Titolo originale | You got served |
Anno | 2004 |
Genere | Musicale |
Produzione | USA |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Chris Stokes |
Attori | Omarion Grandberry, Marques Houston, Jennifer Freeman, Jarell Houston, Dreux Frederic DeMario Thornton, Christopher Jones (II), Steve Harvey, Meagan Good, Columbus Short, Robert Hoffman. |
MYmonetro | 2,24 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Un film che piacerà agli amanti della break e della street dance in genere, e forse solo a loro. La trama del film è infatti solo un pretesto per mettere in scena numeri di danza e nuovi "fenomeni" del settore. In Italia al Box Office SDF Street Dance Fighters ha incassato 661 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Beat Street negli anni '80 ha segnato i tempi della street dance, sulle note trascinanti di Grandmaster Melle Mel, Treacherous Tree, Furious Five, prime ispirazioni di quello che oggi chiamiamo Rap o Hip Hop. In seguito è rinato il Black Cinema con Spike Lee, dando il via a numerose produzioni di qualità più o meno discutibile, per arrivare infine a un genere afroamericano politically correct. SDF è un insieme di numeri di danza da strada, sfide personali fra tribù di ragazzi, "battles of dj" sulle gambe e sulle braccia, fisiche forme per emergere dal ghetto.
L'arena è il luogo dove Elgin e David ballano con la loro squadra vincendo tutti gli "incontri". Tranne uno. E la loro amicizia, che appare solida e indistruttibile, prima dello scontro finale, si incrina per un malinteso. Solo quando i due protagonisti sono messi definitivamente alla prova sapranno se il loro legame può essere di nuovo vincente.
Pulito, senza un'ombra di turpiloquio (solo un tenero "bitch", nemmeno troppo convinto), SDF, appare sterile e senza mordente. Non sono sufficienti i numeri di abilità dei ballerini a salvare il film dalla banalità e dal torpore dei dialoghi e delle situazioni. Alla fine non si può non ammettere che gli sfidanti siano i migliori. Ma il cinema spesso non premia chi dà il meglio di sé, altrimenti non sarebbe finzione.
La galassia hip-hop comincia da un po’ di tempo ad avere una sua piccola emulazione anche in Italia, sempre in forme auto-ghettizzate e di riporto, ma forse anche con una strana spontaneità dal basso. Il successo di Honey, che ha spiazzato molti, era dovuto a un target femminile-adolescenziale, mentre questo appare piuttosto come un suo equivalente maschile.