omicidio, una giornalista, Kate Crawford, decide di indagare. Ad ogni scoperta che fanno seguito delle uccisioni.
Alla sua prima prova come regista Andy Cheng (che è stato stunt man per Jackie Chan ma che qui non sembra portato ad eccedere sul versante delle scene di azione) dimostra di sapersela cavare con il sottogenere 'assassinio di un presidente degli Stati Uniti'. La sceneggiatura gli consente di mescolare a sufficienza le carte fornendo allo spettatore una pista che gli faccia esclamare "lo avevo detto!" (soprattutto avendo consapevolezza di come vengono assegnati certi ruoli in modo stereotipo) per poi sorprenderlo nuovamente. I momenti di tensione non mancano, gli inseguimenti neppure, una possibile questione di feeling neanche e Cuba Gooding Jr. (ormai un routinière di questo tipo di film) sa come destreggiarsi nel ruolo del 'good guy' con qualche senso di colpa e, anche, qualche segreto da non svelare.
Potrebbe fare di più (e in passatolo ha fatto) invece sembra essersi rinchiuso in questa sorta di ghetto semidorato che sicuramente gli garantisce dei discreti budget e, in più, gli fa incontrare un Burt Reynolds un po' incartapecorito nei panni di un generale in pensione che non ha mollato la presa. 