Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Francia |
Durata | 170 minuti |
Regia di | Mario Martone |
Attori | Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Edoardo Natoli Luigi Pisani, Andrea Renzi, Renato Carpentieri, Guido Caprino, Ivan Franek, Stefano Cassetti, Franco Ravera, Michele Riondino, Roberto De Francesco, Toni Servillo, Luca Barbareschi, Fiona Shaw, Luca Zingaretti, Alfonso Santagata, Peppino Mazzotta, Giovanni Calcagno, Vincenzo Pirrotta, Anna Bonaiuto, Rocco Capraro, Vito Facciolla, Francis Pardeilhan, Romuald Andrzej Klos, Pino Calabrese, Leslie Csuth, Enzo Salomone, Edoardo Winspeare. |
Uscita | venerdì 12 novembre 2010 |
Tag | Da vedere 2010 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,19 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 21 giugno 2016
Le tappe del processo che ha portato all'Unità d'Italia ripercorse attraverso le vicende di tre ragazzi meridionali affiliati alla Giovine Italia. Ha vinto un premio ai Nastri d'Argento, Il film ha ottenuto 13 candidature e vinto 7 David di Donatello, In Italia al Box Office Noi credevamo ha incassato 1,5 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Tre ragazzi del sud (Domenico, Angelo e Salvatore) reagiscono alla pesante repressione borbonica dei moti del 1828 che ha coinvolto le loro famiglie affiliandosi alla Giovane Italia. Attraverso quattro episodi che li vedono a vario titolo coinvolti vengono ripercorse alcune vicende del processo che ha portato all'Unità d'Italia. A partire dall'arrivo nel circolo di Cristina Belgioioso a Parigi e al fallimento del tentativo di uccidere Carlo Alberto nonché all'insuccesso dei moti savoiardi del 1834. Questi eventi porteranno i tre a dividersi. Angelo e Domenico, di origine nobiliare, sceglieranno un percorso diverso da quello di Salvatore, popolano che verrà addirittura accusato da Angelo (ormai votato all'azione violenta ed esemplare) di essere un traditore della causa. Sarà con lo sguardo di Domenico che osserveremo gli esiti di quel processo storico che chiamiamo Risorgimento.
Assistendo al lungo film di Martone che ha l'andamento classico di quelli che un tempo si chiamavano sceneggiati televisivi (senza che in questa annotazione ci sia alcunché di riduttivo) si ha la sensazione di un deja vu. Perché il cinema italiano non scopre certo con Noi credevamo i lati oscuri e le contraddizioni del Risorgimento. Chi ricorda opere come Allonsanfan, Quanto è bello lu murire acciso o Bronte sa che in materia ci si è già espressi con opere di assoluto vigore. E' però vero che l'occasione del centocinquantenario dell'Unità d'Italia e il revisionismo storico dominante (che vede il Risorgimento come una sciagura per il Nord) quasi impongono una rivisitazione del tema che Martone mette in scena con accuratezza filologica (anche se restano misteriose alcune strutture in cemento armato) e con un'attenzione iconografica da sussidiario degli anni Sessanta (con un Mazzini già vecchio nel 1830 quando aveva venticinque anni). L'idea di seguire le vicende (in parte storiche e in parte frutto di immaginazione) dei tre protagonisti che accompagnano lo spettatore nella non semplice articolazione delle posizioni che vedevano contrapposti i fautori dell'unità può senz'altro essere efficace se distribuita televisivamente in due serate.
Lo è meno se si pensa a un'opera della durata di tre ore e mezza circa. Perché si finisce con il disperdersi nella pur acuta e documentata ricostruzione. Resta comunque viva, oltre alla consapevolezza di trovarsi dinanzi a un'opera non di occasione e sicuramente non celebrativa, la sensazione di una coazione a ripetere della politica italiana.
Oltre alla divisione in due fronti (all'epoca repubblicani e monarchici con tanto di trasmigrazioni da un fronte all'altro) emerge con assoluta chiarezza la quasi genetica incapacità a fare fronte comune, la spinta inarrestabile a dividersi a diffidare gli uni degli altri all'interno dello stesso schieramento. La lettura con uno sguardo che ha origine al sud ribalta poi le tesi leghiste senza essere nostalgica della dominazione borbonica ma non nascondendosi le problematiche lasciate irrisolte da una fase storica di cui il popolo, come spesso accade, ha finito con l'essere più spettatore o oggetto che non protagonista in grado di decidere del proprio futuro. Il Parlamento vuoto in cui un determinato e non conciliante Crispi pronuncia il suo discorso marca simbolicamente la morte di un'utopia.
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Una ricostruzione coraggiosa con qualche trasposizione illuminante, come l'inusitata presenza dei piloni di cemento armato di una costruzione abusiva che sovrasta improvvisamente la scena (in Calabria), dove i patrioti si illudevano d fare l'Italia. Oppure la rappresentazione di un Mazzini già vecchio, quando aveva soltanto 25 anni ed era certamente mal consigliato da quel Crispi, [...] Vai alla recensione »
L'argomento viene affrrontato con serietà e con precisione tuttavia troppo lunghi i dialoghi, troppe parole rispetto alle immagini. La narrazione non è lineare , alle volte elittica e quindi di non facile comprensione. Presuppone già nello spettatore una non superficiale conoscenza degli eventi. Apprezzabile la sottolineatura di analogie con la situazione politica odierna che induce tuttavia un senso [...] Vai alla recensione »
Martone s’immerge in un trentennio dell’‘800 italiano,il più convulso e problematico,fonte di innumerevoli analisi, controversie,agiografie e revisioni, il tempo del “Qui si fa l’Italia o si muore”,e si chiede quale Italia sia stata fatta. E’ infatti evidente che riprendere oggi un simile argomento non può essere frutto di esclusivo interesse documentario per una ricostruzione storica,la prospettiva [...] Vai alla recensione »
Noi credevamo “ è un film potente e anche coraggioso, nonostante una forma algida e poco “ melodrammatica “, ma dobbiamo anche dire che se c’è una colpa questa è nella sceneggiatura. Perché un ‘ operazione culturale ‘ del genere, in un’epoca di questo genere, richiederebbe un’attenzione maggiore, anche maniacale: Visconti si serviva di scrittori come Suso Cecchi d'Amico, Pasquale Festa Campanile, Enrico [...] Vai alla recensione »
Il film tenta di dare qualche informazione diversa da quelle solitamente propinate nei film che hanno per oggetto la storia italiana, nella parte 4 si accenna di volata all'industrializzazione del sud, cancellata violentemente dalla conquista piemontese... per il resto è da apprezzare, di questi tempi, la rappresentazione non agiografica dei vari mazzini, crispi e compagnia bella, e la rappresentazione [...] Vai alla recensione »
Il film è piuttosto lungo, forse troppo vista anche la tortuosità della sceneggiatura. Ho faticato a seguire le trame degli eventi storici in un film come questo dove molto (forse troppo) è stato caricato sui dialoghi. D’accordo che è la nostra storia ma il cinema è più vicino alla letteratura che ad un saggio. Voglio dire che va benissimo fare un film storico ma il cinema ha regole diverse da un libro [...] Vai alla recensione »
Esiste, forse, la convinzione che più per le lunghe si porti un'opera, tanto più essa apparirà importante e preziosa? Forse perché questo film doveva nascere come un'opera televisiva. E poi la si è convertita, con risultati a mio giudizio modesti e con conseguenze non succedanee su un prolungamento eccessivo della durata (tagli corposi avrebbero giovato.
Il disorientamento che lo spettatore prova di fronte all'ultimo lavoro di Mario Martone non è data solo dalla lunghezza della pellicola: sono infiniti infatti i casi di film estremamente lunghi capaci comunque di tenere incollato il pubblico anche per più di tre ore. Per quel che riguarda solo ed esclusivamente la struttura ad episodi mi viene in mente il classico Rocco e i suoi fratelli, [...] Vai alla recensione »
Il Risorgimento in formato minimalista. Poche scene esterne e prevalenza di scene di interni con altrettanto pochi personaggi che si scambiano propositi, idee, progetti, ambizioni, delusioni. Per tre quarti il film è statico e comunque paragonabile al palcoscenico di un teatro. Solo dialoghi e primi piani. La sceneggiatura sembra, lo ripeto, adatta a un lavoro teatrale più che a un film.
Recentemente mi è capitato di vedere il primo film kolossal (sì, proprio così) italiano “La presa di Roma – 20 settembre 1870” di F. Alberini, girato nel 1905, quindi agli albori del cinema. L’opera, divisa in 7 quadri, di cui ne rimangono solo 4, durava circa 15 minuti e fu più volte proiettata lo stesso giorno della ricorrenza in Piazza Porta Pia [...] Vai alla recensione »
Dopo aver visto il film "Noi credevamo" che (tralicci elettrici e pilastri in cemento armato a parte, ma, forse, sono stati messi lì apposta, per suscitare inutili critiche o sottolineare in modo molto elegante il vantaggio che il sud di allora aveva rispetto al nord), ha comunque il grande merito di aver iniziato a trattare, e con che coraggio, temi così scottanti, che - non dimenichiamolo - riguardano [...] Vai alla recensione »
"Chiunque può prevedere il futuro; è il passato che non si conosce". La frase del film di Alexander Sokurov "Arca russa" sembra adattarsi perfettamente al lungometraggio di Martone,che sceglie di confrontarsi con il lato oscuro e taciuto del nostro Risorgimento. Il regista concentra l'attenzione sulle violenze imposte al Sud, sulle motivazioni tutt'altro che [...] Vai alla recensione »
Noi Credevamo è la storia (s) di tre ragazzi del sud, divisa in quattro capitoli, sullo sfondo del Risorgimento, usata come pretesto per raccontare la Storia (S). Domenico, Angelo e Salvatore si affiliano alla Giovane Italia e cominciano, ognuno a proprio modo, a combattere per l'unità d'Italia. I loro (tragici) destini li porteranno lontani, a vivere varie situazioni [...] Vai alla recensione »
Poco da eccepire, le tre ore passano in modo gradevole, anche se una delle sequenze poteva essere tranquillamente eliminata. Nessuna sorpresa, il film narra come già nel titolo la disillusione dei patrioti fondatori, il loro disperdersi fra mille disquisizioni, chi monarchico, chi repubblicano e via dicendo. Il limite del film è quello di voler narrare solo e soltanto la disillusione. [...] Vai alla recensione »
Un film potente, non facile da seguire all'inizio perché é un poco eccesiva la recitazione in dialetto e , per di più, sottovoce. Si gusta al meglio se si ha una certa cultura storica. Per la prima volta ho visto dare il giusto rilievo all'aspetto geopolitico, che é trattato molto bene nelle scene che si svolgono a Parigi, Londra e Ginevra.
Un film importante, non valorizzato. è vero che tre ore di dialoghi sono una sfida, soprattutto se si vuol tentare di coinvolgere una vasta fetta di pubblico, ma pare che questo "Noi Credevamo" sia vissuto più sulle bocche dei critici che su quelle degli spettatori. è questo è un peccato. Spalmato su un vasto periodo storico, forse all'inizio non molto chiaro, [...] Vai alla recensione »
Martone ha colpito nel segno. Con questo magnifico film, ottimamente sceneggiato e recitato, si è introdotto magistralmente nel filone revisionista del nostro risorgimento e lo fa in maniera acuta ed equilibrata, rivolgendosi ad un pubblico finalmente maturo e pronto a rivisitare criticamente la storia imparata sui libri di scuola. Non si lascia influenzare dalle tendenze filo leghiste di rimettere [...] Vai alla recensione »
NOI CREDEVAMO (IT/FR, 2010) diretto da QUENTIN TARANTINO. Interpretato da LUIGI LO CASCIO, VALERIO BINASCO, FRANCESCA INAUDI, RENATO CARPENTIERI, TONI SERVILLO, LUCA BARBARESCHI, LUCA ZINGARETTI, GUIDO CAPRINO, ANNA BONAIUTO, ANDREA BOSCA, EDOARDO NATOLI, LUIGI PISANI, FIONA SHAW, ANDREA RENZI, STEFANO CASSETTI, FRANCO RAVERA, MICHELE RIONDINO, ROBERTO DE FRANCESCO, ALFONSO SANTAGATA, PEPPINO MAZZOTTA [...] Vai alla recensione »
Un film che guarda alle violenze e ai moti insurrezionali del Risorgimento ma che finisce per ricucire alcune fette laceranti dell’immaginario nazionale più recente; restituendo ex post l’esperienza (gli ormoni e gli afflati giovanili, i dolori, la temperie autodistruttiva) degli anni di piombo, dal punto di vista dei terroristi rossi.
Mediante la divisione in quattro possenti blocchi narrativi, il regista Mario Martone racconta le pieghe meno rivelate della nostra storia: la clandestinità, le cospirazioni, la prigionia, il tutto con un taglio narrativo che abbraccia trent’anni di storia patria, dal 1828 al 1862. Raccontato attraverso gli occhi di tre giovani militanti cilentani, lo sguardo di Martone viaggia nei risvolti [...] Vai alla recensione »
In occasione del festeggiamento per i 150 anni dell’Unità d’Italia, Mario Martone propone un film di grande intensità in cui ripercorre il percorso del risorgimento attraverso la storia di tre ragazzi del Sud, Domenico, Angelo e Salvatore. Sono storie diverse, origini diverse e percorsi diversi per raccontare il mezzo secolo che ha gradualmente portato all’Unità [...] Vai alla recensione »
Le tappe più importanti del nostro Risorgimento e dell'unificazione d'Italia ripercorse dalla vita e dal sacrificio di tre giovani meridionali (del cilento) affiliati alla 'Giovane Italia' di G.Mazzini. Martone dirige con mestiere uno sceneggiato cinematografico che si inserisce appieno (tanto nella forma che nella sostanza) nella nostra migliore tradizione televisiva [...] Vai alla recensione »
Affresco generazionale dal sapore epico. La storia del Risorgimento dal 1828 all’unità d’Italia e oltre, fino al governo Crispi di fine secolo. Il tutto attraverso gli occhi e le vicende di tre ragazzi che nel sud borbonico dopo i moti del 1828 si affiliano alla Giovine Italia. Li vediamo così crescere tra Italia e Francia, passioni e tradimenti, intrighi politici e passionali. [...] Vai alla recensione »
È un film che mi ha fatto commuovere attimo dopo attimo perchè riprende, in modo magistrale, il sempiterno tema meridionale tratto da “Il gattopardo” di G. Tomasi di Lampedusa, visto da chi lo ha vissuto in prima persona. Il film sviluppa la vita di tre giovani che credono, seppur tra reciproci sospetti, di cambiare il mondo in cui vivono, aspirando all’eliminazione [...] Vai alla recensione »
Mai titolo fu più azzeccato. ‘Noi credevamo’ non è un film sul Risorgimento, è un film su una grande illusione. E sulla sua conseguente, cocente delusione. Per questo, la storia narrata potrebbe adattarsi ad ogni epoca. Anche ad oggi. Pensavo di veder rappresentate eroiche battaglie e di vedere incarnati sul grande schermo i personaggi che hanno fatto la nostra storia, [...] Vai alla recensione »
Alla fine è una ricostruzione convenzionale, sta in superficie, tranne qualche "ardire". Bella l'ambientazione e abbastanza sicura la regia. Rimane la certezza che la realtà fosse stata ben diversa (una borghesia più o meno determinata, una straregia savoiarda più o meno coraggiosa e tanti fatti esterni a favore dell'operazione unificatrice: una forzatura, [...] Vai alla recensione »
Rivedendo questo film ieri,30 dicembre,faticavo a credere.Sala stracolma,pubblico attentissimo,nessun cedimento di attenzione(alla faccia dei dialoghi certo non brevi,che pare abbiano pesato su spettatori forse un po' improvvisati).Mi limito a sintetizzare gli spunti di giudizio e riflessione di questo splendido film,che colloco solo dietro al "Gattopardo" viscontiano del 60/61.
Finalmente qualcuno si è preso la briga di dar voce a quanto di più sottaciuto ma implicitamente noto si celi nel risorgimento italiano. Non mi trovo nella sede adatta per un escursus storico-politico delle vicende, del resto basta seguire l'attenta ricostruzione di Martone ed abbinarla alle nozioni di base di storia patria acquisite a scuola per non lasciare nulla di inspiegato. Vai alla recensione »
Meglio una martellata sulle palle con svenimento. Non merita i 5 euro del biglietto. Grande Valerio Binasco. Martone sei un mattone. Buona notte
Noi Credevamo è un film storico o solamente un film noioso? Personalmente propendo per la seconda ipotesi dato che chi conosce seppur superficialmente la storia del Risorgimento non può non giudicarlo superficiale e pressapochista mentre chi ne è digiuno non aumenterà certo le proprie conoscenze dopo aver visto il melenso polpettone che comunque lo avrà tediato al massimo.
Bellissimo film, lontano anni luce dai polpettoni televisivi. Duro, ruvido, sporco senza paura. Senza nemmeno la paura di mostrare monconi di cemento armato. Anch'io ero perplesso sul senso dell'uso di quello scorcio. Poi ho letto che il cemento armato era già in uso verso la metà dell'Ottocento; e comunque aldilà delle spiegazioni razionali, mi pare si possa dire che [...] Vai alla recensione »
Mi è sembrato un film commovente e molto intenso, specchio di un momento come quello attuale, in cui l'Italia sta di nuovo cercando se stessa. Attori molto bravi, soprattutto Lo Cascio, sempre spiritato al punto giusto. Trovo scandaloso che esca con così poco risalto, invece di essere promosso come un documento importante per riflettere e discutere.
A me è sembrata a visione ultimata un'opera complessa, frammentaria, da lasciar depositare al fondo della riflessione per poi rivisitarla e parlarne. Esaminerei per primo il linguaggio, non rivoluzionario, convenzionale nell’uso della macchina e realistico nei costumi, come si addice a filmoni a sfondo storico, misti di personaggi veri e inventati.
Un film scritto, diretto e interpretato in maniera commovente. Un grandissimo film storico che entrerà nella storia del grande cinema.
Film che ho trovato brutto. Brutto nella fotografia (sopra ogni altra cosa), povero nella regia e povero nella recitazione (se gli attori devono parlare in dialetto fateglielo studiare, almeno la cadenza!!). Bella l'idea di seguire le vicende di tre persone comuni anziché dell'eroe della situazione ma 3 ore e mezza sono tante e se non vengono sostenute possono diventare infinite.
Film troppo lungo, per cui eviterò io stesso di esserlo ricorrendo a un'estrema sintesi. - Il film non può non lasciare indifferenti: mi sono ripromesso di andare a rivedermi/ristudiare quel particolare momento della storia italiana. - E' sicuramente da vedere, interessante per la contemporaneità dei contenuti. - E' troppo lungo! Il film si sofferma troppo sui primi piani del sempre bravo Lo [...] Vai alla recensione »
Un grandissimo regista, dei magnifici attori, un film eccezionale. Che dire di più? Questo è il cinema che quando esci di casa, prendi la macchina, trovi faticosamente parcheggio e paghi un biglietto vorresti vedere sempre...
... CREDO CHE NOI CREDEVAMO SIA UN GRANDISSIMO FILM
dire che questo film mi é piaciuto...purtroppo, però non mi é piaciuto! Ottimo il cast, su tutti Lo Cascio, avvincente la narrazione e allora? Personalmente, forse, erano troppe le aspettative, e poi c'é una scena in cui si vede un edificio abbandonato in cemento armato...il cemento armato all'epoca non era ancora nato...un errore grossolano....
...Marezia continua a non capire un cetriolo, nonostante creda di vederne per ogni dove ( sua pia ma incrollabile speranza ). Poveraccia, chissà che titolo di studio ha, se ce l' ha; chissà che mestiere fa, se ce l' ha...;)
Dopo aver letto le ottime critiche siamo andati a vedere il film di Martone con interesse e con l'illusione di imparare anche qualcosa sulla storia del Risorgimento. Presupposto evidentemente errato. Questo film è inteso soltanto per chi la storia la conosca di già a menadito e quindi non destinata ai più. Gli attori erano tutti molto bravi, ma rimane oscura la ragione per cui il regista ha deciso [...] Vai alla recensione »
Onestamente mi sono annoiata e, se un film è ben condotto, non mi capita. L' ho trovato confuso nella narrazione e non ben comprensibili i dialoghi, anche per il dialetto troppo stretto. Non ha aggiunto niente alla mia conoscenza del Risorgimento, mi pare, e mi ha fatto rimpiangere fortemente il grande Visconti! Certo a saperlo non avrei fatto la fila per un'opera sopravvalutata.&n [...] Vai alla recensione »
Spero di non esagerare considerando questo film un vero e proprio capolavoro, finalmente firmato Italia! Un vero "documentario" su quelle che sono le nostre radici nazionali e su chi le ha pagate sulla propria pelle. E spero di non esagerare anche quando scrivo che dovrebbe essere promosso in tutte le scuole, proprio in questo 2011 anniverario del 150o anno dell'Unità, per far conoscere ai ragazzi [...] Vai alla recensione »
Abituata a vedere film celebrativi o infarciti di retorica sul Risorgimento, sono rimasta colpita dalla originalità e dal punto di vista narrativo della storia, sempre più coinvolgente. Ad un certo punto mi sono trovata addirittura a fare delle riflessioni che mi portavano a vedere delle similitudini fra i fatti del film ed altri eventi storici più vicini al presente: come se dai [...] Vai alla recensione »
Affresco generazionale dal sapore epico. La storia del Risorgimento dal 1828 all’unità d’Italia e oltre, fino al governo Crispi di fine secolo. Il tutto attraverso gli occhi e le vicende di tre ragazzi che nel sud borbonico dopo i moti del 1828 si affiliano alla Giovine Italia. Li vediamo così crescere tra Italia e Francia, passioni e tradimenti, intrighi politici e passionali. [...] Vai alla recensione »
Fra le recensioni, generose ma non generosissime, scelgo due chicche che dimostrano l'ottusità di un critico che non nomino per carità cristiana. Costui ci fa notare come il Mazzini, impersonato da Servillo, ci venga presentato come un vecchio intorno al '30, quando aveva venticinque anni...ma Mazzini è nato vecchio e vestito a lutto, caro mio. Ma questo è nulla se lo confrontiamo con la sua acuta [...] Vai alla recensione »
c'e' poco da fare. L'attore italiano risente troppo di una formazione, quando va bene, teatrale. I dialoghi, i toni, gli sguardi, le frasi sussurrate e peggio ancora la colonna sonora creano una visione d' insieme che niente ha del realismo girato non solo anglosassone ma anche del miglior cinema francese. Con realismo intendo l'immaginarsi di non avere una telecamera fra voi e [...] Vai alla recensione »
Un prodotto di ottima fattura, ma freddo e fuori fuoco. Alcune buone intuizioni, scenografie e costumi impeccabili, ma un cast di attori giovani nettamente al di sotto dei loro corrispettivi da adulti. Paisà mostrava la Resistenza attraverso le gesta dei singoli, Noi credevamo vorrebbe raccontare il Risorgimento attraverso coloro che sono rimasti fuori dalle battaglie, coloro che erano [...] Vai alla recensione »
È pronto per il suo impegno in giuria a Venezia Mario Martone, il regista di Noi credevamo, tra gli ospiti di Ischia Global. “Come affronterò i film italiani in concorso? Con molta attenzione. Semplicemente questo”, dice. Sottolineando però la parola “attenzione”. Chissà se c’è una velata polemica per quell’attenzione che la giuria, l’anno scorso, forse non ebbe per il suo film. Un nuovo progetto per una pellicola da girare con il popolo Sarawi, la soddisfazione per l’approdo di Noi credevamo nel palinsesto autunnale di Raitre, la scaramanzia per la possibile candidatura italiana all’Oscar [...]
M ario Martone legge il giuramento della "Giovine Italia" come Roberto Saviano ha detto l'8 novembre in tv a Vieni via con me, "Queste parole" spiega il regista "Riguardano il nostro tessuto civile dal Risorgimento fino a oggi". Si apre così la conferenza stampa di presentazione di Noi Credevamo, ultimo film di Mario Martone presente alla casa del cinema di Roma con parte del cast: Luigi Lo Cascio, Francesca Inaudi e Valerio Binasco.
Noi credevamo che 30 copie o 3000 non dovessero fare alcuna differenza. Noi credevamo che i premi veneziani non dovessero decidere del valore di un film. Noi credevamo, e crediamo ancora, che Noi credevamo fosse e sia un capolavoro. Scusate il ripetuto gioco di parole, ma è determinato dalla volontà di tornare al film e al suo significato profondo. Intorno all'affresco risorgimentale di Mario Martone [...] Vai alla recensione »
Per rimanere su quel "noi", che nel film di Martone appare, scompare e ricompare come un soggetto storico perennemente in bilico, ci teniamo a dirlo subito: Noi abbiamo pianto. Tanta e tale è l'intima commozione di fronte ad un possente monumento nazionale come Noi credevamo. Soprattutto in quel finale quando le parole di un protagonista risuonano in un parlamento italiano vuoto.
Il Risorgimento come "passato che non passa", radice se non specchio deformato del nostro presente, album di famiglia già dotato di tutti i tipi e le tendenze che popolano la vita pubblica italiana. Idealisti e traditori, trasformisti e cospiratori, terroristi e uomini forti, esuli e prigionieri politici. Noi credevamo non è solo un magnifico affresco che rovescia come un guanto ciò che credevamo di [...] Vai alla recensione »
Opera piena di energia, di ardita gente giovane, di ragazzi rivoltosi; e insieme storia di una sconfitta, film tragico. Noi credevamo" (il titolo è di Anna Santi) di Mario Martone, realizzato per la Rai nel molto celebrato centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, arriva a compiere un'impresa molto difficile, intellettualmente onesta: raccontare il Risorgimento senza esaltazioni d'occasione [...] Vai alla recensione »
Pugnace tentativo d'affresco antiretorico, kolossal autarchico dalla travagliata gestazione e libera rivisitazione del libro omonimo di Anna Banti, «Noi credevamo» fa una certa fatica a districarsi dalle polemiche che ne accompagnano l'uscita. Lo strano è, però, che la maggior parte di queste schermaglie extra-testuali sono alimentate proprio da Mario Martone, il regista e cosceneggiatore insieme a [...] Vai alla recensione »
Bisogna ritornare al "Gattopardo" di Visconti o almeno a "Allonsafàn" dei fratelli Taviani per ritrovare al cinema un affresco tanto potente del Risorgimento. È la storia della nascita della nazione, dell' unità o meglio della disunità d' Italia come ha scritto Adriano Sofri. Il centro della storia rimane l' impossibilità di essere italiani. Nel film di Martone gli eroi del Risorgimento compaiono in [...] Vai alla recensione »
Il titolo Noi credevamo è quello di un romanzo di Anna Banti: ogni speranza e promessa del Risorgimento delusa, tradita. È la storia di una sconfitta, un film tragico: all'inizio, la testa mozzata di un ribelle meridionale infilzata sulla baionetta d'un militare piemontese. Storia non scolastica e parziale (mancano l'Austria,il 1848 e il 1860 delle cinque giornate di Milano e dell'impresa dei Mille), [...] Vai alla recensione »
Parte dal Sud il Risorgimento di Noi credevamo, tratto dall'omonimo romanzo di Anna Banti. Vessati dalla repressione borbonica, tre ragazzi del Cilento ardenti di patriottismo giurano fedeltà alla Giovine Italia. Giuseppe Mazzini è a Ginevra, ma è nel salotto parigino di Cristina di Belgiojoso che i giovanotti vanno a cercare sostegno finanziario per la rivolta.