Titolo originale | La Carrière de Suzanne |
Anno | 1963 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia |
Durata | 54 minuti |
Regia di | Eric Rohmer |
Attori | Catherine Sée, Philippe Beuzen, Christian Charrière, Diane Wilkinson, Patrick Bauchau . |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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CONSIGLIATO SÌ
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Parigi. Bertrand, diciottenne matricola della Facoltà di Farmacia, alloggia all'Hòtel de l'Observatoire. Il suo migliore amico è Guillaume, studente come lui ma molto sicuro di sé soprattutto nei rapporti con l'altro sesso. Bertrand, a cui interessa l'irlandese Sophie, è però molto timido. Al Café de Luco i due conoscono Suzanne, una brunetta che lavora al Comitato Nazionale contro la tubercolosi frequentando dei corsi serali di lingua italiana. Guillaume si dà subito da fare con la ragazza ma una sera, nel corso di una festa nella propria abitazione, presta tutta la sua attenzione proprio a Sophie sotto lo sguardo imbarazzato dell'amico. Invitato a rimanere, dopo che gli altri se ne sono andati, Bertrand deve improvvisare una seduta spiritica in cui fa comparire Don Giovanni che invita Suzanne e Guillaume ad andare a letto insieme. Fatto che puntualmente si verifica di lì a poco. Otto giorni dopo però Guillaume è già stanco della ragazza che, inconsapevole, confida invece la propria felicità a Bertrand. La domenica pomeriggio Bertrand deve assistere all'umiliazione di Suzanne da parte di Guillaume, situazione che la ragazza subisce passivamente guadagnandosi il disprezzo del ragazzo.
Qualche giorno dopo Suzanne, lasciata da Guillaume, invita Bertrand al ballo dell'Hec (scuola degli Hautes Études Commerciales) a cui sarà presente anche Sophie. Il ragazzo non ha soldi ma Suzanne si dichiara disposta a pagare anche per lui. Nel corso della festa le due ragazze si dimostrano interessate a lui che, per timidezza, si ritrae. Quando Guillaume viene a sapere della prodigalità di Suzanne decide di approfittarne. Inizia così un periodo in cui i due vivono alle spalle della ragazza, finché, una sera, non la lasciano sola in un locale. Il giorno dopo, siamo solo al 12 dcl mese, confesserà a Bertrand di essere al verde.
Tornato a Parigi dopo le vacanze di Pasqua, Bertrand sta nascondendo in un libro quattro pezzi da 10.000 franchi che i genitori gli hanno regalato perché si compri un vestito. Sopraggiunge Guillaume che gli chiede un prestito che lui gli nega. Chiamato al telefono da Suzanne lascia la stanza. La ragazza lo invita a una festa a cui sarà, ancora una volta, presente Sophie. È l'occasione per rivelargli di aver lasciato il lavoro e per chiedergli un prestito per chiamare un taxi. Bertrand, che non ha soldi con sé, è costretto a rispondere negativamente alla richiesta. Allora Suzanne, che abita lontano, gli chiede di poter passare la notte da lui. Il ragazzo, seppur riluttante, accetta. Lui, che l'indomani ha un esame, dormirà nel letto mentre la ragazza dovrà accontentarsi di una sedia. La gonna di Suzanne, scucitasi al momento giusto, non servirà ad altro che a ricevere ago e filo e una piccola lezione di cucito. Il mattino dopo Bertrand esce presto e lascia la ragazza in casa ancora addormentata. Al suo ritorno Suzanne se n'è andata e 30.000 franchi non ci sono più. Anche Guillaume potrebbe averli sottratti ma Bertrand preferisce sospettare della ragazza. Ora Bertrand e Sophie si vedono un po' più spesso e la giovane straniera gli fa notare le qualità di Suzanne rivelandogli che è imminente il suo matrimonio con Franck che l'ha preferita a lei. Quando in piscina Bertrand vede Suzanne assieme al suo nuovo compagno capisce come tutte le sue valutazioni negative nei confronti della ragazza fossero dettate da un errore di prospettiva.
La carriera di Suzanne sembra imbarazzare buona parte degli studiosi che hanno compiuto indagini sul cinema di Rohmer. Il regista, dopo aver enunciato lo schema dei "Racconti morali" e averlo esposto con sottile rigore in La fornaia di Monceau pare ora rimescolare tutte le carte. Marion Vidal, nel suo acuto saggio sui "Contes" può così rilevare che: 1) il personaggio principale non è più il narratore ma l'amico; 2) essendo il protagonista passivo le due donne solo a fatica potrebbero essere incasellate nei ruoli di "eletta" e "seduttrice"; 3) il dilemma morale non esisterebbe perché, essendo Bertrand troppo casto e Guillaume dedito solo a conquiste senza futuro, mancherebbe la materia prima. Se però è vero quanto il regista afferma, a proposito dei protagonisti dei suoi film nell'intervista del 1965 a cura di Claude Sartirano, diventa necessario rivedere questa valutazione. «Non sono dei personaggi esemplari, anche dal punto di vista estetico (...) ma dei personaggi che si presentano come esemplari. Questo mondo mi interessa, ma un altro potrebbe interessarmi allo stesso modo. E proprio per mostrare dei mondi completamente diversi tra loro che ho fatto i "Racconti morali"».
Se il narratore di La fornaia era così sicuro di sé da poter desiderare di dare l'avvio a una storia senza spessore con Jacqueline solo perché la riteneva inferiore, il Bertrand di La carriera di Suzanne, al di là delle apparenze, ne costituisce l'omologo, minore solo per età e intraprendenza. Le battute che chiudono il film mentre il suo sguardo percorre (ed è l'occhio della memoria a entrare in funzione) il corpo mai "avuto" della ora splendida Suzanne ce ne danno la misura: «Forse, senza volerlo, si era presa gioco di me. Quella ragazza per la quale, durante l'anno, non avevo provato altro che una confusa pietà, al traguardo ci aveva tutti beffati, costringendoci a riconoscere quel che eravamo: dei ragazzini. Colpevole o meno, ingenua o furba che fosse, che importava? Privandomi del diritto di compatirla Suzanne si era presa la sua vera rivincita» (corsivi dell'autore).
Passivo o attivo che sia, il protagonista dei "Racconti" rohmeriani vive un rapporto irrisolto con la donna. In questo film è come se il regista tentasse di sdoppiare il protagonista del suo film precedente eliminandone la medietà per provare a mettere alla prova i due estremi di una stessa misoginia e verificarne gli esiti perdenti in una sorta di brodo di coltura costituito dalla contemporanea presenza di Suzanne e Sophie (due nomi, due 5 iniziali, nulla è "casuale" nel regista che si occupa del Caso). Il narratore, che questa volta è dotato di un nome, alloggia presso l'Hòtel de l'Observatoire di cui vediamo la facciata. Siamo alla seconda inquadratura del film e già l'architettura si è premurata di segnalarci la caratteristica principale del personaggio: osservare senza agire di conseguenza. Bertrand si inserisce così, da subito, nel ritratto che Pascal Bonitzer traccia con grande chiarezza: «Gli eroi dei "Racconti" scelgono non il racconto a seguito della vita, a seguito dell'esperienza, ma il racconto contro la vita o, piuttosto, il racconto al posto della vita, al posto dell'esperienza. Il racconto diviene l'esperienza stessa, si sostituisce all'esperienza, alla vita» (E Bonitzer, Eric Rohmer, Nouvelles éditions, Editions de l'Étoile, Cahiers du cinéma, 1991, p. 86). Bertrand sperimenta la narrazione di un'esperienza mancata in opposizione a Guillaume che non ha alcun "tempo" disponibile per la riflessione. Due volti dello stesso disprezzo nei confronti della donna che trovano, nella parodistica scena della seduta spiritica, un aiuto "evocato" nel personaggio simbolo di conquiste cercate per esorcizzare il timore dell'impotenza: Don Juan. Mozart, trentatré anni prima di divenire esplicito oggetto di studio nel saggio De Mozart en Beethoven (1996) offre a Rohmer un pretesto narrativo. Dall'astrologia di Il segno del Leone allo spiritismo di questo film il passo sembra breve, ma se allora si chiudeva su un'immagine fissa delle stelle qui l'ironia è palese e i dettagli dell'abitazione servono a sostenere l'assunto. La volgarità di Guillaume, rimproverata a Rohmer dalla sua stessa rivista, i «Cahiers», non è che il versante pesantemente aggressivo delle pulsioni presenti in un Bertrand che, nella notte in cui ospita Suzanne, non solo rimane passivo ma si garantisce il letto lasciandola a dormire scomodamente sulla sedia (lui che si preoccupa delle "convenienze"). L'anticipazione di quanto avverrà, con le opportune varianti, in La mia notte con Maud è palese, anche se il contesto, per età dei protagonisti e per livello di cultura ed esperienza di vita, è molto diverso. Non è il solo film di cui si possono rinvenire delle anticipazioni: la riflessione sulla bellezza e i subì canoni la si ritroverà in La collezionista, così come la scena dell'umiliazione di Suzanne troverà un riscontro in quella di Haydée sempre nello stesso film. «Scherzo di pessimo gusto!» afferma a un certo punto Suzanne, e Guillaume brutalmente le replica: «Se avessi buon gusto non mi piaceresti>. Il "gusto della bellezza" appunto. La soggettività (e la mutevolezza) del punto di vista "debole" di una personalità in formazione (il diciottenne Bertrand) dinanzi a una femminilità solo apparentemente disarmata e passiva: «Alle donne piace essere forzate» ha asserito la ragazza. Le prime donne protagoniste dei film di Rohmer hanno un lavoro e sono economicamente indipendenti (fatta eccezione per la studentessa Sophie e per Suzanne nell'ultima parte della vicenda).
Come per Wesselrin, il denaro per Bertrand (e per Guillaume) è un problema. Come tra il narratore e Jacqueline in La fornaia di Monceau il rapporto tra Bertrand e Suzanne comincia a farsi più ravvicinato nel momento in cui entrano in gioco i soldi. Il potere economico, in questo caso, sta dalla parte di lei che diviene così oggetto di uno sfruttamento completo: dal letto di uno scettico Guillaume alle cene scroccate dai due studenti fino alla fuga alla chetichella che segna la fine dei rapporti e delle finzioni. Quello dei primi due "Racconti" è un mondo in cui le convenzioni dominano, ma in cui, al contempo, non ci si pone il problema di trattare gli altri come oggetti. Così se Guillaume salva le apparenze lasciando andare in camera Suzanne e raggiungendola con una scusa poco dopo, anche Bertrand, che si è sentito rimproverare con un «Come sei borghese» da Suzanne, si preoccupa di non far sapere che ha una ragazza in camera. Entrambi però non esitano un istante nel passare ad atteggiamenti opposti. Ancora una volta due facce della stessa medaglia: se Guillaume si permette di sculacciare Suzanne davanti all'amico, Bertrand non palesa mai la disistima verso una ragazza che, a differenza della fornaia per il narratore, non gli è inferiore sul piano culturale (ne abbiamo fatto la conoscenza mentre aveva in mano una copia in italiano di I promessi sposi). Arriverà addirittura a "preferirla", come presunta colpevole del furto, all'amico. Se il copione è analogo, la scena su cui i due agiscono la loro pièce è molto diversa. Guillaume (personaggio vicino a quelli di Paul Gégauff che parteciperà alla prima stesura di Il ginocchio di Claire) si mette in scena a uso e consumo di Bertrand affinché questi possa apprendere e, nello stesso tempo, ammirarlo, invidiarlo e detestarlo. È una sorta di corso di iniziazione a tappe forzate quello a cui viene sottoposta la giovane matricola che, a sua volta, ha costruito una scena che è tutta interiore e che può tornare a essere solo mediante il filtro della "distanza" temporale e della narrazione.
Dopo il primo dei sei racconti morali(la fornaia di monceau),rohmer torna con il secondo capitolo.In questa nuova pellicola ,si sente il profumo di nouvelle vague,e la morale forse e' una delle piu' comuni al giorno d'oggi,e stavolta rohmer sembra ver davvero trovato il suo capolavoro.Suzanne e' una ragazza univesitaria che conosce un ragazzo molto arrogante ed ipocrita che vuole [...] Vai alla recensione »