Titolo originale | Qi Jian |
Anno | 2005 |
Genere | Azione |
Produzione | Cina |
Durata | 144 minuti |
Regia di | Tsui Hark |
Attori | Donnie Yen, Leon Lai, Charlie Yeung, Honglei Sun, Yi Lu, So Yeun Kim Kar-leung Lau, Jingchu Zhang. |
Uscita | venerdì 2 settembre 2005 |
Tag | Da vedere 2005 |
MYmonetro | 3,37 su 23 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 23 agosto 2019
Le sette spade del titolo appartengono ad altrettanti guerrieri che si trovano a difendere gli abitanti di un villaggio vessato dal sanguinario esercito manciuriano. In Italia al Box Office Seven Swords ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 1,1 milioni di euro e 272 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Apre una 62ma Mostra di Venezia tutta rivolta ad oriente, il ritorno al wuxiapian di uno tra i massimi registi hongkongesi contemporanei: Seven Swords di Tsui Hark. Finalmente dimenticato il pupazzo Van Damme, Tsui torna al suo grande amore, il cinema che mischia azione a rappresentazione storica, riuscendo ad eccellere su entrambi i fronti.
Le sette spade del titolo appartengono ad altrettanti guerrieri che, agli albori della Dinastia Ching (1660 circa), si trovano a difendere gli abitanti di un villaggio vessato dal sanguinario esercito manciuriano che sta ponendo in essere un editto del governo che vieta l'uso delle arti marziali. I metodi degli alti ufficiali sotto il comando del cruento Vento di Fuoco sono brutali, ma a dargli filo da torcere saranno gli altrettanto temibili sette guerrieri, spadaccini di impressionante abilità.
Una messinscena sontuosa per una storia che ha diversi richiami ad un classico di tutti i tempi quale è I sette samurai, ma forse legato più al suo remake americano (I magnifici sette), testimonia il periodo di grande vigore attraversato dal cinema orientale. Ad Hong Kong l'esaurirsi della fucina delle idee si accompagna, fortunatamente, ad una piena maturità stilistica dei suoi esponenti di punta. Dimenticati i limiti atavici del cinema cinese - colonne sonore pessime, personaggi esasperati, esagerazioni visive - Sette spade è una poderosa unione di estro creativo e genuino intrattenimento, capace di avvincere le più svariate fasce di pubblico per due ore e mezza suonate. I personaggi, tutti memorabili (villains in particolare) si affrontano in duelli della miglior scuola, addolciti da sottotrame amorose mai scontate.
L'ultima, non necessaria, conferma che, per chi rimpiange i grandi film epici alla Ben Hur, è tempo di guardare ad Est.
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… come molti wuxia, non fosse altro per le 'battaglie in volo' (il volo in culture dal substrato sciamanico è immagine del piano estatico, di una lotta che si svolge fra spiriti – anche se non sono gli spiriti dei nostri schemi cristianizzati). Ma qui c'era ben di più: salvare il villaggio è una battaglia per la fertilità (Yufang mette [...] Vai alla recensione »
Capolavoro di arti marziali realizzato dal geniale regista di ONCE UPON A TIME IN CHINA. Il film è veramente bello ed emozionante con una storia valida perfettamente sviluppata e con combattimenti stupefacenti, da antologia quello finale con le spade. Gli attori, tra i quali risulta l' anziano Liu Chia-Liang regista di tanti film del genere negli anni '70 come 36° CAMERA DELLO SHAOLIN [...] Vai alla recensione »
Pesante come un mattone, dalla durata interminabile. Numerosi personaggi potenzialmente validi che rimangono inespressi, immersi in una macedonia di azione, arti marziali e scene poco sensate e alle volte superflue. Non c'è fluidità e la sceneggiatura ne risente, non trasmette emozione e alla lunga stanca.
Dato che non si cerca l'attendbilità in questi films, la non si trova; si sa che peccano in linearità, ma appunto lo si sa; si sa che le sceneggiature son quello che sono, appunto; ma a volte sono affascinanti e coinvolgenti; appunto, non è il caso. Morale: perdibile.
Per cui la lunghezza del film diventa anche pesante. Alcune banalità e scene mielose di troppo (se è un film di combattimento deve essere tale e basta) Però non male.
Per cui la lunghezza del film diventa anche pesante. Alcune banalità e scene mielose di troppo (se è un film di combattimento deve essere tale e basta) Però non male.
Nella cultura wuxia, l'arma è la spada. Brandendola, il guerriero diventa tutt'uno con lei e assume un'identità a parte; la lama prende vita e spirito». Così Tsui Hark, produttore, sceneggiatore e regista di Seven Swords (Sette lame) presentava il film inaugurando fuori concorso la Mostra di Venezia 2005. A suo modo un evento: Seven Swords capovolgeva infatti la prospettiva di The Terminal di Spielberg, [...] Vai alla recensione »
Ci sono due differenze fondamentali tra Seven Swords, scelto da Marco Muller come apertura di questa edizione della Mostra, e i film-di-spada diretti da Zhang Yimou e Ang Lee. La prima è una questione di tecnica: là dove i suoi colleghi hanno imposto, fino a inflazionarle, le sequenze di duelli aerei a base di cavi d’acciaio, Tsuì Hark (che il vuxia, in pratica, lo ha inventato più di vent’anni fa) [...] Vai alla recensione »
Un film pieno di citazioni che però non somiglia a nessun altro. Una storia tutta duelli e arti marziali nello stile del wuxiapian che ignora ostentatamente gli effetti speciali ora tanto di moda (vedi La tigre e il dragone o La foresta dei pugnali volanti ) per tornare in certo modo alla purezza delle origini. Insomma un film di Tsui Hark, regista e produttore mitico per gli esperti d’Asia ma [...] Vai alla recensione »
Siamo nella Cina del 1660. Un villaggio dal nome particolare, Villaggio delle arti marziali, è oppresso da un ufficiale spietato e dal suo esercito, il quale decide che far osservare l'editto che mette al bando studio e pratica della arti marziali è il modo migliore per fare fortuna e mettersi in mostra verso il potere centrale. Ne scaturisce una resistenza sanguinosa, senza esclusione di colpi.
Già affacciatosi ai maggiori festival con La tigre il dragone e La foresta dei pugnali volanti, quest’anno il “wuxia”, il film cinese di cappa e spada, s’è conquistato l’onore di inaugurare la Mostra di Venezia: segno di una escalation che sta portando l’Oriente al vertice del cinema mondiale. Seven Swords, infatti, aprirà l’edizione 2005 del Festival, che va dal 31 agosto al 10 settembre.
Coraggiosa e perfida (rispetto ai suoi committenti, invasati di moderatismo), però, l’idea di aprire la Mostra 62 con Seven Sword, ovvero con i magnifici sette” versione Tsui Hark (si pronuncia cioihok). Perché questo produttore, regista, scrittore, musicista, montatore, disegnatore, attore, inventore di effetti speciali di lingua cantonese, è il più vitale e energetico cineasta del mondo ed è molto [...] Vai alla recensione »
Cina, 1600. nuova dinastia al potere e nuove regole. chi è sorpreso a praticare arti marziali viene passato per le armi, secondo modalità oltremodo crudeli. Le truppe di Vento di fuoco, ex generale trasformatosi in bounty killer, assediano un villaggio. In difesa del quale arrivano i magnifici sette, una setta di invincibili guerrieri. Tsui Hark torna al wuxiapian, sorta di “eastern” che mescola linguaggio [...] Vai alla recensione »
Molto divertente, realizzato con vera maestria cinematografica, diverso dai film di eleganti acrobazie a cui il cinema cinese ci ha abituato, Seven Swords (Sette spade) di Tsui Hark ha inaugurato fuori concorso la 62a Mostra di Venezia ed è subito visibile nei cinema. Qui le arti marziali non sono pretesto dì meravigliose imprese atletiche o di avventure fiabesche: sono oggetto di proibizioni e armi [...] Vai alla recensione »
La battaglia per il realismo funziona così: un regista si sveglia, decide che i suoi predecessori non hanno avuto un occhio abbastanza attento alle bruttezze della vita, e sposta la soglia un po’ più in là. Se però l’ultimo arrivato non è l’ultimo arrivato – bensì uno dalla ventennale carriera, che si trova scavalcato da Ang Lee e da Zhang Yimou proprio sul suo terreno (wuxia, ovvero arti marziali [...] Vai alla recensione »
Lo chiamano 'Lo Spieberg d'Oriente' e un motivo ci sarà. Tsui Hark, massimo esponente della cosiddetta Nouvelle Vague di Hong Kong, ironico e spettacolare, colto e popolare al tempo stesso, ha tra le mani il suo nuovo film. E Marco Muller, direttore della Mostra di Venezia, ha pensato bene di lasciare a lui l'onore di inaugurare il cinema della Laguna.
Trama: Cina, 1600. Sette guerrieri armati di spada si oppongono alla tirannia della dinastia Ching, usando le armi marziali, bandite dalla dittatura. Perché vederlo: a due giorni dal debutto a Venezia, ecco il film scelto per inaugurare la 62° Mostra del Cinema. Curiosità: il film è tratto dal romanzo «I sette spadaccini del Tian Shan» di Liang Yu-sheng, considerato uno dei padri della letteratura [...] Vai alla recensione »
Seven Swords (già domani nelle sale italiane) è lo spettacolo toccato in sorte alla platea degli inviati all’inaugurazione ufficiale. E francamente è un buon viatico nella sua dimensione di kolossal formato “wuxia”, ovvero il cappa e spada forgiato alL’orientale. Sette spade di altrettanti virtuosi guerrieri si pongono a difesa di un villaggio nella Cina dei primi del Seicento, conquistata dai Manciuriani [...] Vai alla recensione »
La Cina è vicina. certo, in questa Mostra di Venezia con gli occhi a mandorla che si è aperta ieri sera sotto il segno delle Sette spade(Seven Swords), ll kolossal di arti marziali firmato dal regista Tsui Hark, 55 anni, vietnamita di nascita, laureatosi in cinema all’università del Texas, da un ventennio attivo a Hong Kong. Ma le contaminazioni del mondo g1obale, il meticciato e l’imbastardi-mento [...] Vai alla recensione »
«Yang Yunchong voleva vivere tranquillo, ma Chu Zhaonan lo ha spinto ad agire con sentimenti di rabbia». «Wu Yuanyin ha una pessima opinione di se stessa, ma Han Zhiban dice che il Maestro l'ha rigenerata». «Sì, Fu Qingzhu... Ricorda bene questo nome». È una parola. Nomi, nomignoli e dialoghi, volenterosamente decrittati dai sottotitoli di Seven Swords contribuiscono a rintronare lo spettatore già [...] Vai alla recensione »
S’intitola Le sette spade ma al festival di Venezia ci hanno messo un minuto a ribattezzarlo le “sette palle”. Un po’ volgare, ma efficace. E ci evita di imbrigliarci in giri di parole. Questa 62ma Mostra di Venezia si è aperta ieri con un kolossal (Seven Swords del giovane e rampante Tsui Hark, frequentatore del milieu hollywoodiano) di cappa e spada cinese, genere wuxia, come vuole la corretta denominazio [...] Vai alla recensione »
La parola chiave è “wuxiapian”. È il termine che definisce, in cinese; i film di arti marziali. La tigre e il dragone di Ang Lee è il «wuxiapian» più famoso in Occidente, ma per i cinesi è un film di mediazione, rivolto a un pubblico occidentale che non conosce la grande tradizione dei racconti «wuxia» nella letteratura e nel cinema. Il film che ha aperto Venezia, fuori concorso, Sette spade (esce [...] Vai alla recensione »
Cappa e spada, anzi «wuxia”, per iniziare. La Mostra del cinema di Venezia si affida a un film epico di Hong Kong per dare il via alla 62esima edizione. Seven Swords, questo il titolo del film che uscirà in Italia domani distribuito da Medusa. E’ l’ennesimo film sulle arti marziali, meglio conosciute come “wuxia” in cinese, diventate un fenomeno cinematografico che, dall’uscita della “Tigre e il dragone” [...] Vai alla recensione »
Scelta controversa e che ancora non ha smesso di sollevare polemiche quella del direttore del festival Marco Muller di far inaugurare la Mostra a Seven Swords. Il film, diretto da Tsui Hark, è un "wuxia", termine che designa i film di cappa e spada orientali. Un genere dalla lunghissima tradizione letteraria in paesi come Cina e Giappone e che ha goduto negli ultimi anni di numerose rivisitazioni cinematogr [...] Vai alla recensione »
Grandissima inaugurazione della Mostra 62 con un film d’azione e di movimento. Un «dongzi~ian» (così chiamava il genere in cinese, il suo inventore, King Hu) deve saper smuovere le cose dentro e fuori, e produrre quella merce rara e incantata, alla borsa valori dell’immaginario tecnologico, chiamata emozione cinematografica rivoluzionaria. Come l’estasi eisensteiniana.
Nel 1660 si insediò in Cina la dinastia Ching. Poco più di un secolo prima un gesuita di Macerata, Matteo Ricci, aveva soggiornato nel vastissimo impero. Forte di una scaltrita cultura europea e di una indomabile fede cattolica, dotato di una memoria prodigiosa che gli consentì di apprendere la scrittura e la lingua mandarina, si fece un nome come “letterato predicatore”.
Definire Seven Swords un film è riduttivo. L’ultimo lavoro di Tsui Hark, che sarà l’evento di apertura di questa 62esima Mostra del cinema di Venezia. È una specie di viaggio. E già odora di rivoluzione. D’altronde, Tsui Hark non è uno che ama ripetersi. Produttore e autore indipendente, allievo di King Hu, aestro di John Woo. scopritore dell’attore Jet Li e inventore di effetti speciali, il regista [...] Vai alla recensione »
Il titolo è in inglese perché il suo regista, Tsui Hark, che ha studiato cinema in Texas, molti suoi film li ha realizzati negli Stati Uniti, specie quelli di cui era protagonista Claude Van Damme e un altro visto qui alla Mostra nel 2000, «Time and Tide». Con «Seven Words», Tsui Hark torna a quelle arti marziali che tanto successo gli avevano ottenuto, quasi ai suoi esordi con «The Blade», inserito [...] Vai alla recensione »