Titolo originale | Shadowlands |
Anno | 1993 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 140 minuti |
Regia di | Richard Attenborough |
Attori | Anthony Hopkins, Debra Winger, John Wood (II), Julian Fellowes, Joseph Mazzello Edward Hardwicke, Roddy Maude-Roxby, Michael Denison, Andrew Seear, Tim McMullan, Andrew Hawkins, Peter Howell, Robert Flemyng, James Frain, Toby Whithouse, Daniel Goode, Scott Handy. |
Uscita | giovedì 3 novembre 1994 |
Tag | Da vedere 1993 |
Distribuzione | Life International |
MYmonetro | 4,08 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 29 ottobre 2021
Oxford primi anni Sessanta. Il professor Stevens, esimio poeta, insegna letteratura. La sua vita si identifica con l'università. Tè e cene coi collegh... Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar,
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ASSOLUTAMENTE SÌ
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Oxford primi anni Sessanta. Il professor Stevens, esimio poeta, insegna letteratura. La sua vita si identifica con l'università. Tè e cene coi colleghi, disquisizioni di alto livello. Il professore vive col fratello in una bella casa, piena di storia. Arriva dall'America la poetessa Joy Gresham, col figlio, per conoscerlo. Si incontrano e non si piacciono del tutto. Ma poi qualcosa succede. Lei divorzia. Stevens, pur imbalsamato nella sua vita e nelle sue sicurezze, si decide al grande passo. I due si sposano e lei scopre di avere il cancro. Da quel momento la vita del professore è tutta dedicata alla donna. Fino alla morte di lei. Tratto dal romanzo di William Nicholson. Un'atmosfera molto simile a quella del precedente film di Hopkins, Quel che resta del giorno, e anche quel maggiordomo assomiglia a questo professore, con la differenza che Stevens alla fine si concede. Anche se Attemborough è un regista di grande regolarità, senza mai un'accelerazione, in questo caso, pur non cambiando marcia né sostanza, si vale di un ambiente, di una storia e soprattutto di due protagonisti che gli tolgono quasi tutte le castagne dal fuoco. Il film vale per la poesia e la serenità, per la ricerca di quell'ambiente e per la manifestazione del dolore e dell'amore. Stevens, razionale e (diventato) umano, soffre per la sua adorata moglie, e non capisce perché la morte debba toccare a lei. Cerca di darsi una spiegazione, se la prende con Dio. Alla fine si arrende. Nell'ultima scena, nei campi, col figlio di lei che gli corre incontro fa l'ultimo ragionamento: "Più si ama più si soffrirà per il distacco. È molto doloroso ma bisogna saperlo accettare". Dunque sentimento che non si allarga mai troppo, Inghilterra col suo verde e le sue tradizioni. Un film che ci concede un po' di respiro nella media delle proposte di questo tempo: ansiose, violente, spesso volgari, quasi sempre dimenticabili.
Un autentico capolavoro sotto tutti i punti di vista: attori, scenografia, regia; ogni cosa marcia alla perfezione, e i temi trattati rispecchiano i lati più profondi e delicati dell’esistenza, impregnati nella poesia del paesaggio inglese e nella delicatezza interpretativa di Anthony Hopkins (Jack S. Lewis) e Debra Winger (Joy Gresham). Un noto professore di Oxford (Hopkins), decide di accettare la [...] Vai alla recensione »
Un film che va direttamente al cuore di chi è romantico,a chi ha conosciuto l’amore e ne ha ascoltato il canto. Tra un ambiente culturale di Oxford, tra musica e cori si alternano dialoghi e conferenze sull’esistenza di Dio, il tutto con cortesia e garbo.”Soffice e leggera cade lievemente la neve dal cielo,scende qualcosa di cui non devi difenderti e gli uomini finalmente vedranno qualcosa di gentile [...] Vai alla recensione »
Il film è incentrato sulla figura di C.S.Lewis (1898-1963) grande letterato inglese e scrittore di numerosi saggi e romanzi. Lewis ateo fin dall'adolescenza , diventò teista dopo avere letto Chesterton, ma ad Oxford dove insegnava letteratura inglese dopo numerosi incontri e discussioni fu convinto dall'amico e collega il cattolico Tolkien a convertirsi al cristianesimo (nella [...] Vai alla recensione »
Così direi che chiunque abbia provato l’esperienza diretta, viva, non possa più farne a meno – succede a Jack Nicholson in “qualcosa è cambiato” (“non riesco più a tornare alla mia vecchia vita”), e succede ad Anthony Hopkins in “viaggio in Inghilterra”: alla domanda del fratello, dopo la momentanea partenza di lei, “ti manca, vero?”, Hopkins risponde “beh.
Non c'è niente di particolarmente innovativo o mirabolante in questo film. Sceneggiatura, montaggio, recitazione, fotografia, regia, tutto è di buon livello, ottimo livello, ma, ripeto, niente di particolarmente nuovo o eccelso. Eppure, mentre ci si ascuga le lacrime sui titoli di coda, si capisce che si è assistito a un piccolo miracolo, e che le lacrime, espresse o interne,&n [...] Vai alla recensione »
Ammetto che è un film lungo e lento, uno di quelli che dopo dieci minuti ne hai già abbastanza, però, superato quel momento ti immergi in un mondo d'arte pura, dove i luoghi e gli interpreti danno vita alla rappresentazione massima della vita e dell'amore, che finisce per scalfire e penetrare anche un umanità dalla fede vacillante.
Il professor C.S. Lewis (Anthony Hopkins), protagonista di Viaggio in Inghilterra di Richard Attenborongh, si può ritenere un uomo fortunato. Rispettato docente di letteratura nella Oxford dei primi anni Cinquanta, seguitissimo conferenziere su temi religiosi, ha raggiunto il successo internazionale scrivendo libri per bambini. Vive con il fratello in una bella villa di campagna, tenuta con cura da [...] Vai alla recensione »
Che cosa c'è dietro le ante di un armadio dimenticato in soffitta? Se quell'armadio sta in una favola di Clive Staples Lewis, al di là di vecchi vestiti, cappotti fuori moda, pellicce intristite dalla polvere, in una luce inattesa si può aprire un nuovo mondo di magia. Viaggio in Inghilterra va ad aprirlo, quell'armadio metaforico. E lo fa raccontando.
Film inglese tradizionale, strappalacrime intellettuale, operazione derivata multimediale: all'origine c'è un telefilm diretto nel 1985 per la Bbc da William Nicholson, c'è un testo teatrale dello stesso Nicholson andato in scena nel 1989 a Londra e poi a Broadway, rappresentato anche in Italia da Giancarlo Sbragia col titolo La mela magica. Nicholson, che è pure sceneggiatore del film, dice d'essersi [...] Vai alla recensione »