Titolo originale | Petites coupures |
Anno | 2003 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Pascal Bonitzer |
Attori | Daniel Auteuil, Kristin Scott Thomas, Ludivine Sagnier, Emmanuelle Devos, Alice de Lencquesaing . |
MYmonetro | 3,34 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 7 maggio 2015
La vita di Bruno è letteralmente riempita da un harem di donne. Ma all'improvviso accade qualcosa che rovina l'idillio
CONSIGLIATO SÌ
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Bruno è parigino, giornalista e comunista. Ha a che fare con una moglie, Gaëlle, un'amante più giovane, Nathalie, e un'insicurezza esistenziale che tiene a bada a suon di improvvisazioni in ogni ambito della propria vita sentimentale e lavorativa. Accettato l'invito di uno zio con interessi in politica a recarsi nel suo paesino di montagna, Bruno incontra Béatrice, una donna di grande fascino che lo porterà, forse, ad una svolta.
Uomo e donna, Parigi e la provincia, l'arroganza dell'intellettuale e la semplicità della gente di campagna, le parole dette e quelle che fanno male, corrodono. Pascal Bonitzer, teorico del cinema e sceneggiatore prediletto da Jacques Rivette, organizza un film apparentemente doppio, usando ellissi e accordi ritornanti, per mettere a fuoco la personalità di un uomo senza qualità. Intellettuale comunista, nonostante tutto, nonostante il Muro di Berlino, come gli fanno notare due delle sue donne, Bruno improvvisa la sua vita, cerca di stare a galla in una crisi che, a ben vedere, non sembra riguardare solo lui. Non c'è differenza se a scaldargli il corpo siano una giovane ragazza innamorata o una borghese piuttosto snob che ha le fattezze algide di Kristin Scott Thomas, nel suo personaggio è incarnata la sconfitta di un'intera classe, politica, culturale, di genere soprattutto.
«Noi non siamo in un dramma, dico bene? Piuttosto in un vaudeville» afferma alla fine Béatrice, definendo il senso prima di Piccoli tradimenti. Con l'ausilio di una colonna sonora spiazzante, fatta di tonalità misteriose, quasi da thriller, il regista confonde e mischia le carte e i molti incroci, mai di passione in realtà, per mettere in risalto la leggerezza del racconto, il suo non volersi prendere sul serio. È proprio qui la forza del film, nella scelta molto francese di andare a fondo in temi capitali, la gestione del maschile e del femminile, i rapporti di forza tra i sessi insomma, con un distacco, spesso ironico, che non può non conquistare. Simbolico e intellettuale, forse un po' letterario, ha l'ambizione di toccare profondi e non di rado riesce nel suo intento.
Non per tutti i gusti, ma sempre attento alla composizione del quadro, davvero riuscita la messa in scena dell'incredibile notte vissuta da Bruno, Piccoli tradimenti è quasi un manuale sulla fragilità e sulla mancanza di uno scopo di vita che riesce a non scadere mai nella predica, avendo dalla sua parte la capacità di ridere sulle piccolezze del quotidiano. Pregevolissimo il ritratto tratteggiato da Daniel Auteuil, quello di un inetto verso il quale si prova, alla fine, molta tenerezza.