Boiling Point

Masaki ottiene risultati scarsi in tutto ciò che fa. Quando gioca a baseball o quando lavora in un distributore di benzina. Dopo una colluttazione con un cliente affiliato alla yakuza e la ritorsione di quest'ultimo, decide insieme all'amico Dankan di recuperare una pistola per potersi vendicare.
Grezzo e senza orpelli, Boiling Point è un compendio della poetica del primo Kitano. Al suo secondo film il comico televisivo con il tarlo della cinefilia comincia a dare forma al suo cinema. Pur indulgendo negli eccessi e difettando nell'amalgama delle parti, Boiling Point brilla per i suoi singoli attimi più che nella visione di insieme. Dopo l'action secco e tagliente di Violent Cop, che guardava a Boorman e Siegel, l'introduzione dell'elemento comico mescola le carte e permette allo spettatore di digerire parentesi di violenza estrema, in una sorta di trasfigurazione nonsense del codice yakuza eiga, misogino e brutale, di Fukasaku Kinji.
I topoi del Kitano che verrà ci sono tutti: lo sfigato in cerca di fortuna con le ragazze, gli yakuza violenti e dementi, che usano le donne come oggetti e si divertono nelle maniere più assurde, mentre su tutto regna l'impressione di una società ribaltata. Un mondo uguale e contrario a quello della tradizione nipponica - esageratamente attenta alla forma, al rispetto e alla cortesia - dove l'universo di Kitano è prevaricazione, politicamente scorretto e anarchico autolesionismo. Nella sua sregolata confusione Boiling Point mostra i segni del regista che verrà molto più del debutto, di cui per certi versi rappresenta quasi una parodia. Se là il canone del revenge movie del cinema d'azione era rispettato, benché ridotto al suo scheletro, qui la vendetta di Masaki appare sin da principio poco plausibile e mescolata inestricabilmente a un umorismo insano quanto irresistibile. Beat Takeshi attore si ritaglia un ruolo di comprimario e perfeziona le caratteristiche del suo personaggio: andatura caracollante, pugno di acciaio e humour surreale, benché ancora privo degli inconfondibili tic, susseguenti all'incidente di moto di qualche anno successivo. Uno yakuza debosciato e vendicativo, troppo sgradevole per imprimersi nell'immaginario come i Kikujiro o i Murakawa che verranno.
Ma nella sua immaturità lo stile di Boiling Point resta unico, inconfondibile: molti i tempi morti di un ritmo che sembra non innalzarsi mai, mentre le inquadrature, primi piani piatti e bidimensionali, schiacciano i personaggi esaltando il lato comico e keatoniano della vicenda. Un autore ancora lontano dall'essere tale, ma già capace di slanci accecanti. 