California Suite

All'hotel "Beverly Hills" in California, durante la notte della consegna degli Oscar arriva un gruppo di persone, tutte con (seri) problemi personali. Ci sono due coniugi separati, che si battono per la custodia della figlia adolescente; un tranquillo marito, che si trova in camera una ragazza compiacente e deve risponderne alla moglie, che di lì a poco sopraggiunge; due coppie afroamericane che ne passano di tutti i colori per i disservizi dell'albergo; infine un'attrice candidata all'Oscar. Non vince, ma si consola nelle braccia del comprensivo consorte. 

Al Beverly Hills Hotel di Los Angeles, nel giorno della cerimonia degli Oscar, si incrociano le vicende dei vari ospiti dell'albergo: una donna di New York venuta a discutere con l'ex-coniuge sull'affidamento della figlia; un'attrice inglese candidata all'Oscar accompagnata dal marito omosessuale; un uomo sposato sorpreso dalla moglie con una squillo nel letto; due coppie di Chicago coinvolte in una catena di catastrofi. Dopo le fortunate pellicole I ragazzi irresistibili (1975) e Goodbye amore mio! (1977), il regista Herbert Ross è tornato a collaborare con il grande commediografo americano Neil Simon, trasportando al cinema una delle sue opere teatrali più note, California Suite, andata in scena a Broadway nel 1976. Per interpretare la versione per lo schermo del testo di Simon, il produttore Ray Stark ha ingaggiato una squadra di attori di serie A con nomi del calibro di Jane Fonda, Walter Matthau, Michael Caine e Maggie Smith, garantendo così il successo commerciale del film, che si è rivelato uno dei maggiori campioni d'incassi del 1978.
In California Suite Simon, autore anche della sceneggiatura, ripropone il medesimo schema a episodi che aveva già sperimentato nella commedia Plaza Suite (approdata al cinema come Appartamento al Plaza nel 1971), raccontando quattro differenti storie ambientate nella cornice del lussuoso Beverly Hills Hotel. La più "seria" è la prima, in cui Hannah (Jane Fonda), quarantenne newyorkese divorziata e nevrotica, si incontra con il suo ex Bill (Alan Alda) per parlare della loro figlia adolescente, senza lesinare una serie di commenti al vetriolo sul confronto tra New York e Los Angeles. La più divertente, invece, è la terza, in cui Marvin (Walter Matthau), arrivato da Filadelfia per la comunione della nipote, dopo una notte brava si ritrova con una ragazza priva di sensi nel letto della propria camera. Nel mezzo c'è l'episodio forse più riuscito, quello che descrive il bizzarro ma a suo modo affettuoso menage fra l'eccentrica attrice Diana Barrie (Maggie Smith), giunta da Londra in occasione della notte degli Oscar, e il marito gay Sidney (Michael Caine), protagonisti di un impagabile scambio di frecciate sarcastiche.
Le vicende delle tre suddette coppie sono poi intervallate dalle burrascose disavventure di due medici di Chicago (Bill Cosby e Richard Pryor) con le rispettive mogli, in un susseguirsi comico-demenziale di improbabili sciagure che risultano però decisamente inferiori rispetto agli altri episodi della trama. Il film, comunque, vale soprattutto per il sagace umorismo delle battute scritte da Simon e per l'indubbia abilità degli interpreti; da antologia le scene in cui un esilarante Walter Matthau fa di tutto per nascondere le prove della sua scappatella alla moglie Millie (Elaine May). Per ironia della sorte Maggie Smith, che nella pellicola interpreta con brillante vivacità il ruolo di un'attrice delusa per non aver vinto l'Oscar, nella realtà invece si è aggiudicata davvero il premio come miglior attrice non protagonista.