Titolo originale | Xiyan-Hsi-Yen - The Wedding Banquet |
Anno | 1993 |
Genere | Commedia, |
Produzione | USA, Taiwan |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Ang Lee |
Attori | Winston Chao, May Chin, Mitchell Lichtenstein, Sihung Lung . |
Uscita | mercoledì 3 agosto 1994 |
Tag | Da vedere 1993 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 2,96 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 26 gennaio 2015
Si tratta del quarto lungometraggio del regista Lee, taiwanese di nascita. Sono però molti anni che l'autore si è trasferito negli Stati Uniti e infatti la produzione è anche americana. Il protagonista è Wai-Tung, cinese trapiantato a New York. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Berlino, 1 candidatura a Golden Globes, Al Box Office Usa Il banchetto di nozze ha incassato 135 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Il taiwanese Wai-tung, manager di successo, vive da anni a New York con il compagno Simon nascondendo la propria omosessualità ai genitori: questi ultimi, benché a chilometri di distanza, tentano di combinare il matrimonio di Wai-tung, ma lui rifiuta costantemente. Un giorno Simon pensa di simulare un matrimonio di convenienza tra Wai-tung e la sua affittuaria Wei-wei per far felici i genitori di Wai-tung, ma questi ultimi decidono di volare a New York per conoscere la nuora, obbligando i tre a un'improbabile messinscena.
Ancora lontano dai fasti della tripla statuetta dorata a venire, Ang Lee, al suo secondo film, delinea già quelle che saranno le cooordinate del suo successo: coniugare un cinema popolare e accattivante con velleità autoriali, il fascino della tradizione con quello della contemporaneità. Opera quasi paradigmatica nel suo lavoro su questi contrasti, Il banchetto di nozze mostra l'astuzia di Lee, che si rivolge a target eterogenei riuscendo a non scontentare nessuno, senza paura di compromettersi con gli stereotipi, siano essi relativi alla quotidianità newyorkese in chiave gay (tutta lavoro, telefono e palestra) o ai riti e ai costumi di Taiwan, isola-città - come la Manhattan speculare in cui si è rifugiato Wai-tung - e luogo in cui perpetuare una storia, quella cinese, bruscamente interrotta e alterata (quantomeno dal punto di vista dei nazionalisti taiwanesi).
Uomini che abbandonano luoghi per rompere con un passato soffocante e che finiscono per ricostruirlo altrove, in una apolide Chinatown dell'animo. Pur fluendo senza soluzione di continuità, Il banchetto di nozze non fa nulla per nascondere la sua struttura rigidamente tripartita: un inizio che si rifà alla commedia romantica americana anni '80, basata su battute veloci ed equivoci; il corpo del film, dominato dal banchetto di nozze, in cui ha la meglio il contrasto tra stereotipi della tradizione e paradigmi della contemporaneità; e infine un epilogo commovente, in cui gli schemi saltano e l'opera rivela la personalità fin lì tenuta nascosta.
È come se Il banchetto di nozze avesse indossato, proprio come i suoi protagonisti, molteplici maschere per accattivare e depistare, prima di rivelare la sua reale natura mélo, in cui far emergere le contraddizioni e le sorprese di un patriarca insospettabilmente più umano e progressista di quanto atteso. Nonostante le indubbie influenze di Il vizietto e di Green Card - Matrimonio di convenienza, un piccolo classico della sophisticated comedy nell'era del postmoderno.
Il banchetto di nozze, Orso d’oro a Berlino nel 1993, non è una qualsiasi commedia garbata e divertente: Green Card con complicazioni omosessuali, e in più il tocco di novità di un cocktail interrazziale di interpreti. Perché siamo a New York, il giovane costruttore Wai-tung è taiwanese, il suo compagno ormai da cinque anni, Simon, è wasp purosangue, e i due, in seguito agli insistenti appelli spediti [...] Vai alla recensione »
La commedia briosa, furba, sentimentale e ben recitata è leggera, ma meno superficiale di quanto voglia sembrare. Elegge protagonista una giovane coppia di omosessuali che si amano molto e vivono insieme: senza alcuna drammatizzazione né caricatura né sorpresa né vittimismo, né dandosi arie coraggiose. Descrive con intelligente sensibilità quella speciale ipocrisia che tiene insieme le famiglie, dove [...] Vai alla recensione »