Anno | 2001 |
Genere | Biografico |
Produzione | USA |
Durata | 156 minuti |
Regia di | Michael Mann |
Attori | Will Smith, Jamie Foxx, Jon Voight, Mario Van Peebles, Ron Silver, Jeffrey Wright Mykelti Williamson, Jada Pinkett Smith. |
Tag | Da vedere 2001 |
MYmonetro | 3,15 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 luglio 2020
La vita di Alì. Tre volte campione del mondo, musulmano nero, leggenda vivente americana. Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, 3 candidature a Golden Globes, Al Box Office Usa Alì ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 58,2 milioni di dollari e 34,7 milioni di dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Il film racconta i fatti fondamentali della carriera e della vita privata di Alì. Si parte dal 1964, dal primo incontro con Liston che diede a Clay il titolo mondiale dei pesi massimi. Il match era truccato ma nel film non viene detto. Viene accreditata la tesi che fu Malcolm X a portare il campione sulla via dell'Islam. Il gran capo dei musulmani neri riceve il ragazzo e gli cambia il nome. Alì, chiamato alla armi rifiuta di partire. Sono gli anni del Vietnam. Il pugile dice la famosa frase, che gli costerà cinque anni di inattività, "i Vietcong non mi hanno fatto niente". Non può più combattere. Rimane senza un dollaro. Il gran capo religioso lo espelle. Lo riprende quando Alì tornerà a combattere con borse miliardarie. A Kinshasa, nello Zaire, viene organizzato l'incontro del secolo, con Foreman. La città africana, preferita a New York e Las Vegas, assume un altissimo valore simbolico. È il 1974, Alì ha 32 anni e ritorna in possesso del titolo. Il film si chiude col campione esultante sul ring. Mann, nonostante la trama fortemente cinematografica, non ha colto l'occasione.
Nel 1974 gli americani fecero, come si dice, un'americanata. Fecero incontrare sul ring Rocky Marciano e Muhammad Alì. La stranezza sta nel fatto che il primo non era più in attività da molto tempo. In un incontro reale Alì, più giovane di diciotto anni, avrebbe demolito Marciano, e così venne organizzato l'incontro virtuale. Alcuni dei più grandi esperti di boxe introdussero in un computer i dati dei campioni: tecnica, resistenza, colpi, gambe eccetera. I due venivano ritenuti i più grandi pesi massimi di ogni tempo. Si trattava di determinare chi fosse «il più grande». Marciano perse quasi trenta chili e si presentò in forma decente. I tecnici filmarono decine di riprese pilotando i colpi secondo le caratteristiche indicate. Vennero girati quattro finali, con rispettive vittorie dell'uno o dell'altro, ai punti o per k.o. Un vero giallo che appassionò tutti. Vinse (venne fatto vincere) Marciano, ritenuto certamente meno elegante ma più resistente e dal pu-gno più potente. Inoltre Marciano era bianco, e aveva (e avrebbe ancora) il suo peso. Alì non la prese tanto male. Considerava quell'iniziativa un gioco. Disse «tanto il più grande sono io». Lo aveva sempre detto. Il tempo ha dimostrato che Alì aveva ragione. Forse si potrebbe disquisire sull'aggettivo: è possibile che Marciano sia stato il più forte, ma Alì è certamente il più grande. Si potrebbe persino dire che il pugilato, nell'insieme della sua vita, sia solo un dettaglio importante. Ma prima di continuare con Alì val la pena di ricordare altri grandi pugili-personaggi raccontati nei film. Quasi tutti gli eroi americani del ring sono stati «filmati». La nostra memoria cinematografica ricorda soprattutto Rocky Graziano e Jake La Motta, che non furono proprio campionissimi, ma erano grandi personaggi: la little Italy coi vari, chiacchierati caratteri relativi, la rabbia dell'immigrato... Graziano era Paul Newman, (Lassù qualcuno mi ama) emergentissimo, e La Motta era De Niro, (Toro scatenato) diretto da Scorsese con la famosa leggenda dei trenta chili presi dall'attore, che ebbe l'Oscar. In realtà Graziano tenne il titolo solo un anno e La Motta fu rivale storico dell'immenso Robin-son, ma rivale perdente se è vero che vinse un solo incontro su sei. Marciano ebbe il suo film (un tv-movie), rappresentato dal quasi sconosciuto Toni Lo Bianco. Anche a Robinson, unanimemente ritenuto il più grande peso medio, venne dedicato un film, mai arrivato da noi. E anche il nostro Carnera fu l'ispiratore del Colosso di argilla, con Bogart, dove, con altro nome, venne trattato malissimo. La lista sarebbe molto più lunga.
Alì, diretto da Michael Mann, con Will Smith nei panni del campione, nasce dunque con tutti i vantaggi. Parte da una leggenda perenne e vivente, da una mitologia che in certi decenni non fu solo forte, ma indispensabile. Clay era stato campione olimpico dei mediomassimi a Roma nel 1960. Si capiva che aveva qualcosa in più, che sarebbe diventato un eroe. Quando all'inizio, coi dovuti aiuti e privilegi, si trovò campione del mondo cominciò a dire, appunto, «sono il più grande e il più bello» e divenne antipatico a quasi tutti. Ma più tardi si legittimò come campione e come personaggio.
Nel '67 divenne musulmano per evitare, si disse, il Vietnam. Non credo che un uomo che affrontava sul ring i più forti picchiatori del mondo avesse paura di andare laggiù. E poi, probabilmente lo Stato maggiore non lo avrebbe paracadutato su un villaggio Vietcong, lo avrebbe salvaguardato. Alì era semplicemente «contro», contro i bianchi, la guerra, il presidente, il congresso. Era scomodo, ma certamente, sappiamo adesso che ebbe coraggio. In quell'America dei Kennedy, di Luther King, di Dylan, di Ginsberg e tanti altri, il nome di Alì non sfigura.
E quando lo abbiamo visto, struggente e tremante per il Parkinson, reggere a fatica la fiaccola olimpica ad Atlanta, ci siamo accorti che il suo personaggio nel tempo si era accreditato con autorità e prestigio, con forza e coerenza, e con sentimento. Ci siamo sentiti con lui. E, magari, abbiamo anche pianto. Gran parte di tutto questo Alì, il film, lo racconta.
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Acuto e giusto ritratto celebrativo ( ma mai agiografico ) di un personaggio straordinario, ben più che il migliore pugile di tutti i tempi. Il film è inevitabilmente sfilacciato, avendo l'esigenza di trattare solo i maggiori tra i tanti momenti importanti nella carriera e nella vita del campione; momenti che però, presi singolarmente, riescono a trasmettere perfettamente [...] Vai alla recensione »
Mohammed Ali ci ha lasciti, sconfitto dai pugni di un Parkinson che lo teneva all'angolo da trent'anni. Questa pellicola, uscita quindici anni prima, resta una buona testimonianza della sua vita. Verosimile quanto basta, ci mostra l'Alì dei trionfi sul ring ma anche della meno reprensibile vita privata. Fino alle lotte sociali in favore dei neri. Will Smith si conferma ottimo attore.
Sbruffonato, innocuo e fantastico documentario sulla vita del più grande pugile di sempre. Muhammad Allì è stato indubbiamente un pugile completo in tutto: tecnicamente perfetto, velocissimo, indistruttibile, indispensabile, potente, intelligente, serio, vero, professionale, ironico, diplomatico, e in ogni caso modesto. Inoltre è stato capace di portare pane e speranza a [...] Vai alla recensione »
Il film ricostruisce la carriera del più famoso pugile al mondo a partire dal primo titolo mondiale vinto nel 1964 fino alla supersfida in Zaire contro Foreman nel 1974 puntando i riflettori anche sulla sua vita privata, le scelte religiose e il suo rifiuto di andare a combattere in Vietnam. Mann si è sicuramente trovato alle prese con un'opera di non facile realizzazione; infatti [...] Vai alla recensione »
quel roseo percorso del boxeur frastornato a volte per gli incontri però spesso sopra le righe... perchè con quei 46 colpi... in 1 minuto, l'avversario non voleva comprendere il suo limite, e le deplorevolezze contro quelli che non hanno vinto... il perdente l'avversario... magari succedeva che non volesse pagare le tasse.
Un grande film da un maestoso regista. W. Smith finalmente diventa attore e la sua carriera ne beneficierà molto, la parte di Mohammed Alì sembra disegnata su di lui e la indossa come un guanto da boxe. Le musiche sono fantastiche (e non invadenti come dice qualcuno) e il livello della pellicola è di altissimo livello. Unico neo qualche bug nella sceneggiatura ma [...] Vai alla recensione »
La storia di Clay / Alì è molto interessante, piena di avvenimenti, che evidentemente non potevano essere tralasciati, probabilmente è per questo che la durata è un po' troppo lunga, andando a infastidire molti che lo hanno visto. Bisogna però dire che la regia è ottima, come la performance di Smith.
Un film accattivante , una biografia fedele una pelliola che non ti lascia il tempo di guardare l'orario. I dialoghi mi sono piaciuti sono divertendi e racchiudono la personalità di Muhammed Ali. Bel film!
Michael Mann si sofferma sul decennio storico importante per la vita di Muhammed Alì, a partire dal 1964 quando a soli 22 anni diventa campione del mondo dei pesi massimi, per poi affrontare tematiche che vanno ben oltre il pugilato, dalla religione al rifuto di arruolarsi nella guerra in Vietnam, fino al ritorno sul ring nella famosa Rumble in The Jungle del 1974 a Kinshasa in Zaire.
Estremamente lungo, il film annoia nella fase iniziale, poi comincia la fase cruciale che però è sbiadita da una sceneggiatura che superficializza le situazioni rendendole vaghe, smith è bravo ma è troppo diverso dal vero alì, le scene d'azione sul ring sono poco spettacolari e per questo più credibili che in altri film come: nella serie rocky per esempio. [...] Vai alla recensione »
Vè qualcosa di così ampio, nel cinema di Michael Mann, che non si riesce a cogliere, perlomeno a una sola prima visione. Perché come tutti i suoi film, anche Alì deve essere visto più volte. Per comprendere che la visione che Mann dà del mondo ci tocca nel profondo più di quanto possano fare cento altri registi. Per accorgersi che la realtà, come dice lui stesso, è totalmente riproducibile, secondo [...] Vai alla recensione »
Deve amare non pocoI 400 colpiJuan Mahas Amyach, detto Achero: il suo esordio nel lungometraggio, pluripremiato in mezzo mondo, è sotto il segno di François Truffaut. Cambia l’epoca, dagli anni 50 ai giorni nostri, ma le violenze sui minori sono sempre le stesse. Così come le incomprensioni. Pablo, detto “El Bola” (dalla ‘biglia” d’acciaio che porta sempre con sé come un amuleto) ha un padre frustrato, [...] Vai alla recensione »
E' stato definito semplicemente “il più grande”, un pugile capace di danzare come una farfalla e pungere come una vespa: Alì di Michael Mann racconta la vera storia di Cassius Clay/Muhammad Alì, per definizione il campione entrato nella leggenda della boxe, sport che da sempre offre ottimi soggetti al cinema, come il recente Hurricane. Rispetto al film di Norman Jewison, basato sul classico errore [...] Vai alla recensione »