Prendimi e portami via

Giampiero è uno studente della scuola media che sogna grandi viaggi, e gli basta aprire l'atlante da cui non si separa mai per volare con la fantasia lontano dalla squallida periferia di Roma dove vive coi genitori, Alfredo e Luciana, che intanto stanno scoprendo di avere ben poco in comune. Quando Giampiero conosce Romana, una bambina rom che nel frattempo si è unita alla classe, si 'innamora' così come può fare un ragazzino.Ma gli zingari non sono ben visti nel quartiere e la realtà della loro tenera infatuazione diviene drammatica il giorno in cui Romana viene perduta al gioco da suo padre e ceduta al perfido Fulberto, uno zingaro proprietario di un luna park itinerante. Zangrandi costuisce un film che rende omaggio a Piero Natoli narrando una piccola storia che mette in parallelo i disagi dei preadolescenti e quelli degli adulti. Sostenuto da attori capaci di essere 'naturali' (in primis Valeria Golino) riesce a offrire uno spaccato di vita di periferia in cui nessuno può dirsi 'migliore'. 

Nella degradata periferia di Roma, si sviluppa il rapporto di amicizia e amore fra due adolescenti, compagni di classe: Romana è una giovane zingara, mentre Giampiero è il figlio di una coppia in crisi, lui fruttivendolo conosciuto ed apprezzato, lei pittrice estranea alla vita di quartiere. Il rapporto, difficile e contestato, tra i due ragazzi, dà loro l'opportunità per uscire da una realtà personale complicata, ma naufraga quando accade un furto nel quartiere: E' lì che tornano a galla antiche rivalità e striscianti razzismi.
Zangardi, alla seconda prova, ritorna dopo dieci anni a descrivere la realtà rom, con una commedia amarognola in cui l'intensità degli interpreti (oltre alla Golino, da sottolineare la sensibilità di Rodolfo Laganà, in un inedito ruolo drammatico) non si unisce ad un racconto vagamente stereotipato, e tutto sommato pervaso da un buonismo di fondo che fa a pugni con una realtà ben più complicata.