Titolo originale | The Tulse Luper Suitcases - Part I. The Moab Story |
Anno | 2003 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Peter Greenaway |
Attori | Victoria Abril, JJ Feild, Isabella Rossellini, Franka Potente, Don Johnson, Kathy Bates Tom Bower, Yorick van Wageningen, Jordi Mollà, Vincent Gallo, Debbie Harry, William Hurt, Steven MacKintosh, Rossy De Palma, Amanda Plummer, Molly Ringwald, Sting, Ana Torrent, Roberto Citran, Cristina Moglia, Raymond J. Barry, Kevin Tighe, Maria Schrader. |
MYmonetro | 2,73 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 23 febbraio 2017
Parte il nuovo progetto di Peter Greenaway, cineasta bizzarro e geniale: una colossale e stravagante trilogia che racconta la storia di Tulse Luper e delle sue 92 valigie, ovvero dell'Uranio, ovvero del XX secolo, ovvero di Greenaway stesso... In Italia al Box Office Le valigie di Tulse Luper - Parte I. La storia di Moab ha incassato 67,1 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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La vita di Tulse Henry Purcell Luper, scrittore professionista e project-maker, dentro e fuori le prigioni, ricostruita attraverso gli indizi trovati in 92 valigie sparse per il mondo. Sulla falsariga dell'Uranio, numero atomico 92, dalla sua scoperta nel 1928 fino alla sua "morte", nel 1989, quando la caduta del Muro di Berlino mise fine alla Guerra Fredda (e alla corsa alla fissione nucleare). Greenaway ha ormai da tempo perso il senso della misura. Anche chi ne apprezzava la genialità visiva ha da tempo smesso di inseguire il suo onirismo intellettual-multimediale. Le installazioni nelle piazze sono una cosa fare film un'altra. 2 stelle per il passato.
Primo episodio di una trilogia - non completamente edita in Italia - che vede protagonista Tulòse Luper e le sue novantadue valigie. Si tratta di un film sperimentale e ridondante, formalmente avanguardistico fino all'insopportabile. Greenaway è così: prendere o lasciare. Io voto la prima!
Prigioni e valigie sono simboli della vita in Le valigie di Tulse Luper di Peter Greenaway: le carceri rappresentano le successive privazioni di libertà a cui può ridursi l'esistenza umana; le valigie sono il bagaglio culturale e di memoria portato con sé da ciascuna delle persone che oggi vanno per il mondo a milioni in viaggi volontari o coatti. Tulse Luper, scrittore e artista, alter ego di Greenaway [...] Vai alla recensione »
Refrattario a ogni richiesta di semplicità, lo squisito e algido Peter Grennaway presenta l’impresa della vita, una serie di film sulla figura (inventata) di Tulse Luper (JJ Felid), di cui questo è il primo episodio. Nato nel 1922 nel Galles, il nostro anti-eroe passerà dal deserto del Far West all’Europa, lungo la Storia, tra valigie colme di collezioni e imprigionamenti vani.
È da un po’ che Greenaway non perde occasione di dichiarare che il cinema è morto, che non si possono più raccontare storie come i film hanno sempre fatto, che gli schermi devono trasformarsi in pareti di gallerie d’arte, di un’Arte Visiva e Digitale, frutto della composizione, sovrapposizione e decomposizione di immagini ottenute secondo le videotecniche più avanzate.
Certi della solidarietà di voi spettatori, quelli che avranno avuto il fegato di vedere il film e tra questi coloro che non si saranno lasciati lavare il cervello, non possiamo che tirare a indovinare. Ricorrere subdolamente alle note per la stampa non serve, raccontano cose che nel film non si vedono o non si capiscono. Film, poi. Chissà se lo stesso regista lo chiamerebbe così.