Anno | 2007 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Carlo Mazzacurati |
Attori | Giovanni Capovilla, Ahmed Hafiene, Valentina Lodovini, Giuseppe Battiston Roberto Abbiati, Natalino Balasso, Stefano Scandaletti, Mirko Artuso, Fabrizio Bentivoglio, Marina Rocco, Ivano Marescotti, Andrea Pennacchi. |
Uscita | sabato 20 ottobre 2007 |
Tag | Da vedere 2007 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 3,13 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 25 maggio 2021
Un giovane meccanico tunisino vive in una tranquilla cittadina del nord est. Quando viene commesso un omicidio, il giovane è il primo sospettato. Il film ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai Nastri d'Argento, 9 candidature a David di Donatello, 1 candidatura a Roma Film Festival, In Italia al Box Office La giusta distanza ha incassato 956 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Quando nel paesino di Concadalbero, alle foci del Po, arriva la nuova maestra elementare, la bella e cittadina Mara, la nebbia sembra diradarsi e gli occhi degli uomini tornano a guardare. È così per Giovanni, diciottenne al primo incarico di inviato per "Il Resto del Carlino" e per Hassan, meccanico tunisino stimato e rispettato, in una parola "integrato". Sotto lo sguardo curioso del più giovane, nasce la storia d'amore tra i due adulti, dapprima sotto il segno dell'inquietudine (Hassan spia la ragazza al buio della sera), poi della passione, infine della tragedia. Solo trasgredendo alla regola della "giusta distanza" raccomandatagli dal direttore del giornale, che lo vorrebbe né indifferente né troppo coinvolto, Giovanni riuscirà a riportare la giustizia nel paese (l'Italia) dei giudizi scontati.
Allo stesso modo, solo abbandonando la giusta distanza che gli imponevano i soggetti degli ultimi film e tornando nei luoghi dove si era manifestata vent'anni fa l'urgenza del cinema, Mazzacurati si libera dei pesanti precedenti e spicca finalmente un nuovo volo.
Dopo un remake (A cavallo della tigre) e un adattamento (L'amore ritrovato, da Cassola), il regista di Notte italiana, scortato alla sceneggiatura dalle mani dolci ed esperte di Doriana Leondeff e del romanziere Claudio Piersanti, torna nel Polesine e trasforma questo quadrato di terra piatta in una tela sulla quale dimostra di sapere ancora dipingere un mondo autentico e personalissimo.
Tra boschi di pioppi e battelli sul fiume, tra reminiscenze di Olmi e Fellini, l'obiettivo di Luca Bigazzi indaga un'umanità immobile e grottesca, accogliente all'apparenza ma in definitiva inospitale, che allontanerà fatalmente i tre protagonisti, chi verso la morte e chi verso una nuova vita. Questo il cuore del film, non la trama gialla, esile e amara, ma un mondo in cui il tabaccaio ha la moglie rumena e il Suv, in cui la barista è una cinese e l'autista del bus sta per sposare l'estetista. Un luogo ossessionante eppure familiare, nessun posto e ogni dove, trasfigurato in uno scenario gotico padano dalla musica originale dei Tin Hat.
Il coraggio con cui Mazzacurati affida i ruoli principali a tre attori alla prima prova da protagonisti -Valentina Lodovini, Ahmed Hafiene e Giovanni Capovilla (quest'ultimo alla primissima esperienza)- viene ripagato dalla qualità della loro interpretazione e dal piacere di riconoscere il frutto di un lavoro importante, spesso trascurato ma connaturato al cinema stesso, ovvero la ricerca della giusta faccia. Tra i soliti noti, invece, spiccano Giuseppe Battiston e Fabrizio Bentivoglio in due ruoli-macchietta, sfortunatamente più veri del vero.
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qual'è la giusta distanza che deve mantenere un giornalista per "cogliere" e "rendere" in modo più efficace, obbiettivo e soprattutto più tempestivo una notizia ? se questa è la chiave di interpretazione più immediata del titolo del film in realtà la pellicola di Mazzacurati offre tante e latre chiavi di lettura: è, [...] Vai alla recensione »
Finalmente un film corretto con il pubblico,, attori professionisti e meno, tutti bravi, storia, atmosfere, ambienti, fotografia, testi, ottimi, splendido Bentivoglio e il giovane Giovanni Capovilla, insomma finalmente una sceneggiattura che convince e va diretta alla fine, ottime anche le battute comiche di Balasso. Bravo Mazzacurati e produzione, altri film così.
Un film che ti porti dentro anche dopo molto tempo, di grande attualità, in cui vengono affrontati a mio parere temi importanti come la difficoltà di integrazione e il giudizio che spesso si da solo per ciò che appare. Sarà il protagonista di questa vicenda a far la differenza andando oltre gli schemi, un giovane apprendista giornalista che ha molta passione per il mestiere e imparerà ad approcciarsi [...] Vai alla recensione »
Sessant’anni dopo “Ossessione” di Visconti, il fiume Po torna ad ospitare una storia di passione destinata ad un tragico finale. Medesima è l’ambientazione ambigua e brumosa, medesima è la dinamica che porta uno “straniero” a scombinare la vita di una donna. Ma qui occorre fermarsi nelle analogie, perché Mazzacurati segue una sua linea originale [...] Vai alla recensione »
Quando Mara bella e spigliata cittadina arriva a Concadalbero, nebbioso paesino nella campagna del polesine, per iniziare il suo lavoro di maestra, tutta la comunità ha un sussulto. Il tranquillo e monotono scorrere delle giornate e dei rapporti sociali dei membri della comunità viene rivitalizzato dalla presenza di questa giovane donna, che sembra avere una marcia in più rispetto agli altri.
Perché non dare 5 stelle a questo film? Se non a film come questo, a cos'altro? L'amaro in bocca è quello che lascia il film all'epilogo, lo stesso amaro che lascia questo Paese in fatto di giustizia e di razzismo formale, lo stesso amaro che, di fronte alla consapevolezza e sommissione per come vanno le cose in Italia, siamo abituati a sentire.
Non c'è che rimpiangere la breve opera di cotanto regista dal grande talento, che ha ben reso l'atmosfera di questo dimenticato paesino del Polesine, collegato da un'unica strada da un servizio di corriere e privo di stazione ferroviaria, avvolto nella nebbia per gran poarte dell'anno, dove si muovono personaggi che vivono con rassegnazione un'economia arretrata, basata [...] Vai alla recensione »
Davvero un film piacevole!! Il regista è riuscito a rappresentare in pieno la provincia e le sue teorie,spesso piene di modi di pensare omologati!!! Come disse un grande è più difficile spezzare un'atomo che un pregiudizio!!!
Ci vuole coraggio a narrare col cinema fatti che non interessano al pubblico di massa abituato alle burinate italiche. Mazzacurati è un artista in questo e sa pure metterci un finale che si tinge di giallo da "grande schermo" come ne "La lingua del santo" (che unisce comicità ironica al dramma). Questo film è solo drammatico come "L'estate di Davide" è come mangiare solo pane senza sale, ma ugualmente [...] Vai alla recensione »
L’autore ha provato a raccontare tante cose con questa storia da provincia padana. Peccato però che li manca un pò di fantasia… A volte la falsità è così banale che ti viene da vomitare…
Sarà giusta la distanza breve che separa la presentazione del nuovo film di Carlo Mazzacurati alla Festa del cinema con la sua uscita in sala? Quel che è certo è che La giusta distanza è titolo perfetto per il film. È un giornalista che spiega al ragazzino aspirante cronista locale come affrontare quel che succede nella zona. Non si può essere troppo distaccati da quel che si racconta rischiando così [...] Vai alla recensione »
«La giusta distanza», dice Fabrizio Bentivoglio, è quella che il giornalista dovrebbe tenere, tra sé e la notizia: non troppo lontano da sembrare indifferente, né troppo vicino perché l'emozione, a volte, può abbagliare. Bentivoglio ha la breve parte di direttore d'un quotidiano, Ivano Marescotti fa l'avvocato, Giuseppe Battiston è un ricco lascivo, prepotente.
Ampio e quieto come il fiume che l'attraversa: così sembra Concadalbero, adagiato nella pianura veneta. Non ci sono vette e non ci sono abissi, nei suoi giorni uguali. Lontana, la Storia divora il tempo e le coscienze. Ma qui, nella dolcezza di questo "luogo comune", non c'è che lo scorrere innocente delle stagioni, e delle vite. Di che cosa poi si nutra quest'innocenza, è il senso amaro di La giusta [...] Vai alla recensione »
Se qualcuno aveva paura per il cinema italiano, dopo l'ecatombe del concorso veneziano, Roma risolleva un po' il morale. Carlo Mazzacurati, che in Laguna non è approdato solo perché il film non era ancora finito (parola di Mueller), ha portato in concorso La giusta distanza . Giallo di provincia, ambientato in piccolo paese sul Delta del Po, ci mette di fronte alle nostre ipocrisie e ai nostri pregiudizi. [...] Vai alla recensione »
Pochi registi italiani sanno raccontare e fumare un paesaggio come Carlo Mazzacurati. Come prova basti la sequenza iniziale che ci introduce a volo aereo lungo il Grande Fiume verso il paesino di Concadalbero nel Polesine. I giorni tutti uguali, dove l'adolescente Giovanni (l'esordiente Giovanni Capovilla) sta maturando la sua decisione di scrivere per i giornali, si animano con l'arrivo della nuova [...] Vai alla recensione »
Regista italiano di pregio ma la cui generosità non sempre ha fatto centro, Carlo Mazzacurati ritrova con La giusta distanza (titolo che ha il suo riferimento specifico nel lavoro giornalistico e di informazione, ma funge perfettamente da metafora di tutto) il suo centro. Lo ritrova in special modo grazie a quello che è il principale personaggio del film: il paesaggio.
In un paesino della provincia di Rovigo, alle foci del po', l’immaginario concadalbero, arriva Mara, maestra supplente. È una bella trentenne emancipata che ha un approccio franco con la realtà e col prossimo. Presto suscita simpatie, desideri espliciti o repressi, gelosie e un po’ di scandalo. Tra lei e Hassan, meccanico tunisino, che in anni di onesto lavoro si è guadagnato stima e rispetto, nasce [...] Vai alla recensione »
Incuriositi da «La ragazza del lago», gli spettatori decisi a concedere chance al cinema di casa si troveranno presto al cospetto di un prodotto analogo. Il concorso del pantagruelico e caotico FilmFest ha proposto ieri, infatti, «La giusta distanza» del padovano classe '56 Carlo Mazzacurati: un film curato nelle atmosfere, ben recitato, tendente al giallo, ma in realtà intento a scavare nel retroterra [...] Vai alla recensione »