Anno | 2005 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Anton Giulio Mancino |
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Nel giorno di Ferragosto, Giancarlo Santi, regista romano ultrasessantenne, dopo aver trascorso insonne una notte a guardare il suo western "Il grande duello", esce di casa di prima mattina.
CONSIGLIATO N.D.
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Nel giorno di Ferragosto, Giancarlo Santi, regista romano ultrasessantenne, dopo aver trascorso insonne una notte a guardare il suo western "Il grande duello", esce di casa di prima mattina. Attraversa la capitale deserta, luogo di molti set cinematografici che affollano la sua memoria. Giunge al Tufello, dove fu girata la sequenza iniziale di "Ladri di biciclette", di cui fu testimone da bambino. E aspetta. Dopo un po' sembra essere giunta una piccola troupe che lo intervista sulla sua vita e la sua carriera cinematografica. Nello scenario di una Roma deserta, che è anche il deserto del cinema italiano contemporaneo, Giancarlo, partendo dal suo quartiere d'origine, San Lorenzo, racconta agli interlocutori aneddoti divertenti e sconcertanti che coprono cinquant'anni di storia del cinema italiano, da De Sica a Leone, da Pasolini a Rocha, da Ferreri a Comencini. Fino ad arrabbiarsi con Quentin Tarantino che ha usato in "Kill Bill" la musica del suo "Il grande duello" senza nemmeno chiederglielo o contattarlo. Il racconto termina, ma resta il dubbio che qualcuno l'abbia davvero intervistato, visto che il cinema italiano si è ormai dimenticato di lui. Quest'intervista l'ha forse solo immaginata.