Anno | 2007 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Fabrizio Bentivoglio |
Attori | Antimo Merolillo, Ernesto Mahieux, Lina Sastri, Roberto De Francesco, Luigi Montini, Flavio Bonacci Ugo Fangareggi, Peppe Servillo, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Toni Servillo, Chiara Pazzaglia, Daria D'Antonio (I). |
Uscita | venerdì 30 novembre 2007 |
Distribuzione | Medusa |
MYmonetro | 3,02 su 13 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 1 luglio 2020
Anni '70. Faustino tenta in ogni modo di affermarsi nel campo musicale, ma all'orizzonte ci sono soltanto fischi e insuccessi. Fino al giorno in cui l'impresario Raffaele Niro gli darà una possibilità... Il film ha ottenuto 5 candidature a David di Donatello, In Italia al Box Office Lascia perdere, Johnny! ha incassato 427 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Caserta, seconda metà degli anni '70. Il maestro d'orchestra - nonché bidello - Domenico Falasco, è autore di una singolare teoria che confida con sapienza a uno dei suoi giovani più promettenti, il diciottenne Faustino, in attesa di un contratto di lavoro per evitare la chiamata di leva. Più che teoria, in realtà, si tratta di un bizzarro consiglio: far valere il proprio talento e accettare solo "serate" nei luoghi di mare, perché è là che vanno davvero i bravi musicisti. Il giovane Faustino, però, continua a essere il tuttofare di Raffaele Niro, un impresario poco affidabile che un giorno torna nella sua Caserta con un ingaggio davvero straordinario: il famoso maestro Augusto Riverberi, eccezionale pianista ed ex amante di Ornella Vanoni, arriverà in città per esibirsi con la sua "piccola orchestra" di trenta elementi. Per il giovane talento, orfano di padre, è il momento di far sul serio.
Occhiate malinconiche, sguardi musicali e passione, ma anche povertà e disagio di chi non ha fatto il "boom", nel racconto di un'epoca (in)felice come tante, dove la solitudine non rappresentava ancora la merce di scambio dello sciacallaggio televisivo. Parte così l'esordio alla regia di Fabrizio Bentivoglio, uno che nella vita ha fatto di tutto e che, con questo Lascia perdere, Johnny, debutta con forza nel panorama cinematografico italiano. Storia di un'ordinaria ricerca di successo, dei sogni inseguiti e raggiunti nello sfondo di un sud povero ma dignitoso, dove si respira ancora l'aria genuina di un passato lontanissimo. Difficile definirne i confini. Gradevole e divertente, malinconico e stralunato, si avvale del miglior cast possibile: i fratelli Servillo, Valerio Golino, Ernesto Mahieux e, per la prima volta sullo schermo, un giovane e bravo Antimo Merolillo.
Impeccabile la regia (davvero interessante per essere un "esordiente") e la fotografia, ancora una volta passata per le mani sapienti di Luca Bigazzi. Ritmo e ironia si fondono insieme a una colonna sonora sussurrata con rispetto e discrezione. Forse - a voler esser critici - qualche pastrocchio in sceneggiatura poteva essere evitato asciugando un po' la pellicola, rendendo meno frettolosa l'ultima parte e puntando di più sulla forza dei personaggi: una galleria di facce degna del nostro cinema migliore. In fondo, se è vero che non si è mai perduti abbastanza finché si ha una storia da raccontare, è altrettanto vero che, a raccontarne troppe, si rischia di lasciar dei vuoti che neanche la più fervida immaginazione riesce a colmare.
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Film di una delicatezza artistica straordinaria. Faustino è un ragazzino di Caserta che ha come migliore amica una chitarra. Questo strumento rappresenta la sua unica chance di colorare la grigia quotidianità che lo circonda ed attraverso la quale spera di strappare un contratto a Niro (una specie di polipo, molto raro in realtà, che pare avare le mani ovunque) che gli consenta di evitare il servizio [...] Vai alla recensione »
Nostalgico ,certo con grandi attori ,onirico a tratti irreale ,rarefatto in atmosfere felliniane(scusate se bestemmio) ma ,sinceramente,poteva essere fatto meglio,un po mi ha annoiato ,e il finale .....nebbioso 2 stelle e mezzo per me
Caserta, 1976. Faustino Ciaramella (Antimo Merolillo) ha diciotto anni e se non trova un lavoro alla fine dell'anno dovrà partire per il servizio militare. Per ora suona la chitarra nell'orchestra locale, ma il destino gli fa incontrare l'impresario Raffaele Niro (Ernesto Mahieux), che ha in serbo per lui la possibilità di lavorare, in estate, con il maestro Riverberi (Fabrizio Bentivoglio), che è già al lavoro con Gerry Como (Peppe Servillo) nella "Piccola Orchestra di Augusto Riverberi".
Faustino, adolescente casertano del '74, capelli sulle spalle e incongrui doposci pelosi ai piedi, taciturno e osservatore. Ha solo la mamma (Lina Sastri), vuole fare il chitarrista e strimpella nell'arrangiata orchestrina del maestro Falasco che è un bidello ubriacone. C'è pure un manager (Ernesto Mahieux), che ripete sempre "the show must come on".
Una chitarra e vai. Per Faustino la musica è tutto: nella Caserta di metà anni 70 sbarca il lunario esibendosi nelle feste di paese, insieme a un gruppo di suonatori rabbrecciato alla bell'e meglio. Un cantante, un direttore (chiamato rispettosamente e un po' pomposamente "maestro"), addirittura due o tre elementi che fanno finta di suonare, tanto per impressionare lo spettabile pubblico.
Ci sono film in cui accade di tutto. Ci sono film in cui quel tutto è un niente, intorno al quale s'annida un mondo di pensieri, sogni, parole non dette e solitudini. Il primo film da regista di Fabrizio Bentivoglio (ma il vero esordio risale al "corto d'autore", Tipota) è una novella confidenziale di matrice musicale. Leggera come un soffio e toccante come il passaggio a un accordo in Re minore.
Ha ragione Bentivoglio: nonostante il film sembri tutto vero — chi ha vissuto da ragazzo gli Anni ‘70 può capire il protagonista e i suoi sogni — quello che conta è la storia, diversa finalmente da tante pellicole italiane troppo spesso auto-referenziati. Una storia che alterna realismo e fantasia, quotidianità e polvere di stelle con affetto e un pizzico di sana autoironia.
Come un pegno d'amore che si rinnova, Fabrizio Bentivoglio (lui, veneto cresciuto a Milano) torna su quei luoghi del Casertano che segnarono le sue prime esperienze musicali. Opera d'esordio, Lascia perdere, Johnny!, è una bella storia, qua e là un po' acerba, ma tutta cuore, trasporto e nostalgia, che l'attore ha coltivato per anni, da quando girò un'intervista in superotto con Fausto Mesolella, [...] Vai alla recensione »
Caserta, 1976. Il giovane Faustino si arrangia, vorrebbe fare il musicista, ma per saltare il militare ha bisogno di un contratto vero. Quello che gli promette l’impresario Niro, molto gasato perché da Milano sta arrivando il grande direttore d’orchestra Augusto Riverberi, a tutti noto per la storia d’amore con Ornella Vanoni. Con quest’acqua e questo vento, si suona comunque e ovunque, poi il maestro [...] Vai alla recensione »
A parte alcuni picchi di estrema cattiveria interpretativa (il professor Sperone de La scuola , su tutti) Fabrizio Bentivoglio, da attore, ha sempre lavorato su personaggi malinconici e disillusi, se non veri e propri looser di provincia (italiana). Il suo esordio alla regia con Lascia perdere, Johnny! sembra timidamente ricollocarsi su questa scia descrittiva di disperazione borderline venata di echi [...] Vai alla recensione »
Avevamo lasciato Fabrizio Bentivoglio mesi fa, tra il festival di Torino di Moretti e un uscita in sala che risale a novembre 2007. Con piacere e stupore a luglio 2008 lo ritroviamo, già piccolo cult, a "occupare" ancora un pugno di sale (soprattutto romane). Quest'esordio alla regia non smette di stupire e divertire: sorta di (auto)biopic di una generazione di fenomeni, passa per la vita e i racconti [...] Vai alla recensione »
«Lascia perdere, Johnny!» è un film sotto il segno degli Avion Travel. Per il suo esordio da regista nel lungometraggio Fabrizio Bentivoglio ha attinto ai racconti della band casertana sugli inizi difficili in una terra difficile, metabolizzando una lunga storia d'amicizia e collaborazioni artistiche. E, per raccontare l'iniziazione sentimentale e musicale di un giovane chitarrista nell'Italia degli [...] Vai alla recensione »
Ci sono film che traspongono sanamente in immagini la personalità del proprio autore. Lascia perdere, Johnny!, che esce in sala oggi, rispecchia lo spirito e il carattere non di uno, ma di due artefici: Fabrizio Bentivoglio, al suo esordio come regista di lungometraggi, e Domenico Procacci, patron della Fandango, la factory del cinema italiano contemporaneo.
Fabrizio Bentivoglio, al suo primo film dietro la macchina da presa, scrive da sempre canzoni. Che, arrangiate dagli Avion Travel, ha inciso e portato in tournée. Tentato da una nuova vita? «Macché. Dilettante e orgoglioso di esserlo» All'origine del film ci sono i racconti degli Avion Travel. Un campionario di aneddoti che, negli anni, il gruppo casertano ha tramandato agli amici, Fabrizio Bentivoglio [...] Vai alla recensione »
Lascia perdere, Johnny è un racconto malinconico, tipico della recitazione di Fabrizio Bentivoglio. Racconta del giovanissimo Faustino (Antimo Merolillo), chitarrista casertano al seguito di musicisti locali, pittoreschi, velleitari ed inevitabilmente simpatici. L'arrivo del maestro Riverberi (Bentivoglio) sembra dare la scossa all'ambiente, crea nuove opportunità e Faustino comincia a farsi valere. [...] Vai alla recensione »