Anno | 1976 |
Genere | Giallo |
Produzione | Italia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Pupi Avati |
Attori | Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Giulio Pizzirani, Francesca Marciano, Bob Tonelli Pina Borione, Eugene Walter, Pietro Brambilla. |
Tag | Da vedere 1976 |
MYmonetro | 3,77 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 26 agosto 2024
Stefano, un giovane pittore, è chiamato a restaurare un affresco, terrificante opera di un folle morto suicida. Durante il lavoro, Stefano è vittima di fatti strani e inquietanti e assiste a una serie di morti strane.
CONSIGLIATO SÌ
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Stefano arriva in un paesino nella pianura emiliana. È stato ingaggiato per restaurare un affresco di Buono Legnani, un pittore morto parecchi anni prima in circostanze misteriose. Definito "il pittore delle agonie", Legnani amava dipingere la sofferenza delle persone in punto di morte. L'affresco che Stefano deve restaurare si trova in una chiesa e raffigura il martirio di San Sebastiano in toni così vividi che il parroco non lo apprezza molto. Grazie a un amico che si trova lì per analizzare le acque delle paludi, Stefano apprende che il mistero attorno a Legnani è profondo e persino pericoloso: l'amico muore, apparentemente suicida, mentre Stefano riceve telefonate minatorie. La relazione amorosa con una maestrina anche lei venuta da fuori dà forza a Stefano, ma l'orrore incombe.
Girato con pochi soldi e molta inventiva, il film rappresenta la prima vera incursione di Pupi Avati nel thriller a tinte horror, dopo un paio di film iniziali dai toni bizzarri e weird e un paio di commedie grottesche, l'ultima delle quali (Bordella) non aveva avuto molta fortuna.
Nel corso di una lunga carriera che l'ha portato spesso a esplorare territori narrativi ben diversi, Avati è comunque tornato periodicamente e regolarmente a frequentare il genere horror in modo sempre personale e significativo. Questa originalità si nota sin da questo film che, pur apparentemente inserendosi nel filone del cosiddetto giallo all'italiana allora ancora in buona salute, lo fa in modo autonomo e singolare dando corpo a quello che verrà opportunamente definito gotico padano.
La scelta di Avati è infatti quella di radicare profondamente la vicenda nel territorio, facendo dell'ambiente un vero e proprio protagonista. Invece di cercare le oscurità di luoghi spettrali e convenzionalmente cupi, Avati ambienta gran parte delle scene nella solarità abbacinante della pianura padana riuscendo a generare genuina inquietudine da località che dovrebbero ispirare serenità e placida contemplazione.
E l'ambiente è fatto anche dagli abitanti: ognuno dei personaggi che incontriamo ha la sua dose di ambiguità e sembra celare segreti e oblique intenzioni, lasciando al protagonista, venuto da fuori e quindi classico pesce fuor d'acqua, il compito di penetrare un mistero terribile del quale nessuno dei locali sembra volersi interessare. Come il protagonista del di poco precedente The Wicker Man, Stefano si immerge così in un milieu che gli è sconosciuto (ma che dovrebbe per definizione essere "pacifico") per seguire il suo desiderio di verità, senza rendersi conto, almeno inizialmente, di quanto sia pericoloso ciò che sta facendo.
Ma se Avati trae vantaggio dagli esterni di quieta minaccia è anche maestro nel destreggiarsi tra le ombre e le atmosfere sinistre degli interni diroccati seguendo il suo protagonista nel viaggio nell'inferno rurale. Non rifugge quindi da un astuto utilizzo anche dei classici meccanismi dell'horror, fatti di tende svolazzanti, colpi improvvisi e scricchiolii: trovate antiche, ma sempre valide per creare la giusta atmosfera se usate con intelligenza e abilità.
Avati dirige così con maestria e senso del macabro, sempre pienamente in controllo della storia e delle situazioni, riuscendo a generare un'inquietudine che si trasforma via via in suspense senza forzare ritmo e tempi, ma lasciando che la forza della storia si imponga in modo naturale.
Tipicamente avatiani sono anche gli improvvisi e inaspettati tocchi bizzarri, come le lumache nel frigorifero o la suggestione del topo vivo nella bara: tocchi marginali che però contribuiscono a dare al film quel gusto unico che lo rende così particolare. La vicenda si conclude poi con un efficace colpo di scena che porta a compimento in modo esemplare il racconto.
Benché a basso budget, il film mostra qualità anche produttive di rilievo, dalla raffinata fotografia di Pasquale Rachini alle suggestive musiche di Amedeo Tommasi. Ed è anche arricchito dalle buone interpretazioni di un cast di passati e futuri avatiani, con un Lino Capolicchio perfettamente in parte ben coadiuvato da Gianni Cavina (anche collaboratore per la sceneggiatura, assieme al regista e al fratello produttore Antonio e a Maurizio Costanzo), da Francesca Marciano (futura sceneggiatrice e regista), Bob Tonelli e altri ancora.
Tutto funziona e tutto congiura a costruire un piccolo classico che ha subito avuto un buon successo commerciale, ma che poi è ulteriormente cresciuto nel tempo sino a entrare di diritto nell'alveo dei cult movies, non solo in Italia.
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Nel film forse più famoso di Pupi Avati a spaventare di più non sono tanto gli omicidi, quantunque efferati e brutali, delle sorelle Legnani, bensì l'incredibile silenzio e la complicità dei compaesani, i quali, non solo non denunciano i crimini delle orride vecchie ( ad eccezione della chiamata alla polizia del sindaco verso la fine), ma addirittura le aiutano a procurarsi [...] Vai alla recensione »
Bassa Padania. Un restauratore viene chiamato in un paesino per ripristinare l’affresco di un artista ormai deceduto, artista noto per l’insania e per aver immortalato soggetti in agonia. La vicenda si sviluppa lentamente, portando a galla gradualmente paura e inquietudine, fino a rivelare l’abisso obliato della follia. Le atmosfere cupe, umide, la nebbia che s’insinua fra i vicoli e nelle coscienze [...] Vai alla recensione »
Un film a suo modo unico nel contesto italiano(e non).Più vicino al seguente "Shining"(abitazioni con un passato di sangue,follia latente) che al coevo thriller grandguignolesco alla Dario Argento(all'epoca al top della carriera e dell'inventiva).Avati,sceneggiatore tra gli altri,con Maurizio Costanzo(quando ancora aveva il cervello a posto)e Gianni Cavina(che interpreta [...] Vai alla recensione »
LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO (IT, 1976) diretto da PUPI AVATI. Interpretato da LINO CAPOLICCHIO – FRANCESCA MARCIANO – GIANNI CAVINA – VANNA BUSONI – ANDREA MATTEUZZI – BOB TONELLI – PIETRO BRAMBILLA – INES CIASCHETTI § Scritto dal regista col fratello Antonio (anche produttore), G. Cavina e Maurizio Costanzo, è una mystery story con venatura [...] Vai alla recensione »
Stefano (Lino Capolicchio), un giovane restauratore, riceve l’incarico di riportare alla luce il martirio di San Sebastiano, affresco dipinto nella chiesa di uno sperduto paese dell’Emilia Romagna da Buono Legnani, un folle pittore naif morto diversi anni prima. Fin da subito però appare chiaro che una fitta coltre di omertà nel paese avvolge la vita dell’artista, celando [...] Vai alla recensione »
Abbandonate per una prima, ma non ultima volta, le sue ambientazioni Bolognesi Avati riesce a sfornare una pellicola fra le migliori del suo repertorio ma che s’incastona alla perfezione nel filone dei suoi ricordi d’infanzia per quanto con una deriva horror - thriller impreziosita dalla colonna sonora firmata da Amedeo Tommasi, capace di sottolineare ogni momento della pellicola fino [...] Vai alla recensione »
Apparso sugli schermi cinematografici nel 1976, questo film lanciò definitivamente la carriera di Pupi Avati e diventò un cult-movie dell'horror, benché sia sostanzialmente un thriller psicologico. Pupi Avati, con l'ausilio di una sceneggiatura scritta insieme al fratello Antonio, a Gianni Cavina e a Maurizio Costanzo (sì, proprio lui) scavò fra i ricordi [...] Vai alla recensione »
Nei primi anni 50 il giovane restauratore Stefano (Lino Capolicchio) si reca in un desolato paese del Comacchio ferrarese popolato perlopiù da pochi elementi anziani, asociali e handicappati di vario genere (un autista alcolizzato, un perito agrario depresso, un sacrestano balordo, un sindaco nano, una vecchia paralitica, etc.) per mettere a posto un affresco sacro raffigurante un [...] Vai alla recensione »
Il mio thriller/horror preferito. Mescola benissimo gli elementi dei due generi. I titoli di testa più impressionanti che abbia mai visto... sono una perfetta copertina di tutto il film. Le cose che fanno più orrore però sono l'omertà e il collaborazionismo. Mi piace molto l'atmosfera di quel paesino di campagna.
Ad un ragazzo viene dato l’incarico di restaurare un inquietante quadro, con il passare dei giorni il posto nel quale è stato mandato diventerà sempre più inquietante e la comunità del posto si rivelerà più distante di quanto lei stessa non volesse far credere. Non si capisce se sia una genialata o una gran porcata, la trama è parecchio sgangherata e niente affatto complessa malgrado il fulcro di [...] Vai alla recensione »
Giallo di atmosfere inquietanti che,seppur in maniera discontinua,coinvolge ed appiccica addosso allo spettatore l'inquietudine,densa come il sangue raggrumato. Interessante ed insolita l'ambientazione. Attori così così,staglia l'efficace Capolicchio,vittima di un incredibile cospirazione. La sorpresa del finale é grande
Ragazzi, altro che Esorcista, questo si che mi ha terrorizzato! Ci penso giorno e notte! Sembrano luoghi del Salento a tratti, dove io vivo, Pupi Avati mi ha sorpreso! Peccato che abbia sprecato la carriera a fare commediole....
L'elemento che generalmente mi impedisce di gustarmi ed emozionarmi con un horror è il soprannaturale, cosa che manca completamente in questo film. L'ambientazione lo rende poi estremamente credibile vista la famigliarità con i luoghi. Credo sia stato il film che mi ha spaventato di più e che mi sento di consigliare a chiunque ami questo genere.
Il regista e' un genio. Tra atmosfere malsane , ottime inquadrature , eccellenti momenti di tensione e personaggi ottimamente caratterizzati . Capolavoro .
Pupi avati con questo film ci dimostra come si può fare un grande horror spendendo poco e senza inutili e spettacolari effetti speciali. Prendendo spunto dai suoi incubi d'infanzia ci coinvolge nel suo senso di paura, fatto di silenzi e di bisbigli incorniciati da un ambiente sinistro e meraviglioso allo stesso tempo, ottima la parte thriller con finale spiazzante, buon cast ottimo [...] Vai alla recensione »
Dedicato a quelli che sono soliti dire "gli italiani non sanno fare film horror".Questo film,assieme a tanti altri,è la dimostrazione che gli italiani sanno fare film horror di pregevolissima fattura (poi certo,ci sono anche quelli che non sono capaci,ma questo succede in tutto e dovunque).Questo film èè uno dei pochi horror che personalmente mi ha messo veramente addosso [...] Vai alla recensione »
La storia è forte, la tensione che crea è grande, il finale mozza il fiato... Bravi tutti gli attori, ottimi i silenzi e le musiche. Ma la cifra speciale del film, a mio parere, è il paesaggio. L'ho trovato sinistro da subito, anche lì dove pareva se ne potessero cogliere la mite bellezza e la 'bontà'. Ottimo Avati! Tra le righe disegna già qualcosa [...] Vai alla recensione »
Pur volendo giustificare le numerose incongruenze del film attribuendole ai rudimentali strumenti di produzione del tempo, le assurdità che caratterizzano la trama sono veramente troppe. Il non senso domina sovrano dall'inizio alla fine della pellicola, ai cui protagonisti, in ogni caso, non era evidentemente richiesta alcuna dote attoriale o capacità recitativa.
Visto e rivisto decine di volte nel corso degli anni. Pur apprezzandolo molto a dover dare un giudizio la questione si riduce a un solo punto: considerarlo da film o considerarlo in un contesto di verosimiglianza con la realtà? Nel primo caso lo valuterei ****. Nel secondo è tutt'altra storia in quanto è proprio la sceneggiatura l'unico grande nervo scoperto della [...] Vai alla recensione »
La trama esile ed irrealistica zeppa di contraddizioni e di incongruenze e la mancanza di spessore dei personaggi sono le pecche più evidenti di questo horror di Avati anni ’70 che attinge a piene mani per la sceneggiatura a Profondo rosso di Argento e per le atmosfere ai thriller ambientati nella provincia francese di Chabrol, come Il tagliagole. Tuttavia, rivista dopo più di quarant’anni, la pellicola [...] Vai alla recensione »
Ottimo horror.Riuscito come pochi nella storia del cinema.
ANCORA COMPLIMENTI AL MAESTRO PUPI AVATI, IN QUESTO FILM SI E' CIMENTATO NEL GENERE HORROR CREANDO QUALCOSA DI MAI SUPERATO DA ALTRI REGISTI, BELLO IL TITOLO, BELLO COME TRAMA, BUONE LE RIPRESE, OTTIME LE LOCATIONS, LA MUSICA MI PARE BUONA, LE TELECAMERE UTILIZZATE PER LE RIPRESE FATTE IN QUEGLI ANNI E SUCESSIVE MIGLIORIE IN DIGITALE RESTITUISCONO AL FILM UNA OTTIMA QUALITA' VISIVA E AL PASSO [...] Vai alla recensione »
Una storia abbastanza originale,ma il regista avrebbe potuto impegnarsi di più nei dettagli,es.quando il restauratore scappa ferito dalla casa dove alloggiava,la musica di sottofondo sembra musica da lovestory,e non da trihller,quella musica rovina il suspence.Comunque rimane sempre un buon film,da vedere...
Gli ultimi 15- 20 minuti valgono da soli il prezzo del biglietto e probabilmente la storia del cinema. Però prima è un po' lentuccio. Due volte che l'ho visto e ho rischiato di addormentarmi. Comunque le belle atmosfere riescono a bilanciare le gravi lacune logiche e della trama.
sia nel bene (ambientazioni, idea) che male. Quest'ultima parte è purtroppo preponderante. Come non rimanere perplessi di fronte a certa recitazione (tranne nel caso dell'ottimo Cavina) che definire approssimativa è dire poco. Il vezzo poi deleterio del doppiaggio in studio rende irreale alcuni dialoghi irreali. Non mi soffermo sulle scene del coltello (citazione ovvia da Psycho) [...] Vai alla recensione »
Mi aspettavo di più da un titolo del genere e da tanta popolarità tra gli amanti dell'horror. Idea di base sicuramente interessante ma recitazione, sceneggiatura e regia fiacche. E' troppo lento e il finale per quanto possa spiazzare è troppo breve e non rimedia a tanto effetto "sonnifero". Il film non spaventa, non incute terrore o sensazioni di alcun tipo; si [...] Vai alla recensione »