Titolo originale | Train de vie |
Anno | 1998 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia, Belgio, Romania, Israele, Paesi Bassi |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Radu Mihaileanu |
Attori | Agathe De La Fontaine, Lionel Abelanski, Rufus, Clément Harari, Marie José Nat Bruno Abraham-Kremer, Michel Muller, Johan Leysen, Gad Elmaleh, Serge Kribus, Michel Israel, Rodica Sanda Tutuianu, Sanda Toma, Zwi Kanar, Razvan Vasilescu. |
Tag | Da vedere 1998 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,41 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 26 gennaio 2016
Un piccolo villaggio ebreo nell'Europa dell'Est progressivamente invasa dai nazisti. I quali stanno ormai per sopraggiungere. Che fare? In Italia al Box Office Train de vie - Un treno per vivere ha incassato 2,4 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Una sera del 1941, Schlomo, il folle, fa ritorno al proprio shtetl, un villaggio ebraico dell'Europa dell'Est, con la notizia dell'imminente arrivo dei tedeschi. Il Consiglio dei Saggi si riunisce e decide di organizzare un falso treno di deportati per sfuggire ai nazisti. La comunità prepara la partenza in gran segreto per la Terra Promessa...
Secondo lungometraggio di Radu Mihaileanu, regista romeno legato a temi come l'identità culturale, l'esilio, scappato dalla dittatura di Ceausescu nel 1980, Train de vie, fa la sua comparsa al festival di Venezia, dove ottiene il premio Fipresci a cui seguirà il David di Donatello come migliore pellicola straniera.
Un piccolo grande film, una tragicommedia che unisce l'umorismo yiddish, in cui convivono comicità, dramma e malinconia, che non risparmia una grottesca ironia verso gli stessi ebrei, i tedeschi e i comunisti, con un ritmo impeccabile, grazie alla colonna sonora del compositore di alcuni dei migliori film di Kusturica, Goran Bregovic, e soprattutto, ad un'originalità narrativa.
Il racconto di Train de vie, segue la costruzione delle fiabe e ha inizio con un monologo di Schlomo - il regista aveva proposto questo ruolo a Roberto Benigni - con "c'era una volta" e si conclude con un doppio finale. Sin dalle prime battute è esplicito l'intento del suo autore di affrontare il tema della Shoah in una maniera del tutto inedita, sottolineando l'irrealtà della sua finzione, insistendo invece sulla tipicità di una cultura e del folclore ormai scomparsi, scegliendo di restare ai margini del genocidio. I personaggi sono caricaturali e volutamente stereotipati, come il rabbino, il sarto, il folle, il comunista. Mihaileanu riesce egregiamente a mettere in scena gli effetti disumanizzanti dell'ideologia e del potere sull'individuo, mostrando come una commedia possa essere più tragica della tragedia stessa. Come è egli stesso ad affermare: "L'umorismo come ebreo, è ciò che mi ha fatto sopravvivere, che ha salvato la nostra vita e la nostra memoria".
Uno shtetl, un piccolo villaggio ebreo nell'Europa dell'Est progressivamente invasa dai nazisti. I quali stanno ormai per sopraggiungere. Che fare? Il matto ha un'idea: raccogliere il denaro sufficiente per mettere insieme un treno, travestirsi da nazisti e da deportati e tentare così di passare le linee. L'impresa ha inizio tra consensi e dissensi (nasce persino un'agguerrita cellula comunista). Si beffano i nazisti, si disorientano i partigiani, ci si incontra (sul piano umano) e ci si scontra (su quello musicale) con gli zingari. Finché si giunge in una terra di nessuno. Ma sarà proprio così? Romeno ebreo, Mihaileanu gira un film che non ha dietro le spalle la spinta della Miramax, ma che ben più di La vita è bella meriterebbe l'Oscar. Perché è girato con mano sicura, perché mescola ironia e profonda conoscenza della cultura ebraica, perché ha una musica travolgente, perché ha una prima e una seconda parte che non formano due film ma un tutt'uno. E perché per la parte del matto fu inviato il copione a Benigni. Non vogliamo parlare di plagio, ma di ispirazione forse sì.
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Da un film che parla degli anni bui della guerra ci si aspetta uno stile asciutto ed un tono distaccato e solenne, quasi celebrativo a memoria delle vittime cadute. Secondo l'opinione comune, non è ammissibile poterne parlare in toni leggeri e distesi, senza avere la sensazione di mancare di rispetto a queste persone decedute. Però Radu Mihaileanu riesce in questo intento [...] Vai alla recensione »
Un paesino di ebrei è sconvolto dalla notizia dell'imminente arrivo dei nazisti. L'unica salvezza sarà quella di cercare rifugio in Palestina. Per fare questo sarà necessario costruire un treno tale e quale q quelli usati per le deportazioni e una parte del villaggio reciterà la parte degli ebrei mentre un'altra parte si fingerà nazista.
Siamo nell'Europa invasa dalla Germania nazista. In un paesino nell'est europeo, una comunità di ebrei apprende che i nazisti arriveranno a momenti anche a prendere loro. E così il pazzo del villaggio ha un'idea: costruire un treno e simulare una deportazione con tanto di costumi di militari nazisti, per poter giungere in Palestina.
Train de vie,la storia di un piccolo villaggio Ebreo della romania che per sfuggire all'imminente arrivo dei nazisti,decide di organizzare a sua volta un treno composto dagli abitanti stessi,con finti deportati e finti ufficiali nazisti a condurlo.Obbiettivo del treno della vita,portari tutti sani e salvi in Terra Santa.Ottimo film,che viaggia intorno all'idea della fuga alla voglia di [...] Vai alla recensione »
TRAIN DE VIE – UN TRANO PER VIVERE (1998) Diretto da RADU MIHAILEANU. Interpretato da LIONEL ABELANSKI – RUFUS – CLÉMENT HARARI – MICHEL MULLER – AGATHE DE LA FONTAINE – BRUNO ABRAHAM-KREMER – JOHAN LEYSEN – GAD ELMAHEL Durante gli anni della seconda guerra mondiale, un villaggio ebraico dell'Europa orientale è minacciato dall’occupaz [...] Vai alla recensione »
«C’era una volta un piccolo shtetl …»: questo incipit dà subito al film la sua chiave favolistica, per quel “c’era una volta” e per chi pronuncia la frase, Schlomo (Lionel Abelanski), il matto visionario, lo scemo del villaggio. Nel 1941 un villaggio ebreo (shtetl) dell’Europa orientale sotto il tallone nazista è minacciato dall’arri [...] Vai alla recensione »
Affrontare l'argomento Shoah, non è mai semplice, data la portata storica e drammatica dell'argomento. Riuscire a farlo in modo da far ridere e far muovere a ritmo di musica gli spettatori è impresa assai ardua e Radu Mihaileanu ci riesce incredibilmente. Con questo film lascia tutti a bocca aperta, senza fiato, un po' per il ritmo sincopato della storia, un po' come quando un paesaggio inaspettato [...] Vai alla recensione »
Nel complesso di films che parlano dell'ultimo conflitto, e ovviamente in particolare della Shoah, "Train de vie" brilla di vivida luce propria. Impossibile non amare questo squinternatissimo gruppo di ebrei che si inventa un treno per fuggire dai nazisti. Esilarante l'impiegato delle ferrovie che viene "eletto" macchinista del treno e che comincia a leggere: "Come [...] Vai alla recensione »
Durante la Seconda Guerra Mondiale un villaggio ebreo sta per essere invaso dai nazisti, ne nascerà una folle fuga. Il tema dell’Olocausto non è mai facile e i temi che costringe ad affrontare sono atroci, qui non manca niente, certo che la leggerezza con cui è affrontato lascia di stucco; ironia, ironia vera come può esserlo la più goliardica [...] Vai alla recensione »
Non è un capolavoro assoluto questo "Train de vie", ma è sicuramente uno dei titoli più riusciti del 1998. Infatti, è una commedia a volte satirica, a volte drammatica, a volte metaforica, che guarda al nazismo in mdo divertente e sicuramente originale. Si sente lo stile del regista Radu Mihaileanu, che da un'impronbta riconoscibile a un film che ancora oggi affascina.
L'amara commedia, che svela il vero volto nel finale, e' un sogno ad occhi aperti, un sogno di 100 minuti sullo splendido popolo ebraico che riesce con autoironia e immensa profondita' a sopravvivere nell'inferno creatogli dall' uomo. sceneggiatura e direzione inceccepibili.
Da sempre capace di spostare gli equilibri umani, la musica è la base su cui poggia la pellicola dell'ottimo Mihaileanu. Le note sprigionate dai fuggitivi creano emozioni, affinità tra diverse culture e volano alte, verso quel confine lontano e irraggiungibile fisicamente, ma cosi vicino metaforicamente. Se poi aggiungiamo una conoscenza profonda delle origini mai patetica [...] Vai alla recensione »
Ho un ricordo bellissimo di Train de vie, penso che chiunque dovrebbe vederlo è davvero un capolavoro. Mihalieau è un maestro nel riuscire a trattare temi fondamentali per la nostra società con grandissima leggerezza e delicatezza. Spero che anche il nuovo film di Mihalieanu, il Concerto, sia all'altezza delle aspettative, andrò sicuramente a vederlo. grazie per la segnalzione ciaooo
Un piccolo gioiello per riflettere col sorriso sul tema dell'Olocausto. A tratti davvero demenziale. Bellissimo il finale, inaspettato ma tremendamente vero. Voto: 8
Un film davvero eccezzionale che secondo la mia opinione riesce a suscitare nel cuore di chi lo guarda una profonda riflessione sul significato che ha avuto la shoah. Sono molteplici le scene commoventi, che tendono a sovrapporsi a scene di umorismo ebraico che credo servano a sdrammatizzare quei momenti di timore.
Che cosa ci fanno degli ebrei vestiti da nazisti? E come mai sono alla guida di un treno che vaga sui binari dell'Europa orientale, in piena Seconda guerra mondiale? Non è, per fortuna, un convoglio come gli infiniti altri che in quegli orribili giorni conducevano masse di deportati verso i campi di sterminio. Anzi, quei vagoni stanno cercando di andare in direzione opposta, verso la Russia prima, [...] Vai alla recensione »
Train de vie - Un treno per vivere diventa così la condensazione dell'universo yiddish (i dialoghi sono stati tradotti da Moni Ovadia, grande appassionato ed esperto di quella cultura), in un crescendo di battute, situazioni farsesche, pericoli scampati, scambi di persona, virtuosistici intermezzi musicali che portano la firma del vulcanico Goran Bregovic, già collaboratore in passato di Emir Kusturica. [...] Vai alla recensione »
Per sottrarsi allo sterminio nazista, nell'estate del 1941 un intero villaggio ebraico dell'Europa centrale si mimetizza in un convoglio ferroviario di deportati, affollato di vittime possibili e di finti carnefici tedeschi: l'unica analogia fra Train de vie e La vita è bella sta nel fatto che affrontano l'Olocausto con una commedia che irride l'orrore e lo trasforma in favola.
1941: lo spettro della deportazione minaccia la sorte di un intero villaggio yiddish dell'Europa centrale. Per scampare al pericolo imminente gli ebrei decidono di autodeportarsi, travestendo una parte degli abitanti da soldati nazisti e comprando un intero treno vagone dopo vagone. Un piano (apparentemente) folle, ma mai quanto la destinazione: addirittura la Palestina, dopo un percorso a zig zag [...] Vai alla recensione »