Titolo originale | Bom, yeoreum, gaeul, gyeoul, geurigo, bom |
Anno | 2003 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud, Germania |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Kim Ki-Duk |
Attori | Oh Yeong-su, Kim Ki-Duk, Young-min Kim (II), Seo Jae-kyeong, Ha Yeo-jin, Kim Jong-ho . |
Tag | Da vedere 2003 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,83 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 28 luglio 2014
In una casa-isola su un laghetto si svolgono gli insegnamenti e le esperienze di due monaci, uno adulto e uno giovane. In Italia al Box Office Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera ha incassato 631 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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In un tempio buddista, che fluttua in una valle inondata, un maestro osserva il suo giovane allievo mentre si relaziona con il mondo esterno. Quando il piccolo si diverte a torturare un pesce, una rana e un serpente, il maestro lo ammonisce, avvertendolo sulle conseguenze del dolore inflitto agli animali.
Superata la trasgressione necessaria di film come Crocodile, L'isola o Bad Guy, Kim Ki-duk rielabora i temi della sua poetica in una forma più tradizionale in senso assoluto ma nuova per il suo cinema. Una lectio moralis in cui i simbolismi semplici e la cura amorevole per la fotografia e gli scenari naturali avvicinano il regista alla consuetudine di ciò che il pubblico occidentale si attende dal cinema d'autore dell'Estremo Oriente. Ma è solo apparenza. L'ambientazione che sembra più accogliente - una valle inondata, con un tempio fluttuante e una perenne aura di misticismo - rispetto ai consueti paesaggi suburbani, carichi di disagio, introduce a una storia non meno crudele e intensa di quelle a cui Kim ha abituato il suo pubblico (e in fondo si tratta del medesimo scenario che caratterizzava L'Isola, con l'acqua ancora una volta elemento fondamentale di isolamento e alterazione temporale). In cui ancora una volta sono i dettagli a rivelare più del quadro di insieme.
Un monaco-santo - il soprannaturale, o l'inesplicabile, che accompagna i suoi spostamenti e i suoi gesti non è mai sottolineato, è solo assunto come tale - fa da raccordo tra i segmenti narrativi dell'opera che corrispondono ad altrettante fasi della crescita, caduta e ascesa di un uomo, prigioniero di barriere interiori e di pulsioni e istinti che fatalmente lo allontanano dal cammino della saggezza. Un percorso che è forse impossibile da affrontare senza errare, senza che i più miserabili degli atti insegnino a riconoscere il vero e il giusto nella natura delle cose.
Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera è apologo morale e insieme non lo è, perché sfugge a una spiegazione chiara e si apre a molteplici e finanche discordanti interpretazioni sul senso dell'esistenza. Perché la verità non è qualcosa che si possa spiegare e la sua testimonianza non è fatta per rimanere, come un sutra che evapora appena dopo essere stato impresso; la riflessione sulla scrittura come liberazione dalle paure e dai demoni interiori è centrale nel percorso di crescita e redenzione, ma nulla è eseguito per essere esibito, perché qualcuno lo apprenda, è solo eseguito in quanto inevitabile, per un dovere che è innanzitutto intimo, rivolto a se stesso. Per Kim Ki-duk non esistono feti astrali che nascano con una nuova consapevolezza, non esiste evoluzione né alterazione di ciò che è: se il tapiro abbattuto di Kubrick significa un avanzamento, il serpente ucciso dal gioco crudele di un bambino curioso significa reiterazione infinita del ciclo della vita.
Un pessimismo di fondo, tipico di Kim, che rimane comunque solo una delle possibili interpretazioni di un'opera capace di ispirare visioni infinite e altrettante letture, sempre nuove, in ogni occasione.
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Il tempo del film è effettivamente lento ma si riempe di tutte le riflessioni interiori. Ho dato moltissime interpretazioni. Ho notato che ogni stagione è caratterizzata da un animale diverso: - la primavera, il cane - l'estate il gallo - autunno il gatto - l'inverno il serpente - e la nuova primavera la tartaruga. Il cane: il bambino è fedele al maestro, esplora [...] Vai alla recensione »
E' davvero affascinante la ciclicità, il ripetersi sempre uguale di tutte le cose. La circolarità di tutta la natura è propria anche dell'uomo, delle sue passioni e anche delle sue redenzioni. L'uomo segue lo stesso corso delle stagioni. Il luogo perso tra montagne e vegetazione sembra una sorta di bolla, di microcosmo isolato dal resto, un modello in miniatura che vuole esprimere nel suo piccolo lo [...] Vai alla recensione »
La forma della vita vista con gli occhi del pensiero orientale. Il cerchio, il ritorno, la ruota, la ripetizione, l'illuminazione. Questo film è pura poesia buddhista. Non ci sono cambi repentini di scenografia, l'ambientazione è unica e ricorrente, il luogo sempre lo stesso. Le quattro stagioni della vita, più una.
"Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera" del compianto Kim Ki-Duk, è un film che gioca anzitutto sulla ciclicità della stagioni e sul parallelismo tra il ciclo della natura e il ciclo della vita umana. Il protagonista viene cresciuto da un monaco buddhista: insieme vivono in un tempio in mezzo ad un lago sperduto in una valle incontaminata della Corea.
L'alternanza delle stagioni della natura quale metafora dell'alternanza delle stagioni della vita. Il tutto avvolto nel misticismo di un tempo buddista, circondato da una avvolgente natura.Ma non si tratta solo di linearità e religione. Qui la quietudine profusa dal silenzio della natura e dalla fede negli dei, viene interrotta dalla violenza e dall'errare umano.
In un piccolo monastero su un lago un monaco addestra alla vita un bambino nell’alternanza regolare delle stagioni. Quando, ormai giovane ragazzo, arriva dalla città una ragazza per curare la sua infelicità, si innamora di le e capisce che è tempo di vivere le passioni della vita mondana. Tornerà diversi anni dopo, dopo aver attraversato tante esperienze, pronto a prendere il posto del vecchio maestro Film [...] Vai alla recensione »
Su un eremo galleggiante isolato dal mondo e dalle sue passioni cresce un bambino in mezzo alla natura in gemma che giocherà (più per ignoranza che con cattiveria) in modo crudele con alcuni animali. La stagione dell'infanzia passa e nel tripudio della natura (l'estate) il ragazzo ora adolescente conoscerà la passione e l'amore carnale.
"Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera" è sicuramente uno dei migliori film di Kim Ki-Duk. Esteticamente splendido, compatto, mai banale o scontato, ha un messaggio chiaro e limpido sulle età della vita, sul male di vivere e sulla pace interiore. Molto emozionante.
Un film poetico, e la poesia vi è vissuta sino in fondo. Semplicità e passione sincera per la vita in tutte le sue manifestazioni. Fotografia magica e regia senza la minima sbavatura. Una narrazione piana, nel rispetto dei tempi e dei modi naturali. Una sentimentalità elegante, sentita, onorata, sofferta per i suoi limiti espressivi.
Meraviglioso il susseguirsi delle stagioni in una natura particolarmente ricca di vegetali e di animali. Intensa è la vista dall'alto di quel piccolo specchio al cui centro si erge stabile la casa-pagoda. un insieme di simboli: quelli della scrittura sul legno hanno forse il maggiore rilievo, ma altrettanto interessante è la presenza di due animali domestici, la gallina e il gatto [...] Vai alla recensione »
Il film, tra i più acclamati del grande Kim Ki Duk, per me risulta una delle sue opere peggiori. Incomprensibile quantomeno la sceneggiatura. Un femminicida trentenne finisce in carcere per uscirne ancora giovanissimo (nemmeno 10 anni dopo) per poi riprendere la vita da monaco e crescere un bambino? Il tutto nell'impunità assoluta, mi dispiace ma pur essendo un film tecnicamente ineccepibi [...] Vai alla recensione »
Il ciclo della vita come ciclo delle stagioni. E' già dal titolo molto chiaro il quadro che il buon Kim ha in mente. Quello che vale la pena rimarcare in questo film, oltre la struggente bellezza dei paesaggi, è il necessario cammino che ogni essere umano deve compiere per potersi definire 'uomo'. Il male, le passioni, il mondo esterno.
film raffinato che insegue lo scorrere della vita in un luogo etereo lontano da tutto ma dove tutto arriva. bella la fotografia, questo film regala il tempo di pensare , rari i dialoghi forti le sensazioni. da vedere
Forse Kim ki duk, è nato tardi,e conseguentemente tardi ha fatto i suoi film,tra cui questo. Questo film era da farsi 25 anni prima. Il risultato è che è un film che cerca d'esser poetico ma della poesia ha solo lo stile,non la poeticità. Da buttare nel laghetto.
Sta quasi lutto dentro uno spazio chiuso, Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera (Corea del Sud e Germania, 2003, 103’). Come lo sguardo dei personaggi, la macchina da presa ora osserva l’eremo galleggiante del Maestro (Oh Yeongsu) da un portale che dà sulla terraferma, ora invece osserva il portale dall’eremo. In mezzo, c’è un lago serrato ira montagne.
È raro ormai che il cinema coreano deluda. Lo riconferma oggi questo film pieno di fascino che cita nel titolo tutte e quattro le stagioni, ricominciando, dopo l’inverno, con la primavera. Per indicare - filosoficamente e religiosamente - non solo il ciclo della vita collegato con quello delle stagioni, ma il suo ripetersi all’infinito: senza interruzioni.
Primavera: un piccolo monaco scaglia pietre su una rana. Estate: da adolescente s'innamora di una ragazza. Autunno: diventato uomo torna al tempio dopo aver compiuto un omicidio. Inverno: nella piena maturità il monaco va in ritiro spirituale su una montagna. Ancora primavera: un vecchio monaco alleva un bambino nella pace del tempio. Il cerchio si chiude e il ciclo della vita continua.
Prendiamo il caso di Dopo mezzanotte, il minuscolo film di Davide Ferrario che sta diventando un caso anche commerciale, in segno di miracoloso e imprevisto riconoscimento dei suoi meriti di semplicità, pulizia, immediatezza. Nulla rende paragonabile il film italiano a quello coreano di cui si parla qui: Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera di Kim KiDuk, regista plurinvitato e [...] Vai alla recensione »
Un bambino cresce in un luogo sperduto con un anziano maestro. Gli anni passano, le stagioni si susseguono, le tentazioni cambiano forma e natura. Il bambino si divertiva con giochi crudeli sugli animali. Il ragazzo si innamora di una giovane di città giunta fin lì per curarsi. L’adulto tornerà in quel luogo isolato, da cui era fuggito per amore, con un delitto sulle spalle.
Anche se Kim Ki-duk si dichiara un cane sciolto, che non appartiene alla «corrente dominante» e viaggia ai margini, il suo Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera è da considerare un apologo di ispirazione buddista. Tale è la cultura di appartenenza di questo regista coreano segnalatosi all'attenzione della critica internazionale per la singolarità e intensità della sua opera cinematografica [...] Vai alla recensione »
Crudeltà e innocenza, giovinezza e maturità, desiderio e ossessione, piacere e dolore, delitto e redenzione. Stagioni e passioni si alternano e si fondono nell’immutabile ciclo naturale coinvolgendo le vite dei due monaci che dividono l’eremo galleggiante sul lago Jusan circondato dalle montagne. Un luogo fuori dal mondo destinato a restare per sempre un rifugio per lo spirito sospeso ai confini con [...] Vai alla recensione »
Non è il miglior Kim Kiduk, ma che un suo film esca nelle sale è già una specie di miracolo. In confronto a lavori come Bad Guy, The Coast Guard e Samaria, Primavera, estate... dimostra una propensione alla conciliazione verso il gusto occidentale che manca del tutto nelle opere migliori del regista coreano. Però averne. Se è vero che verso l’ultima parte, l’opera diventa un po’ troppo pomposa e “folclorist [...] Vai alla recensione »
Una luce meravigliosa, una calma da paradiso terrestre, il ritmo delle stagioni che scandisce la vita tranquilla dei due protagonisti, un monaco buddista anziano e il suo giovanissimo allievo. E invece, quanti conflitti nascosti, quanti segreti non detti, quante piccole grandi violenze nei rapporti di ogni giorno. Il bambino vuole conoscere il mondo, desidera uscire dal cerchio magico, si lancia alla [...] Vai alla recensione »