Anno | 1952 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Alberto Lattuada |
Attori | Vittorio Gassman, Gaby Morlay, Raf Vallone, Silvana Mangano, Jacques Dumesnil, Nino Marchetti Emilio Petacci, Bianca Doria, Dina Perbellini, Tina Lattanzi, Rocco D'Assunta, Paolo Ferrara, Piero Lulli, Otello Seno, Rosita Pisano, Ignazio Balsamo, Mariemma Bardi, Lamberto Maggiorani, Mimmo Poli, Lyla Rocco, Patrizia Mangano, Mimo Billi, Dina Romano. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,11 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 febbraio 2019
Una giovane suora, infermiera, riconosce in un ferito il ragazzo che doveva sposare anni prima.
CONSIGLIATO SÌ
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Anna è una suora ospedaliera: il suo sorriso è di conforto per chi soffre, i suoi modi gentili sono un alito di aria fresca tra le corsie. Ma una sera, sotto i ferri del chirurgo, si presenta il suo ex fidanzato Andrea. Il passato turbolento di Anna - cantante in un night prima di diventare suora - ritorna per tormentarla prima della decisione definitiva sul proprio futuro, ossia se prendere i voti o meno.
Probabilmente senza una memorabile sequenza di Caro Diario, in cui Nanni Moretti imita la bellissima scena di ballo di Silvana Mangano, Anna sarebbe stato archiviato e storicizzato insieme ad altri capolavori del mélo all'italiana, senza vivere una seconda vita.
Ma il potere di un'opera che ha individuato il connubio ideale tra esigenze del pubblico ed esito artistico va oltre i decenni e i recuperi critici. E quindi tutto torna, in questo bizzarro revenant di fine secolo di Silvana Mangano, così come torna a bussare alla porta il portalettere del destino nel mélo di Alberto Lattuada.
Come insegna la lezione di Raffaello Matarazzo, di cui è forte l'influenza in Anna, il mélo vive nella battaglia tra l'uomo e il destino, tra l'apparenza di un libero arbitrio e le catene del proprio passato. Anna, a cui dà vita una straordinaria Silvana Mangano, è insieme Maria e Maddalena, oggetto del desiderio che porta gli uomini a compiere follie e soggetto desiderante di una emancipazione impensabile nella società dell'epoca. Tutti chiedono di lei, tutti in un modo o nell'altro la desiderano: "Tutti qui abbiamo bisogno di lei", sentenzia il chirurgo. Ma Anna è una sola, benché scissa tra due anime conflittuali, sacra e profana. E l'esistenza, in questa costante schizofrenia, diviene insostenibile.
Travolta dalle passioni e dalle loro conseguenze, Anna trova una sua personale via nella vocazione religiosa e nell'assistenza ai malati: tra le mura dell'ospedale si sente indispensabile per ciò che è e non solo per come appare. Apparentemente prigioniera della propria castità - come sottolinea l'inquadratura dietro le sbarre che precede metaforicamente l'assunzione dei voti, prima del colpo di scena - ma infine libera di esercitare un ruolo che non sia quello di moglie o di femmina ardente. Lattuada conduce con mano ferma e attenta a ogni pathos emozionale, riproponendo il triangolo con Raf Vallone e un sordido Vittorio Gassman che aveva fatto la fortuna di Riso amaro.
Campione di incassi da record tra il 1951 e il 1952 e primo film italiano a superare il miliardo di lire di incasso.
Una giovane suora, infermiera, riconosce in un ferito il ragazzo che doveva sposare. Tormentata tra l'amore che sente rinascere e la sincerità della missione alla quale si è votata, decide infine di scegliere quest'ultima.
ANNA disponibile in DVD o BluRay |
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BLU-RAY |
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€10,99 | – | |||
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Il Natale del 1951 vide l'uscita di “Anna” il drammone di Lattuada che si inserisce nel filone del “neorealismo d'appendice”, reso famoso da Matarazzo. Qui la qualità del cast – Mangano, Vallone e Gassmann – la splendida fotografia col nitido bianco e nero di Otello Martelli (La dolce vita, Paisà, La strada), la sapiente regia di Lattuada [...] Vai alla recensione »
Per chi nasce qualche anno dopo la realizzazione di questo film e in genere dei primi anni Cinquanta del 1900 e dunque inizia a vedere film con un minimo di spirito critico circa un venetennio dopo, , quel mondo, che il cinema rappresenta a suo modo ma con grande efficacia come"arte im.-mediata"(Benjamin), appare misterioso e in qulche modo"incompnresibile".