Titolo originale | Fierce People |
Anno | 2005 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Canada, USA |
Durata | 135 minuti |
Regia di | Griffin Dunne |
Attori | Diane Lane, Anton Yelchin, Donald Sutherland, Chris Evans, Kristen Stewart, Ben Cotton . |
MYmonetro | 2,75 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 30 marzo 2015
CONSIGLIATO SÌ
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Per l'adolescente Finn, il progetto di passare l'estate presso una tribù del Sud America al fianco del padre antropologo naufraga a causa della condotta della madre Liz, massaggiatrice con il vizietto della cocaina. A tirare entrambi fuori da un brutto guaio con la giustizia è il ricchissimo Ogden C. Osborne, che li invita a stare nella sua proprietà, un microcosmo ribollente dell'umanità più varia. L'intesa affettiva con la giovane Maya e la fiducia dello stesso padrone di casa aiuteranno Finn nel percorso di crescita, ma un tremendo episodio segnerà a fondo la sua vita.
Dal romanzo omonimo di Dirk Wittenborn, anche autore della sceneggiatura, Griffin Dunne ha tratto un film inconsueto che nella prima parte sembra assomigliare a molti altri per poi scavarsi una sua nicchia di unicità grazie a dei cambiamenti di rotta, almeno, inaspettati. Dalla voce fuori campo alla presentazione dei protagonisti, dagli stessi titoli di testa al commento musicale, infatti, si ha dapprincipio l'impressione di essere in un tipico racconto di formazione in salsa american indie se non fosse per quell'inversione drammatica che cambia totalmente i toni, precedendo una coda addirittura thriller. Certamente sbilanciato, prima irriverente e poi sempre più fosco e disperato, Gioventù violata si muove sul concetto di famiglia e di dipendenza, anche affettiva, riflette sul rapporto tra figli e padri, anche putativi, declinando i suoi temi in maniera piuttosto eccentrica. Controcanto diretto al processo di crescita di Finn è il documentario sugli Yanomamö, in cui compaiono voce e corpo del padre-antropologo, da cui derivano scorci di spiazzante surrealismo che fanno coincidere la tribù sudamericana ai personaggi.
È così che il singolo individuo e la società cambiano reciprocamente, definendosi in forme sempre nuove, questo il nocciolo di un racconto che avrebbe potuto essere memorabile se fosse stato affidato ad un autore con maggiori ambizioni e capacità. La scrittura inventiva di Wittenborn, infatti, non ha il suo pieno sviluppo nella regia di Dunne, attore per Landis e Scorsese e qui alla terza prova dietro alla macchina da presa dopo Innamorati cronici e Amori & incantesimi: in più di un'occasione il fitto materiale di partenza sembra sprecato da uno sguardo che pur restando fuori dalla convenzione non ha abbastanza personalità per innalzarsi davvero.
Riusciti i duetti tra Donald Sutherland, patriarca barbuto e affidabile, e Diane Lane, donna fragile e incapace di assumersi le proprie responsabilità. Intelligente l'idea di spiegare come la fortuna, in questo caso di una famiglia, possa derivare da un gesto riprovevole, qui un ricatto messo a punto mediante una foto. Kristen Stewart calza a pennello gli abiti della giovane sensibile e fragile che ha spesso indossato.
When F. Scott Fitzgerald remarked that the rich “are different from you and me,” he might have been thinking of someone like Ogden C. Osborne (Donald Sutherland), the reclusive, moody billionaire who casts a long shadow in Griffin Dunne's film “Fierce People.” With his blue-eyed, wide-as-the-sky stare, white beard and patriarchal rumble, Mr. Sutherland is the embodiment of a proud old aristocrat, [...] Vai alla recensione »