Pauline alla spiaggia

Film 1983 | Commedia, Drammatico, Sentimentale 94 min.

Titolo originalePauline à la plage
Anno1983
GenereCommedia, Drammatico, Sentimentale
ProduzioneFrancia
Durata94 minuti
Regia diEric Rohmer
AttoriArielle Dombasle, Amanda Langlet, Simon De La Brosse, Pascal Greggory, Féodor Atkine Rosette.
TagDa vedere 1983
MYmonetro 3,49 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Eric Rohmer. Un film Da vedere 1983 con Arielle Dombasle, Amanda Langlet, Simon De La Brosse, Pascal Greggory, Féodor Atkine. Cast completo Titolo originale: Pauline à la plage. Genere Commedia, Drammatico, Sentimentale - Francia, 1983, durata 94 minuti. - MYmonetro 3,49 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 novembre 2016

Negli ultimi giorni della vacanza estiva la tredicenne Pauline viene iniziata da un coetaneo ai misteri dell'amore. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,

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Consigliato sì!
3,49/5
MYMOVIES 3,75
CRITICA
PUBBLICO 3,22
CONSIGLIATO SÌ
Uno dei film più rigorosamente 'studiati' di Rohmer con un impianto molto teatrale.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Granville, Normandia. Un lunedì mattina arrivano in una villetta la trentenne Marion, che attende il divorzio, e Pauline, sua cugina quindicenne. Mentre la ragazza dichiara di non essersi ancora innamorata, Marion attende ancora il grande amore. Sulla spiaggia incontrano Pierre, insegnante di windsurf, che nel passato ha avuto una storia con Marion. Fanno anche conoscenza con Henry, etnologo divorziato che ha presso di sé la figlia per le vacanze. È a casa sua che si presenta l'occasione per discutere dei reciproci punti di vista sull'amore.
Questo è l'incipit del film della serie "Commedie e proverbi" il cui complemento di titolazione deriva da Chrétien de Troyes e recita: "Chi parla troppo reca danno a se stesso". Questo 'proverbio' potrebbe sembrare un boomerang per un regista considerato dai detrattori 'radiofonico' per il troppo parlato dei suoi film. In realtà Rohmer si colloca al di sopra delle critiche e continua a far parlare molto i suoi personaggi. Anche se qui chi parla troppo, come Pierre, finisce con il rimanere solo su tutti i fronti mentre chi tace, facendo della bugia o della connivenza il proprio scudo, può almeno continuare a vivere. La citazione di Chrétien rimanda al Perceval le gallois girato dal regista in cui il silenzio e la parola erano entrambi dannosi.
L'impianto in questa occasione è molto teatrale e i rimandi a Molière (con le storie d'amore di nobili e servi trasformati qui in adulti e adolescenti) così come a Marivaux (con le improvvise agnizioni amorose) sono ben visibili. Peraltro il cancello che si apre all'inizio e si chiude alla fine ha una funzione di sipario senza che però questo spinga il regista a rinunciare a uno sguardo cinematografico. Semmai l'ultima collaborazione con Nestor Almendros finisce con il dedicare una notevole attenzione a una luminosità settembrina che contestualizzi climaticamente l'azione. La preziosità dei dialoghi, in uno dei film più rigorosamente 'studiati' di Rohmer, in cui l'improvvisazione non ha alcuno spazio, e la rilassatezza originata dalla situazione vacanziera, si esplicitano formalmente in un'opera priva, al di là della falsa pista lanciata dal titolo, di un baricentro narrativo. I sei personaggi (i quattro già citati più Sylvain e Louisette), fanno parte di un esagono di cui a turno si trovano a fare da base. Tutti, nella sceneggiatura, hanno una scena di cui sono al centro, tutti hanno il potere di sedurre e ognuno lo adatta alla propria personalità.

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Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

Prima parte
Granville, Normandia. Un lunedì mattina arrivano in una villetta la trentenne Marion, in attesa di divorzio, e la cugina quindicenne Pauline. Se la ragazza dichiara di non essersi ancora innamorata, Marion attende ancora il grande amore. Sulla spiaggia incontrano Pierre, insegnante di windsurf, che nel passato ha avuto una storia con Ìv{arion. Fanno anche conoscenza con Henry, un etnologo divorziato che ha pressa di sé la figlia per le vacanze. A casa di quest'ultimo si presenta l'occasione per discutere dei reciproci punti di vista sull'amore. Henry non sopporta le donne che finiscono con il considerano parte dell'arredamento delle loro abitazioni. Marion aspetta il colpo di fulmine che la incendi. Pierre vuole un amore profondo c durevole, mentre Pauline si dichiara indisponibile alle sbandate. Il gruppo, nonostante le resistenze di Pierre, si reca a ballare al Casinò. Qui il ragazzo torna alla carica con Marion ricordandole la loro passata relazione. Ma la donna io respinge rivolgendo la sua attenzione a Henry che inviterà a casa ospitandolo nel proprio letto.
Al mattino del martedì Pauline si accorge dell'accaduto, ma non dice nulla. Pierre dà lezioni di windsurf alle due cugine, ma è ancora turbato. Pauline fa la conoscenza di un coetaneo, Sylvain. Poco dopo, a casa di Henry, Marion conferma la propria passione per l'uomo, che si dichiara disponibile per una storia vissuta giorno dopo giorno. I due fanno nuovamente l'amore e poi vanno sulla spiaggia dove Pierre li evita.
Il mercoledì Pierre fa una scena di gelosia a Marion, mettendola in guardia nei confronti di Henry. La donna non gli presta ascolto e, anzi, lo invita a corteggiare Pauline. Intanto la ragazza ha rivisto Sylvain e i due vengono invitati da Henry a sentire un disco a casa sua. Qui i due, lasciati soli, finiscono con l'amoreggiare e vengono scoperti da Marion che commenta con Henry l'improvvisa disponibilità della cuginetta nei confronti di uno sconosciuto.
Il giovedì, mentre Pauline e Marion sono in gita a Mont Saint-Michel, Sylvain è invitato da Henry a fare il bagno con lui e Louisette, una venditrice ambulante di dolci. La ragazza finisce nel letto dell'etnologo e Pierre, di passaggio, la vedrà dalla strada saltare nuda sul letto. Sopraggiunge Marion e Sylvain, che si trova nella casa, avverte Henry del "pericolo". L'uomo risolve la situazione infilando Louisette nuda e Sylvain insieme nel bagno, giustificando così agli occhi di Marion la presenza della giovane donna. Fortunatamente Pauline è rimasta a casa ma è Pierre che, dopo aver raccontato ciò che ha visto a Marion e avere subito una smentita (nel letto con Marion non c'era Henry, secondo lei, ma Sylvain) racconta a Pauline che cosa è accaduto. Pierre viene però a sapere da Louisette che ciò che lui aveva intuito coincide con la verità e ne parla con Pauline. È ora il turno di Sylvain di discutere con Henry che difende le proprie scelte. Marion ècostretta a rientrare temporaneamente a Parigi e lascia un biglietto a Henry. Intanto Pierre, Sylvain, Pauline e Henry hanno l'occasione per esporre ognuno le proprie posizioni.
In conclusione della serata Pierre vuole ricondurre a casa Pauline, che invece decide di rimanere da Henry. Costui, al mattino, cercherà di sedurla venendo respinto. Gli è intanto arrivata una telefonata da un'amica che lo invita a una crociera in barca. Lascia un messaggio per Marion e se ne va. Marion ritorna e le due cugine decidono di interrompere le vacanze. Marion propone alla cugina di conservare ognuna per vera la versione dell'accaduto che ritiene migliore per sé. Pauline, che sa qual è la verità, accetta comunque la proposta.
Il "proverbio" che apre il film ne contrassegna l'ambiguità dell'assunto. Se è vero che un regista di un cinema molto parlato come Rohmer potrebbe voler cogliere questa come occasione di ripensamento (cosa che non fa perché qui si continua a parlare), ci sono però altre verità da scoprire. Chi parla troppo, come Pierre in Pauline, finisce con il ritrovarsi solo su tutti i fronti e chi tace, facendo della menzogna o della tacita connivenza il proprio scudo, può almeno tentare di continuare a vivere, ma Rohmer ha anche ben presente, nel momento in cui cita Chrétien, il "loro" Perceval, in cui il silenzio del protagonista è altrettanto deleterio quanto lo è la parola. D'altronde l'impianto è qui più che mai teatrale e i rimandi a Molière (con le storie d'amore di nobili e valletti qui trasformate nel gruppo di adulti e adolescenti) o a Marivaux (con le improvvise agnizioni d'amore) sono espliciti. Quel cancello, che si apre all'inizio del film e si chiude al momento della partenza che ne segna la conclusione, che cos'è se non un sipario cinematografico? Questo non significa però che Rohmer rinunci al fare cinema, anzi, l'ultima collaborazione con Nestor Almendros viene a caratterizzarsi per un'attenzione molto precisa alla qualità della luce che deve staccare questo film settembrino dalla calda solarità di La collezionista. «Nel film -ricorda il regista - c'è una riproduzione che è una professione di fede, se così posso esprimermi, è il quadro La blouse Roumaine di Matisse.
Questo quadro ha tre colori: il rosso, il bianco e il blu; anche se il blu èmeno visibile c'è comunque del blu. Tutto è nato dal bianco, dalla volontà di mostrare del bianco. Quello che m'interessava in questo film era di essere vero, cioè di mostrare la gente così com'è su una spiaggia. A quell'epoca, e ancora oggi, la moda era molto sportiva: del bianco con strisce di colore. Mi piaceva molto, ma poneva un problema fotografico, perché il bianco minaccia di "sparare", rischia cioè la sovraesposizione. Mi sono confidato con il direttore della fotografia, Nestor Almendros, e gli ho detto: "Vorrei avere del bianco-bianco e i personaggi invece saranno abbronzati. Non si tratta di truccarli, è ridicolo truccare della gente al mare. Per il bianco non si tratta di ammorbidirlo passando gli abiti nel tè come si fa al cinema quando c'è troppo bianco e come abbiamo fatto nella Marchesa von, Nestor Almendros è uno che ama molto i passaggi morbidi tra la luce e l'ombra, il chiaroscuro. Gli ho detto: "Vorrei delle tinte uniformi e del bianco, niente ombra, niente chiaroscuro, niente di lavorato". Mi ha risposto: "Perché no?", con quello spirito di ricerca della novità che lo caratterizza. "Perché no, è un'esperienza che bisogna tentare" e penso che ci sia riuscito» (Eric Rohmer, Les citations picturales dans les Contes Moraux et les Comedies et Proverbes, 1987).

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Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

Seconda parte
Pauline alla spiaggia diviene per Rohmer, ma anche per il pubblico dei suoi più affezionati spettatori, un punto di riferimento che tornerà a visitare nel 1996 riscoprendo Amanda Langlet e affrontando nuovamente una storia completamente marina ed estiva nel "Racconto d'estate" da noi banalmente intitolato Un ragazzo, tre ragazze. Lì però il mondo degli adulti sarà escluso d'ufficio perché non si tratterà più di "conoscere il lupo", essendo l'età dei protagonisti già più avanzata rispetto a quella di Pauline.
La preziosità dei dialoghi (si tratta di uno dei film più rigorosamente "studiati" di Rohmer in cui l'improvvisazione non trova spazio) e la rilassatezza, originata dalla situazione di vacanza, trovano la loro esplicitazione formale in un film privo, al di là della falsa pista lanciata dal titolo, di un personaggio che faccia da baricentro narrativo. Pauline, Marion, Henry, Pierre, Sylvain e Louisette costituiscono i lati di un esagono a cui si ritrovano a turno a fare da base. Tutti, in questa sceneggiatura, hanno la loro scena e (e questo è ciò che più conta), tutti hanno il potere di sedurre e ognuno lo adatta alla propria personalità. Nessuno ha però la garanzia dell'inquadratura e così può capitare di veder avanzare due personaggi verso il centro dello schermo per vederne poi uno allontanarsi dilato. Rohmer è quasi didascalico nel sottolineare le caratteristiche di ognuno. Così Henry, l'etnologo giramondo, viene mostrato mentre osserva "dall'alto" ciò che accade nel microcosmo che sta studiando ai propri fini, mentre Pierre, l'idealista rancoroso e sterilmente moralista, insegna "a terra e da fermo" le tecniche di base del windsurf. Marion, che vorrebbe bruciare d'amore, scatta immediatamente quando arriva un messaggio di lavoro e Pauline, che può essere colta o lasciata fiorire, coltiva se stessa come le ortensie a cui si dedica all'inizio del film. Sylvain entra in scena giudicando dalle apparenze (e si troverà a sua volta giudicato), mentre l'ambulante Louisette si rivela tale anche sul piano erotico.
In uno dei più geometrici tra i film rohmeriani all'esagono dei personaggi corrisponde una tripartizione degli sguardi determinanti la vicenda. Collocati da Rohmer nella posizione di voyeur (questi ultimi più o meno volontari) noi assistiamo a: 1) lo sguardo silenzioso di Pauline che scopre a letto Henry e Marion (in questo film decisamente "corporeo" la posa è plastica, ma la visione è completa a differenza di quanto accadeva in La collezionista; 2) lo sguardo di Marion che vede Pauline sul letto con Sylvain e tace, anche se solo temporaneamente; ~ io sguardo di Pierre che vede Louisette saltare nuda sul letto di Pierre deducendo la verità che verrà poi smentita dalla falsa visione (la messa in scena) organizzata da Henry per salvare le apparenze.
In questo film, in cui alla detection hitchcockiana si sostituisce l'attesa di eventi già collocati nella sfera delle possibilità, come nel cinema di Hawks, Rohmer non rinuncia a mettere i protagonisti intorno a un tavolo (o davanti a un caminetto come farà Pauline, differenziandosi dal gruppo degli adulti) per "discutere". Lo farà simmetricamente all'inizio e alla fine del film con Marion e Pauline (sedute al tavolo all'inizio e poi in auto alla fine) o con il gruppo di quattro personaggi, in equilibrio nel primo colloquio (due donne, Marion e Pauline, e due uomini, Henry e Pierre) e decisamente squilibrato nel secondo (tre uomini, Henry, Pierre e Sylvain e Pauline).
È un film tutto giocato sulle assenze, Pauline, chi non è presente si perde una parte del gioco e, quando tornerà in pista, farà fatica a ricostruirne le coordinate. Non a caso si è fatto riferimento a La regola del gioco di Renoir e alla sua struttura narrativa. In Rohmer però la disillusione che sembra crescere di film in film ormai verte sull'elemento strutturale di base del suo fare cinema: la parola. Se nei "Racconti" la parola pensata poteva essere utilizzata per rileggere il vissuto o, spesso, il non vissuto, piegandolo alle proprie esigenze, ora non c'è più nessuno che razionalizzi questa necessità. Si mente per mentire, per coprire un vuoto pneumatico interiore (Henry), per evitare di bruciarsi, non con l'amore ma con il suo esatto opposto (Marion), per poter restare a galla in un mare infido, il mondo degli adulti, in cui l'unico windsurf affidabile è quello del silenzio vigile o dell'occultamento oculato. Chi parla lo fa senza quasi essere in grado di controllare il mezzo (Sylvain), per compensare un'incapacità di agire quasi cronica (Pierre), per spostarsi senza troppi danni da un punto a un altro di una linea, ben esemplificata dalla strada dell'incontro con Pierre, che non si sa dove conduca (Louisette). Pauline alla spiaggia diventa così un "film di formazione" in cui la beauté volée non è quella, bertoluccianamente intesa, di una verginità nel senso fisico del termine (Rohmer in questo senso è molto attento a mostrarci Pauline che si scambia effusioni con Sylvain priva di reggiseno ma con ancora indosso le mutandine). Il "lupo" che la ragazza conosce è quello costituito "anche" da un Henry che tenta un approccio e viene bruscamente allontanato con un calcio (il tutto avviene nella stanza della figlia, si noti). Ma la verginità che Pauline ha finito col perdere e che, forse, già era stata intaccata in precedenza, è quella della sincerità. Se all'inizio, nel momento in cui Marion racconta in pubblico le sue confidenze, la replica è «Non ti ho detto niente. E comunque posso averti raccontato delle storie», il suo silenzio finale diviene quello di chi è entrato a pieno nel gioco degli adulti e ne ha appreso rapidamente le regole.

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Recensione di Giancarlo Zappoli

Negli ultimi giorni della vacanza estiva la tredicenne Pauline viene iniziata da un coetaneo ai misteri dell'amore. L'atmosfera particolare e lo strano intreccio di sentimenti al quale Pauline ha assistito (protagonista la zia Marion) favoriscono l'evento ma in qualche modo lo sciupano. Il maestro Rohmer firma una fredda e lucida analisi dei rapporti umani, raffinatissima, meccanicamente perfetta, stilisticamente impeccabile.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 13 gennaio 2011
fedeleto

Rohmer come sempre quando dirige riesce sempre a creare pellicole interessanti che lasciano riflettere sul tema che pone il regista.Questa volta dopo il BEL MATRIMONIO,dirige questo pellicola eccezionale,che riprende il ciclo di commedie e proverbi.Stavolta la trama (diretta e scritta da rohmer) racconta la vacanza di pauline con sua cugina marion,e appena arrivata reincontra un suo vecchio amico pierre [...] Vai alla recensione »

mercoledì 20 ottobre 2010
giuales

La quattordicenne Pauline va in vacanza al mare accompagnata dall'avvenente cugina Marion. La prima in cerca, o forse in attesa, di qualcosa che, data la giovane età, possa assomigliare all'amore; la seconda in cerca di sensazioni forti. Intorno a queste due giovani donne, distanti nell'età quanto nell'aspetto, un gruppo di uomini intreccierà con loro una relazione d'amicizia, di complicità e di [...] Vai alla recensione »

lunedì 22 aprile 2019
stefano capasso

Fine estate in una località di mare della Normandia. La trentenne Marion, appena uscita da un divorzio, passa gli ultimi giorni di vacanza con la cugina qundicenne Pauline. I loro discorsi sulla ricerca dell’amore prendono corpo quando Marion si trova a scegliere tra due uomini, Pierre una vecchia fiamma ed Henry; Pauline invece fa la conoscenza di un coetaneo Sylvain col quale inizia [...] Vai alla recensione »

martedì 15 settembre 2009
Luviana

Un film carino e intelligente nel trattare le interazioni umane nelle sue ragnatele di ambiguità reticenze sotterfugi e auto-inganni. Va comunque detto che lo stile di Rohmer è superato per una troppa tranquillità e semplicità fuori più che dalle mode..dai tempi in cui viviamo.

winner
miglior regia
Festival di Berlino
1983
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