Anno | 2008 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Paolo Sorrentino |
Attori | Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Giorgio Colangeli Piera Degli Esposti, Alberto Cracco, Lorenzo Gioielli, Paolo Graziosi, Gianfelice Imparato, Massimo Popolizio, Aldo Ralli, Giovanni Vettorazzo, Cristina Serafini, Achille Brugnini, Victor Goubanov, Bob Marchese, Fanny Ardant. |
Uscita | mercoledì 28 maggio 2008 |
Tag | Da vedere 2008 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,41 su 22 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 16 maggio 2014
La storia d'Italia attraverso la vita e la carriera di un uomo: Giulio Andreotti. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 9 candidature e vinto 4 Nastri d'Argento, 15 candidature e vinto 6 David di Donatello, In Italia al Box Office Il divo ha incassato 4,6 milioni di euro .
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C'è un uomo che soffre di terribili emicranie e arriva anche a contornarsi il volto con l'agopuntura pur di lenire il dolore. È la prima immagine (grottesca) di Giulio Andreotti ne Il divo.
Siamo negli Anni Ottanta e quest'uomo freddo e distaccato, apparentemente privo di qualsiasi reazione emotiva, è a capo di una potente corrente della Democrazia Cristiana ed è pronto per l'ennesima presidenza del Consiglio. L'uccisione di Aldo Moro pesa però su di lui come un macigno impossibile da rimuovere. Passerà attraverso morti misteriose (Pecorelli, Calvi, Sindona, Ambrosoli) in cui lo si riterrà a vario titolo coinvolto, supererà senza esserne scalfito Tangentopoli per finire sotto processo per collusione con la mafia. Processo dal quale verrà assolto.
Paolo Sorrentino torna a fare cinema direttamente politico in Italia (Il caimano essendo un'abile commistione di politico e privato). Compie una scelta difficile pur decidendo di colpire un obiettivo facile: Andreotti. L'uomo di Stato che è stato definito di volta in volta, la Sfinge, il Gobbo, La Volpe, il Papa nero, Belzebù e, giustappunto, il Divo Giulio si prestava sicuramente a divenire simbolo di una riflessione sui mali del nostro Paese. La scelta era comunque difficile perchè Sorrentino aveva alle sue spalle almeno tre nomi ai quali ispirarsi e dai quali stilisticamente distinguersi in questa sua riscoperta del cinema impegnato: Francesco Rosi, Elio Petri, Giuseppe Ferrara. Il primo con il suo rigore nella denuncia, il secondo con una visionarietà graffiante, il terzo con il suo cronachismo drammaturgicamente efficace.
Sorrentino riesce nell'operazione. Dichiara, consapevolmente o meno, i propri debiti nei confronti degli autori citati nella fase iniziale del film che innerva però sin da subito con una cifra di grottesco che diventa la sua personale lettura del personaggio e di coloro che lo hanno circondato e sostenuto. Proprio grazie a questa scelta stilistica può permettersi, nell'ultima parte del film, di proporci le fasi processuali per l'accusa di mafia grazie a una visione in cui surreale e reale finiscono con il coincidere.
L'Andreotti di Sorrentino è un uomo che ha consacrato tutto se stesso al Potere. Un politico che ha saputo vincere anche quando perdeva. Un essere umano profondamente solo che ha trovato nella moglie l'unica persona che ha creduto di poterlo conoscere. La sequenza in cui i due siedono mano nella mano davanti al televisore in cui Renato Zero canta "I migliori anni della nostra vita" entra di diritto nella storia del cinema italiano. È la sintesi perfetta (ancor più degli incubi ritornanti con le parole come pietre scritte a lui e su di lui da Aldo Moro dalla prigione delle BR) di una vita consacrata sull'altare sbagliato.
Una vita in cui, come afferma lo stesso Andreotti (interpretato da un Servillo capace di cancellare qualsiasi remota ipotesi di imitazione per dedicarsi invece a uno scavo dell'interiorità del personaggio), è inimmaginabile per chiunque la quantità di Male che bisogna accettare per ottenere il Bene.
That's Life? Forse non necessariamente.
Nel 1989 Giulio Andreotti, esponente di punta della Democrazia Cristiana, viene incaricato di formare un nuovo governo, ricoprendo per la settima volta la carica di Presidente del Consiglio. Tre anni più tardi, al termine della legislatura, Andreotti rassegna le sue dimissioni, con l'aspirazione ad essere eletto Presidente della Repubblica; nel frattempo, però, la politica italiana viene travolta dallo scandalo di Tangentopoli.
Paolo Sorrentino, regista dell'apprezzato Le conseguenze dell'amore, firma e dirige Il divo, pellicola accolta con consensi entusiastici al Festival di Cannes 2008. Protagonista assoluto del film ovviamente è lui, il divo Giulio, vale a dire il senatore a vita Giulio Andreotti, classe 1919, personaggio di primissimo piano della politica italiana per oltre mezzo secolo, interpretato sul grande schermo da un magistrale Toni Servillo, a dir poco perfetto nella sua mimetica aderenza al modello originale. Statista abilissimo, individuo dalla personalità distaccata ed impenetrabile, definito di volta in volta il Gobbo, il Papa Nero, Belzebù (insieme a molti altri soprannomi), nel corso degli anni Andreotti è arrivato ad essere identificato, nell'immaginario collettivo, come la massima incarnazione del Potere, oltre che il simbolo di un sistema politico che è stato spazzato via all'inizio degli anni '90 con lo scandalo di Tangentopoli. E nel film di Sorrentino, la parabola discendente del divo Giulio diventa appunto un'inquietante metafora della storia recente del nostro paese.
Ne Il divo, il regista napoletano ripercorre gli ultimi anni della carriera di Andreotti: dal 1989, con la nascita del suo settimo governo, ai due processi di Palermo e di Perugia, con il rinvio a giudizio per il reato di associazione mafiosa e per l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli; in mezzo ci sono le morti di Calvi, Lima, Sindona, Ambrosoli, Falcone e del generale Dalla Chiesa e la mancata elezione di Andreotti al Quirinale, fino a Tangentopoli ed al definitivo tramonto della Democrazia Cristiana. La narrazione mescola con disinvoltura pubblico e privato, fatti storici e parentesi quasi surreali, ma senza mai sciogliere quell'aurea di enigma che contraddistingue da sempre la figura di Andreotti. L'immagine offerta allo spettatore è quella di un uomo solo al vertice, che di fronte alle provocazioni e alle difficoltà non perde mai il controllo, ma si limita a sfoderare la sua consueta, graffiante ironia. La macchina da presa lo segue durante le sue passeggiate notturne a Via del Corso, accompagnato dalla scorta, ed in chiesa, fin dentro al confessionale; ce lo mostra mentre si aggira nervosamente fra i corridoi della propria casa, oppure seduto nell'oscurità, tormentato dalle solite emicranie e dai ricordi (o piuttosto i rimorsi) del rapimento di Aldo Moro.
Attraverso uno stile originale che si affida spesso alla cifra del grottesco, Sorrentino riesce a regalarci un ritratto inedito di uno dei più importanti politici italiani; il merito, però, va spartito in egual misura con un superlativo Servillo, bravissimo nell'esprimere, con una recitazione misurata e sottotono, il senso di ambiguità del suo protagonista. Un'ambiguità che viene resa anche tramite l'atmosfera buia ed opprimente delle stanze del potere, dove vediamo il divo circondato dai suoi più stretti seguaci: tutti i membri della corrente "andreottiana" della DC (il film indica con precisione nomi e cognomi), insieme con coloro che si rivolgono a lui per chiedere ed ottenere favori. A fare da ideale contrappunto ai vari "uomini di stato" sono i personaggi femminili: la moglie Livia (Anna Bonaiuto), la sua fedele segretaria Vincenza (Piera Degli Esposti) ed una nobildonna francese (Fanny Ardant, non accreditata). Da antologia la parte finale della pellicola: un'autentica "discesa nelle tenebre" che raggiunge il suo climax nel memorabile monologo pronunciato da Andreotti / Servillo, quasi come un disperato tentativo di mettere a tacere i fantasmi della propria coscienza: "La nostra inconfessabile contraddizione: perpetuare il male per garantire il bene. Tutti a pensare che la verità sia una cosa giusta, e invece è la fine del mondo; e noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta. Abbiamo un mandato, noi; un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa. E lo so anch'io".
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Il film cerca di ricostruire le Mosse politiche e private di Giulio Andreotti a partire dalla formazione del suo ultimo governo e andando a ritroso nel tempo. Molto efficace la costruzione del film da parte di Sorrentino che si è trovato ad affrontare non poche difficoltà. Intanto cercare di ricostruire numerosi fatti all'interno della ragionevole durata che deve avere un film e [...] Vai alla recensione »
Il divo è sicuramente un film importante, ma soprattutto necessario. Un film che serve ad un paese che fatica a continuare a porsi domande su una certa storia d'Italia e che preferisce il giustificazionismo più assurdo o il qualunquismo più ignorante ad una seria opera di ricostruzione della verità. Naturalmente questa non è la pretesa del film, ma sicuramente [...] Vai alla recensione »
La messinscena è buona, ma manca sostanza, si gira intorno al personaggio, un Andreotti caricaturale (troppo rigido Servillo), e si blatera troppo. Molto bravi gli attori di contorno (specialmente Bosetti) e robusto l'impianto generale. Troppo difficile il tema per il giovane Sorrentino che è comunque fra i pochi registi italiani di oggi a cavarsela, esprimendo con sicurezza [...] Vai alla recensione »
Tutto ed il contrario di tutto si può dire Andreotti,ma nessuno può permettersi di mettere in dubbio che è stata una delle figure politiche più carismatiche della storia italiana. Pensando un attimo a quello che passa il Governo oggi,in tutti i sensi,quasi quasi mi metto a piangere. Dunque condivido a pieno la scelta di avergli dedicato una pellicola.
Operazione ambiziosa e coraggiosa quella di fare un film su uno degli uomini più chiacchierati d'Italia, e “chiacchierato” è riduttivo per l'oscura e potente figura di Giulio Andreotti. Il film si incarica di riportare i misfatti di Andreotti nella sua lunghissima carriera politica, della quale tutti sanno, ma che non bastano a fargli scontare la giusta pena.
Sorrentino esprime nel suo cinema una duplice sensazione, doppiamente efficace: sa essere visionario ed immaginifico restando comunque vigorosamente aggrappato alla realtà sociale del nostro paese. E’ l’unico, insieme al pur diversissimo Virzì, che riesce a raccontare l’Italia attraverso un cinema dall’input e dal background autoriale, narrativamente e formalmente [...] Vai alla recensione »
Un film così legato alla realtà politica nostrana e ai bizantinismi connessi parrebbe impossibile da comprendere all’estero, ma ‘Il divo’ è stato ben accolto quasi ovunque, tanto che il regista ha vinto il Premio della Giuria a Cannes: il che vuol dire che il suo lavoro e quello dei suoi collaboratori ha saputo andare al dilà delle contingenze imponendosi [...] Vai alla recensione »
"Molti pensano che De Gasperi e Andreotti andassero tutti e due in chiesa per lo stesso motivo, ma non è così: De Gasperi parlava con Dio, Andreotti con il prete"..."I preti votano". Ritratto del "divo" Andreotti, in un momento di svolta della storia della politica italiana, prima dell'inizio del processo di Palermo.
Misurarsi con la storia recente della Repubblica e con personaggi politici di spicco, come fu il Moro di Ferrara o di Bellocchio, o come qui con Giulio Andreotti, è impresa ardua e rischiosa. Tanto più se si punta ad un’identificazione tra uomo e personaggio, nei termini volutamente esasperati che quest’opera persegue.
Eppure questo film mi era sfuggito da mano....e dopo 10 anni sono riuscito a ritrovarlo spinto dalla curiosità di vedere un'altra opera di Paolo Sorrentino. Ma ad esser onesto, ricorderei anche la bravura inconfutabile di Tony Servillo in grado di interpretare personaggi non semplici e di un certo calibro e spessore come Giulio Andreotti.
me l’ero perso nel 2008. non è alla politica, alla storia di questo paese che mi fa pensare, non immediatamente. senza mediazioni mi colpisce sorrentìno sapiente nella fotografia, nelle sottolineature musicali, gli stacchi traumatici, e frasi storiche talmente solenni da sfiorare una specie di onanismo cinematografico. e più scorrono i fotogrammi, le allegorie, gli [...] Vai alla recensione »
La vita di uno dei personaggi (insieme a Cossiga) che ha dominato la politica, l'economia e le relazioni internazionali negli ultimi 50 anni di storia italiana. Il film di Sorrentino si concentra in un momento preciso della vita di Andreotti: tra l'inizio del suo settimo mandato ed il periodo tangentopoli. voto personale: 10 Non dilungandomi sugli aspetti legati alla trama ed il [...] Vai alla recensione »
Un passaggio della vita di Giulio Andreotti (Servillo), sette volte presidente del consiglio e oltre venti ministro, ambientato nei primi anni novanta nel periodo di tangentopoli, racconta il declino della carriera andreottiana, prima speranzoso di diventare Presidente della Repubblica, e poi rassegnato al fatto di essere stato “distrutto dalla vita”.
Di sicuro nel divo c'e' un protagonista ed e' un sontuoso Servillo, la cui interpretazione di Andreotti e' magistrale. Il regista Sorrentino ci racconta la figura di Andreotti con ironia sfiorando il grottesco ma lo fa con inteligenza, perche' nella fotografia, degli anni su cui si incentrano le vicende c'e' poco da ridere,l'immagine e' buia, seria, piena [...] Vai alla recensione »
Un film fatto di eccessi, che vive di eccessi per raccontare la straordinaria vita dell'uomo politico italiano più importante dal dopoguerra ad oggi. Con questo film Sorrentino entra di diritto tra l'elite dei registi. Il film riesce in un difficile impegno, senza mai trascinarsi nella faziosità o nell'autocelebrazione del Divo.
Un film politico di grande livello espressivo che richiama quelli di Elio Petri (i vari "Todo modo"..."indagine"..La proprietà non è più un furto") che si colloca tra le ultime ma poche opere cinematografiche italiane di alto livello. Certo la scelta di Andreotti come personaggio del film è un pò come sparare sulla croce rossa...o gli si addebitano tutte le malefatte dello stato negli ultmi 50 anni [...] Vai alla recensione »
Non vi è nulla da dire sulle eccezionali capacità tecniche di Sorrentino, il film scorre con eleganza e ritmo. Un abilissimo narratore. Il peccato è che egli non abbia nulla da dire che vada oltre la vulgata comunista e post-comunista su Andreotti. Quasi lo si volesse capro espiatorio della debacle di un progetto politico, quello di sinistra, che, non avendo mai vinto politicamente, è costretto a dare [...] Vai alla recensione »
Sono incappato nel più brutto film visto da molti anni a questa parte, “Il divo”. Una lunga passerella pseudopolitica per quegli attenti lettori di quotidiani che da un titolo sanno risalire a dei fatti che qui non vengono raccontati ma solo brevemente illustrati da lambiccate inquadrature pletoriche e pretenziosamente “artistiche”. Fra tanti volti di politici siglati da apposite didascalie, degni [...] Vai alla recensione »
Ritmo elevato e meno tecnica, per questo 4° film del regista campano. Lo dichiara lui stesso, dicendo che questo era un film in cui la storia si è messa al servizio della regia.Quindi meno movimenti di macchina, meno scenari bellissimi, e più storia, più fatti. Mentre Le conseguenze dell'amore è un film in cui non succede niente, qui succede di tutto.
Caro Paolo,il mio applauso va a te,come va a tutti coloro che riescono a far luce su questioni che si vogliono (i politici vogliono..) sepolte. Andreotti ha detto «Nella mia vita mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia.» Non sbaglia a parlare,è stato spesso accusato del più e del meno,c'è però da chiedersi se davvero non ha commesso alcun reato risultando quindi l'uomo più osteggiato [...] Vai alla recensione »
Capisco che impressionare una pellicola da 140 minuti con tutta la vita di Andreotti sia una missione impossibile. Complimenti per il coraggio di averci provato, ma devo dire che il film non è convincente. Uno straniero che non conosce bene la storia italiana recente farebbe molta fatica a seguire l'intreccio della trama del film. A chi invece già conosce la storia i film non aggiunge [...] Vai alla recensione »
Ogni tanto inserisco il dvd e me ne guardo un po' . Ed ogni volta scopro qualcosa di nuovo. Alcune scene sono da storia del cinema e alcuni attori hanno raggiunto ,in questo film, l'acme della loro bravura. Forse esagero ma per questo film solo complimenti.
La spettacolare vita di Giulio Andreotti, leader indiscusso dell'omonima corrente democristiana, senza dubbio l'uomo politico piu' importante del panorama italiano. Un film surreale, fantastico e grottesco che fa pensare. Chi e' Andreotti? Rimane l'ambiguita' , la sfuggevolezza del personaggio... Necessita' del male per il bene? Male e bene devono sussitere entrambi? Scene, fotografia, ambientazioni [...] Vai alla recensione »
Un grande, nel bene e nel male, magistralmente interpretatoda un Toni Servillo superlativo, incredibilmente somigliante all'originale. Anche il film appare ben fatto, ricco di dettagli, magari un pizzico romanzato, ma credo sia inevitabile in film del genere. A me è piaciuto, ricostruisce ma non svela, ne ha la pretesa ne la presunzione di indagare.
Ottimo film attuale e storico contemporaneamente come il soggetto protagonista! il regista non è una sorpresa e con l'attore principale ha un feeling particolare! Consigliato... guardatevelo, magari ai non italiani non dice molto... tuttavia è un buon film!
Ho visto e rivisto questo film che trovo semplicemente straordinario, ancora una volta Toni Servillo giganteggia in questa pellicola, che è contemporaneamente politica, satirica, di costume, di attualità, storica, di denuncia. E' difficile commentare questo cinema che, al di là della passione civile, è soprattutto di grande suggestione. I dialoghi sono brillantissimi, la recitazione di Buccirosso [...] Vai alla recensione »
Parto da un presupposto molto semplice: se qualcuno vuole conoscere a fondo la vita politica di Giulio Andreotti e le vicende dello stato Italiano dagli anni di piombo in avanti ha solo da aprire un libro di storia. Se invece si vuole gustare un film avvincente, condito da una superba interpretazione di Servillo, beh, "Il Divo" fa al caso vostro. Per certi versi si può paragonare questo film al romanzo [...] Vai alla recensione »
Il film su una delle figure piú importanti e potenti della storia italiana di sempre. Non commento la persona Andreotti, che mi ha sempre intrigato e confuso, ma reputo questo un film indispensabile per i giovani e per la storia della nostra nazione. A livello tecnico é magistrale, il cast recita in maniera strepitosa e nulla manca per gridare al capolavoro.
Non siamo a fellini nè a vittorio de sica,ma dopo decenni a cinepanettoni,film erotici e pellicole patetiche,il cinema italiano più che battere un colpo da una piccola scintilla nel buio del nostro cinema.Sorrentino è uno dei migliori registi italiani sulla piazza insieme a moretti e salvatores,basta vedere "this must be the place"che l'italia presenterà agli oscar,che filmone non era??e insieme ad [...] Vai alla recensione »
Oramai quando si parla della coppia Sorrentino-Servillo purtroppo si perde qualsivoglia obiettività. 1 candidatura all'Oscar, 15 al David di Donatello vincendone 6... La parte più bella e avvolgente della pellicola è l'inizio, con la serie di omicidi eccellenti seguita dalla passeggiata solitaria e quasi a passo di danza - sotto le note di un inestimabile Fauré - del Divo.
Per me rimane il miglior film di Sorrentino. Attraverso la figura del mitico Andreotti si racconta la storia della politica italiana di molti,molti anni. Il modo in cui lo si fa è fresco e a tratti geniale. La pellicola va veloce ed ogni battuta ha un suo perché. Gli eventi narrati sono molteplici, forse troppi ed alcuni non vengono sviscerati completamente, tuttavia in pieno stile [...] Vai alla recensione »
Sorrentino grande, musiche e riprese da oscar, personaggi descritti al limite del noir per un gran film
Il film è un autentico capolavoro. Superiore senza dubbio alcuno alla tanto decantata "La Grande Bellezza". Vorrei soffermarmi però su quelle che - se non erro - sono due imprecisioni: 1) Andreotti non venne assolto, bensì prescritto; 2) tra i premi parlate di "nomination agli oscar". Non mi pare proprio. Mi sembra che venne mandato agli oscar come rappresentante italiano il sicuramente inferiore "Gomorra" [...] Vai alla recensione »
"Gli occhi tuoi pieni, puliti e incantati non sapevano, non sanno e non sapranno, non hanno idea, delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del paese" credo che la storia di andreotti, quella dell'italia e del mondo politico abbia a che fare con queste parole come folle e logica verità in qualche modo razionale, il film di sorrentino [...] Vai alla recensione »
Dalla solitudine di un uomo ancora una volta nasce la trama della pellicola di Sorrentino. Questa volta però non è un protagonista anonimo, ma il richiamo è esplicito ad uno dei personaggi più problematizzati della storia della repubblica e il regista non manca, nonostante il richiamo ad un personaggio reale, di rendere il film ricco del suo mondo con inquadrature, location [...] Vai alla recensione »
Vita di Giulio Andreotti, il più controverso e misterioso personaggio della politica italiana del dopoguerra. Il film narra la sua vita ad inizio anni '90, quando il Divo Giulio fu chiamato a coprire il suo settimo incarico da Presidente del Consiglio, ma anche a rispondere dei capi d'accusa che lo imputavano come vicino alla Mafia in quel di Sicilia.
Una specie di storia assurda che narra vicissitudini abbastanza deprecabili di influenze diramanti e condizionanti nonchè il mondo della politica per le quali ci se ne accorge difficilmente e per le quali non abbassare la guardia sembra di rito. Specie in un momento e possono essere anni in cui sembrano non avere il voto del cittadino, nonostante il non avere il voto del cittadino e non [...] Vai alla recensione »
Film autoriale ma popolare, lento ma veloce, recitato benissimo da tutti. Un applauso
Ogni tanto non vado a vedere alcuni film per motivi che non capisco, non razionali ed il dico è uno di questi, salvo poi rivedermeli magari con calma dopo un po' di tempo. Questo film di Sorrentinomi ha profondamente deluso perchè non si puo' sprecare cosi' il talento. Un film così falsamente grottesco non lo vedevo da anni, cosi' ipocrita, così pervaso da quella cultura del sospetto e dei forcaioli [...] Vai alla recensione »
Evito di entrare in un contesto politico e storico poiche' come affermava un epistologo positivista (alla stregua di Martin Heidegger)del 900: " la storia si controlla a distanza". E in tutta franchezza,quest'ultima, e una teoria o congettura, che mi lascia alquanto perplesso.
Un personaggio cosi' ermetico come Andreotti con un aspetto sia caratteriale nonche' comportamentale sarebbe quasi, dico quasi, difficile per tutti impersonarlo e interpretarlo; del resto non dimentichiamo, che tanto e'piu' facile incarnarsi in un personaggio del passato tanto perche' non lo si conosce direttamnte, tanto quanto qualunque regista si puo' permettere il lusso di variare a piacere, sia [...] Vai alla recensione »
Evito di entrare in un contesto politico e storico poiche' come affermava un epistologo positivista (alla stregua di Martin Heidegger)del 900: " la storia si controlla a distanza". E in tutta franchezza sono teorie, o congetture, che mi lasciano alquanto perplesso.
Tralasciando l'aspetto politico, e, molto probabilmente quello registico, ma sull'ultimo punto ho qualche dubbio;ho visto un Servillo in dificolta' a intercalarsi nel personaggio, tanto da sospettare che l'aspetto caretteriale e comportamentale del politico in questione, talvolta e' molto piu' che problematico e enigmatico di quello che apparentamente sembra essere.
Bravissimo Paolo Sorrentino e Toni Servillo; un film da vedere ma non all'altezza di Gomorra, vera rivoluzione del cinema italiano del 2008
Dopo mesi di pigrizia cinematografica torno a vedere un film di un certo spessore. Merito dei miei compagni cinefili della Scuola e di Paolo Sorrentino che con questo film ha sbancato Cannes. Ma soprattutto è riuscito a far saltare il leggendario self-control nientepopòdimenoche a Giulio Andreotti. Il Grande Gobbo. Il cinema Anteo di Milano è un delizioso spazio dove le sale [...] Vai alla recensione »
Personalmente l'ho trovato mal recitato da tutti, confuso e senza spessore artistico. Ho visto un po' tutti i film di Sorrentino ed a me non piace per niente. Se a Cannes hanno premiato questi due film compreso Gomorra...mi immagino gli altri. Poi basta di fare arte (si fa per dire) sempre sulla solita mafia, camorra, malapolitica!! L'Italia è anche cose molto diverse, grande storia, grande arte, grande [...] Vai alla recensione »
Il film sta fatto molto bene: ciò che descrive viene realizzato alla perfezione ma, sicuramente, tutta la storia, basata correttamente sulla realtà dei fatti presenta aspetti poco realistici e inadatti ai personaggi: per non fare esempi, molte scene si basano su concetti poco coerenti alla figura del protagonista. Nonostante ciò la suddetta pellicola può comadamente essere considerata descrittiva e [...] Vai alla recensione »
Decolla rapidissimo il film, adrenalinico come un'opera rock nerissima, apocalittica versione all'italiana di The Wall. La prima immagine è la testa di Andreotti trafitta dagli spilli dell'agopuntura all'alba, l'ora del lupo, mentre la sua voce sussurrata fuori campo recita il De Profundis per tutti quelli logorati dal potere che non c'è: «È andata sempre così.
Il Divo ha il terrore di fare il divo. Sarà forse anche per questo che poi si finisce a mangiare polpette sul bancone di una vecchia salumeria del centro di Napoli - a qualche anno luce dalla Croisette - dove nessuno riconosce Toni Servillo, l'attore italiano del momento, secondo molti il migliore. Le parole che teme di più da un'intervista (successo, star, icona eccetera) le esorcizza pronunciandole [...] Vai alla recensione »
Deve essersi nutrito a lungo di presunzione e coraggio, Paolo Sorrentino, per poter pensare di mettree su schermo un affresco come quello del Divo . Del resto, niente di sbalorditivo: che fosse coraggioso e presuntuoso questo giovane regista napoletano lo aveva già dimostrato nella sua breve filmografia, iniziata alta con L'uomo in più (2001) e andata lentamente degradando con il più ostico Le conseguenze [...] Vai alla recensione »
Quando sullo schermo appare La Sfinge, ovvero Belzebù, La Volpe, Il Gobbo, La Salamandra, Il Papa Nero, Il Divo Giulio e insomma Andreotti, si capisce subito che non staccheremo più gli occhi. Non importa che non sia quello vero, ma ci sono le sue grandi orecchie, le labbra sottili, i capelli fissati con la brillantina, affinché restino sempre ordinati, perché mai lui è stato disordinato nella vita, [...] Vai alla recensione »
Non prendetela per una diagnosi di decadenza ma per una semplice constatazione comportamentale: sono sempre di meno le donne - e gli uomini - che quando odono di gusto rovesciano la testa all'indietro, occhi spalancati al cielo, come in certi film del muto Fanny Ardant appartiene a questa residua tribù. t anche una delle ultime rappresentanti di un antico e nobile flusso «migratorio»: quello degli [...] Vai alla recensione »
Deforme, innaturale, paradossale, tale da suscitare insieme riso e indignazione: questo è il significato di grottesco, aggettivo più d'una volta usato a sproposito. E infatti vi ricorrono come a un passepartout certe pessime commedie all'italiana che tanto piacciono, e non solo al pubblico. Si tratta di castigar costumi o di criticar potenti? Ecco pronto il grottesco, ma in una versione impoverita. [...] Vai alla recensione »
Soddisfazione per il doppio riconoscimento al cinema italiano dal festival di Cannes. La fotografia che ritrae insieme Matteo Garrone e Paolo Sorrentino resterà nella memoria. Ognuno ha la sua spiccata personalità ma lanciano insieme un messaggio di novità: con loro il cinema italiano recupera una credibilità che aveva perso e che ha pazientemente ricostruita.
Quanta grandezza rivela il Divo, Giulio Andreotti, nel film di Paolo Sorrentino in gara a Cannes. Il fascino del «male all'italiana» ripreso nella sua parabola discendente, quella del leader della Dc, sette volte presidente del consiglio, chiamato con i più variopinti soprannomi. «Belzebù» si staglia nell'ombra dei corridoi di Palazzo Chigi con il corpo irrigidito e curvo di Toni Servillo, bravissimo [...] Vai alla recensione »
Se i giurati del sessantunesimo Festival di Cannes non si accorgeranno de Il divo, gli faremo arrivare a casa, tanto per stare in tema, qualche avvertimento mafioso. Paolo Sorrentino la fila per la selezione ufficiale l'aveva già saltata da tempo (in concorso nel 2004 con Le conseguenze dell'amore e di nuovo nel 2006 con L'amico di famiglia , ma mancava ancora il guizzo, lo slancio, oltre il registro [...] Vai alla recensione »
Grandi risate all'inizio, attenzione concentrata, intenso applauso finale. Il divo di Paolo Sorrentino passa l'esame della stampa internazionale. Non era facile, per ciò che racconta e per le immagini che usa, forti e talvolta grottesche. Andreotti con la faccia irta di aghi contro l'emicrania che sembra uscito dal film dell'orrore Hellraiser. Cirino Pomicino neoministro che prende la rincorsa e si [...] Vai alla recensione »
Che pacchia avere per le mani un personaggio «spettacolare» come Giulio Andreotti. Il Divo. Ottantanove anni, senatore a vita (anzi a morte degli altri). Un campionario di soprannomi: la Sfinge, il Gobbo, la Volpe, il Papa nero, Belzebù. E un itinerario politico che segna la storia d'Italia dal dopoguerra a oggi, anche se il film se lo prende in consegna dal 1992 a pochi anni fa.
Strano effetto Dada vedere i misteri italiani ridotti alle dimensioni di un post-it. In sala montaggio, i foglietti pendono dalla bacheca come panni stesi in ordinata sequenza. Su uno c'è scritto Pecorelli. Su quello accanto Ambrosoli. Poi Dalla Chiesa, Calvi, Sindona, Lima, Falcone quindi - flash-back - Moro. Trent'anni di tenebre repubblicane ti sfrecciano in testa come una clip.
Del «grande burattinaio» hanno congetturato in molti, tra le firme maggiori e minori del nostro cinema. Secondo Paolo Sorrentino non c'è dubbio alcuno, Nosferatu è stato il manovratore (neanche tanto occulto) della storia d'Italia della Prima Repubblica. Uno strano e complesso film, in effetti, quello che il regista napoletano presenta oggi in concorso e che è stato applaudito ieri sera al termine [...] Vai alla recensione »
Arrivano i mostri. Quelli con cui si (e ci) delizia il cinema di Paolo Sorrentino. Corpi sgraziati che ospitano menti febbrili nel subire le conseguenze dell'amore per donne e/o troni. Dopo il viscido usuraio melenso de "L'amico di famiglia", ecco Belzebù Andreotti: curriculum e phisique du role perfetti. L'uno guardava compiaciuto i rettili in tv, l'altro si infila tartarughesco – gracile, acuto, [...] Vai alla recensione »
I migliori anni della nostra vita. Berlusconi, Bossi e Fini (e non solo) rischiano davvero di rendere poco grottesca questa definizione sul regno andreottiano nell'Italietta del dopoguerra. Renato Zero entra nella storia del cinema e lo deve a quel genio di Paolo Sorrentino. I due profeti del nuovo cineapolitan power (Garrone è romano, ma il capolavoro Gomorra è partenopeo, nel bene e nel male) sono [...] Vai alla recensione »
“I don’t believe in chance, I believe in the will of God.” That credo, spoken in a dry, dispassionate voice, drops more than once from the mouth of Giulio Andreotti (Toni Servillo), the scandal-ridden seven-time Italian prime minister, in Paolo Sorrentino’s flamboyant biographical fantasy, “Il Divo.” A label once applied to Julius Caesar, Il Divo is only one of several popular nicknames for Mr.
Per mia colpa, per mia grandissima colpa confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato. Sguardo in macchina, Andreotti rivela nella scena chiave del film di Sorrentino quanto si debba amare Dio per essere in grado di capire e perpetrare il Male per ottenere il Bene. Toni Servillo vola alto, al di là di ogni Actor's Studio: con il solo vibrare della sua voce.
Curiale e in apparenza invertebrato, specie negli anni della decadenza, il potere democristiano è durato mezzo secolo, durante il quale l'Italia, che aveva perso la guerra, vinceva la pace. Dettaglio non trascurabile. È infatti dall'alto di una democrazia matura, tale anche grazie alla Dc, che Il Divo di Paolo Sorrentino compendia l'ultimo decennio dc nella figura di Giulio Andreotti (Toni Servillo), [...] Vai alla recensione »
Piacerebbe a Repubblica se davvero Cannes fosse sotto choc per "Il divo" (l'applauso è stato tiepido, niente a che vedere con lo scroscio alla fine del "Che" di Steven Soderbergh, se non altro per grazia ricevuta delle quattro ore trascorse). Vorrebbe dire che Giuseppe D'Avanzo ha un futuro come consulente alla sceneggiatura. La scena che tra tutte abbiamo preferito vede Eugenio Scalfari di fronte [...] Vai alla recensione »