Titolo originale | Tora no o wo fumu otokotachi |
Anno | 1945 |
Genere | Avventura |
Durata | 58 minuti |
Regia di | Akira Kurosawa |
Attori | Denjiro Okochi, Susumu Fujita, Masayuki Mori, Takashi Shimura, Aritake Kono Yoshio Kosugi, Dekao Yoko, Hanshiro Iwai, Kenichi Enomoto. |
Tag | Da vedere 1945 |
MYmonetro | 3,84 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 27 dicembre 2021
CONSIGLIATO SÌ
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XII secolo: la guerra tra i clan Minamoto e Heike impazza e il principe Yoshitsune, reduce da una vittoriosa battaglia navale, rientra alla capitale. Calunniato presso il fratello, lo shogun Yoritomo, Yoshitsune si trova costretto a fuggire, seguito da sei fedelissimi samurai. Per salvarsi dovranno attraversare il territorio nemico, senza rivelare la propria identità.
Nel 1945 squassato dalla guerra appena conclusa, Kurosawa Akira riesce a confezionare tra mille difficoltà il suo primo jidai geki, un piccolo capolavoro che anticipa i temi del successivo La fortezza nascosta. Per far fronte alla scarsità di mezzi, un parco pubblico di Tokyo diviene una foresta e i cavalli spariscono dal copione in quanto irreperibili, senza contare le battaglie che il regista deve combattere con il doppio organo preposto alla censura, nipponico e statunitense. Gli uomini che camminavano sulla coda della tigre riprende un classico del teatro Kabuki, e ancora prima del teatro N, sulla cosiddetta "beffa di Ataka" e ne fa una parabola sul potere e sul valore dell'uomo, che prevale su gerarchie e tradizioni costituite. L'uso dei primi piani e l'espressionismo della recitazione è figlio di un cinema ancora legato all'era del muto, ma l'efficacia delle performance attoriali non ne risulta affatto diminuita. Basta infatti un cenno del principe Togashi (interpretato da Susumu Fujita) per far capire che, nonostante la verità sui finti monaci sia trapelata, a vincere è la comprensione umana per il sacrificio di un samurai disposto a violare formalmente il codice pur di rispettarlo nella sostanza, arrivando a umiliare il proprio signore pur di metterlo in salvo. Onore e valore dell'individuo hanno così la meglio su dogmi insensati, secondo un tema che tornerà in molte opere del maestro giapponese. L'elemento peculiare de Gli uomini che camminavano sulla coda della tigre, aggiunto da Kurosawa, riguarda il personaggio del facchino-giullare - interpretato dal comico Enoken - che funge da coro critico, con incursioni da protagonista nella vicenda: un idiot savant clownesco - altro topos dell'autore, basti pensare a Ran - contrapposto agli ieratici samurai-monaci, che intuisce prima di altri la natura delle cose e la asseconda con il suo buon cuore. Con un finale aperto e inatteso, che ne suggerisce un nuovo ruolo nell'intera vicenda.
Emanuele Sacchi
GLI UOMINI CHE CAMMINAVANO SULLA CODA DELLA TIGRE disponibile in DVD o BluRay |
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1945, il Giappone è ancora in guerra, mancano i cavalli per girare La spada sguainata, un film in costume, e con totale povertà di mezzi Kurosawa ripiega su questo breve testo del teatro kabuki, Kanjincho, a sua volta derivato da Ataka, dramma del teatro Nô ambientato nel 1185 e gira un mediometraggio di appena un’ora, che ha già tutte le impronte del suo genio.
Gli uomini che camminavano sulla coda della tigre è un film girato in assoluta povertá di mezzi quando, dopo il collasso della Germnia nazista, migliaia di giovani giapponesi con armamento inadeguato lottavano contro tutto il mondo. A dire il vero il giovane Kurosawa dopo i successi ottenuti con i due primi film mondiali sulle arti marziali: La leggenda del grande judo del 1943 e soprattutto La leggenda [...] Vai alla recensione »
Sette samurai del clan Minamoto travestiti da monaci di montagna, scortano il loro signore, il principe Yoshitsune, attraverso boschi e montagne verso una località nel nord del paese. Sono inseguiti dalle guarnigioni di una fazione rivale dello stesso clan e devono attraversare un posto di guardia del locale Shōgun . L'astuzia del loro leader Benkei li trarra' d'impiccio. [...] Vai alla recensione »
Non so come si possano dare 4 stelle ad un film tanto insipido e di nessunissima attrattiva o interesse. Zero virgola zero. Un'ora buttata via, di cui il buon Dio un giorno mi chiederà severamente conto.