Big Fish

Cresciuti orfani e senza un soldo, l'americano Dylan e l'inglese Jez, spigliato e belloccio il primo, intelligente e imbranato il secondo, si considerano i Robin Hood degli anni Novanta, perché rubano ai ricchi per dare ai poveri, nel caso concreto a loro stessi. Il desiderio che nutrono fin dall'infanzia, infatti, è di riuscire ad acquistare una sontuosa villa in campagna in cui potersi stabilire. In mezzo a loro, si muove la dolce Georgine, studentessa di medicina che sembra destinata ad un matrimonio di convenienza con uno squallido e rampante uomo d'affari.
Su sceneggiatura del regista Stefan Schwarz e del produttore Richard Holmes, Big Fish - Sparando al pesce ha una prima parte di ammirabile riuscita in cui il ritmo non registra momenti di stanca e il generale tono scanzonato sembra riecheggiare certa commedia inglese degli anni Settanta: i due truffatori riescono a vendere davvero di tutto, dai computer di sesta generazione capaci di dialogare alla "luce portatile di Cripton", grazie a invenzioni in cui il dato fisico risulta sempre primario come accadeva nella tradizione slapstick (si pensi anche alla gag del fantino gonfiato ad elio per alleggerire il cavallo). Peccato che la sana ferocia dei bidoni architettati ai danni di ricconi e capi d'azienda lasci spazio ad una dimensione fin troppo zuccherosa con il pieno sviluppo del personaggio di Georgine: la trovata della "reale identità" della ragazza oppure quella del vero volto del suo pretendente sposo confermano il campo da gioco prediletto degli autori, per nulla interessati alla ricerca dell'originalità; nonostante segua uno schema che non ammette variazioni di tracciato, tuttavia, la sceneggiatura è illuminata da alcuni azzeccati guizzi e da dialoghi semplici, ma graziosi che sanno accendere il sorriso fino alla fine.
Da una parte scanzonata e dall'altra un po' melensa, Big Fish - Sparando al pesce è la tipica commedia anni Novanta che si dichiara controcorrente per poi rivelarsi oltremodo classica nella sua conclusione rassicurante e favolistica, con tanto di personaggi giovani, carini, disoccupati eppure destinati al migliore dei finali possibili. Divertente il prologo nell'Orfanotrofio delle Anime Torturate e intelligente la scelta di allocare Dylan e Jez in un ex gasometro ristrutturato e ammobiliato in maniera fantasiosa, quasi fosse l'antro di due supereroi, comunque un luogo distante dal quel concetto comune di casa che non hanno mai conosciuto. La giovane Kate Beckinsale è la migliore della compagnia. 

Due simpatici truffatori lavorano in allegria. Hanno l'alibi di far fessi i ricchi. Con loro c'è la bella Georgie, contesa. Trama esile ma simpatica e leggera, grazie al regista e allo sceneggiatore Richard Holmes. Nel quadro del (discretamente) felice cinema inglese contemporaneo.