Fango

Cipro. Temel, aiutato da Alì, lavora per le Nazioni Unite per cercare di ricucire lo strappo tra greci e turchi che si dividono l'isola, ma nasconde un passato da assassino che lo tormenta. Halil sa tutto, ma preferisce tacere e approfittare della situazione. Quando Alì scopre per caso delle statue antichissime e di grande valore sepolte nel fango che utilizza per curarsi dalla sua afonia, gli eventi - a causa dell'avidità di Halil - precipiteranno. Presentato a Venezia, Fango avrebbe delle ambizioni tematiche notevoli: l'impossibilità di seppellire il passato, la guerra come "stato permanente" dell'animo umano, l'odio e l'avidità che riaffiorano come un fiume carsico per produrre nuovi lutti. Ma la realizzazione è un po' troppo fitta di simbolismi, qua e là anche corrivi, e la regia - pur discreta a livello formale, con un bel gusto per l'inquadratura - non ha abbastanza polso per tenere in riga una sceneggiatura volutamente "alta". Interessante, ma irrisolto. 