Titolo originale | Scandal in Paris |
Anno | 1946 |
Genere | Avventura |
Produzione | USA |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Douglas Sirk |
Attori | Akim Tamiroff, George Sanders, Signe Hasso, Carole Landis, Gene Lockhart Alma Kruger, Alan Napier, Jo Ann Marlowe, Vladimir Sokoloff, Pedro De Cordoba. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 5 agosto 2022
Un ladro evade di prigione e progetta il suo prossimo colpo. L'amore per la figlia del Ministro della Polizia lo metterà però in crisi.
CONSIGLIATO SÌ
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1805 François Eugene Vidocq riesce a fuggire da una prigione che conosce bene per esserci vissuto a lungo insieme al compagno di cella Emil Vernet. Divenuto un ufficiale nell'esercito napoleonico si avvarrà della sua divisa e del suo charme per continuare nella propria attività di ladro estremamente scaltro. Avendo fatto scoprire una refurtiva da lui stesso sottratta verrà addirittura nominato capo della polizia.
Un personaggio realmente vissuto ed 'europeo' viene utilizzato da Sirk per sviluppare alcuni temi a lui cari ma anche per testare il pubblico americano.
Co-sceneggiatore insieme ad Ellis St Joseph concentra la sua attenzione sul personaggio: un ladro così esperto da poter divenire un altrettanto esperto cacciatore di ladri. In questa doppia veste risiede l'interesse che attrae Sirk e che gli permette di portare sullo schermo, grazie alla totale adesione di George Sanders anche voce narrante, un piccolo capolavoro di ironia. Quell'ironia che, come lui stesso dichiarerà "non funziona del tutto con il pubblico americano. Non ho nulla da rimproverargli. Dico solo che gli spettatori americani sono in generale troppo semplici e troppo naive, nel senso migliore del termine, per essere sensibili all'ironia". A questa si univa una raffinatezza davvero ad alto livello se si pensa che l'autore della colonna sonora è Hanns Eisler, un allievo di Schoenberg. Arnold Pressburger produce mentre, non accreditato alla fotografia c'è Eugen Schüfftan che aveva lavorato agli effetti speciali di Metropolis. Il tono da commedia trova una variazione nella parte finale dopo aver consentito a Sirk di esercitare il proprio 'tocco' (in fondo un'eco alla Lubitsch non è poi così inudibile in questo film). Il gioco delle identità sta alla base, come già evidenziato, di un Vidocq che ebbe modo nella realtà di vedere descritta la propria doppia vita in molti libri talvolta a lui stesso attribuiti. Così come conta anche quanto il passato può tornare a pesare (si veda la soubrette Loretta che viene anche presentata, nella Francia dell'800 come una star di musical di Broadway). Non manca poi un tratto che potremmo definire surreale. Perché Vidocq e Vernet posano l'uno come San Giorgio e l'altro come drago per un affresco che tornerà ad essere importante per lo sviluppo della vicenda. Siamo di fronte a un Sirk che, non ancora entrato nella macchina hollywoodiana, si diverte divertendo un pubblico raffinato.
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