La mia notte con Maud

Film 1969 | Drammatico 110 min.

Titolo originaleMa nuit chez Maud
Anno1969
GenereDrammatico
ProduzioneFrancia
Durata110 minuti
Regia diEric Rohmer
AttoriJean-Louis Trintignant, Françoise Fabian, Marie-Christine Barrault, Antoine Vitez .
TagDa vedere 1969
MYmonetro 3,20 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Eric Rohmer. Un film Da vedere 1969 con Jean-Louis Trintignant, Françoise Fabian, Marie-Christine Barrault, Antoine Vitez. Titolo originale: Ma nuit chez Maud. Genere Drammatico - Francia, 1969, durata 110 minuti. - MYmonetro 3,20 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Si racconta d'un giovane ingegnere di provincia che non osa rivelare il proprio amore a una ragazza. Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar,

Consigliato sì!
3,20/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,39
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
News
Cinema
Trailer
Storia di una coppia.

Si racconta d'un giovane ingegnere di provincia che non osa rivelare il proprio amore a una ragazza. Alla fine riuscirà a sposarla, ma capirà che lei gli nasconde qualcosa e scoprirà nel suo passato un amore difficile per un uomo sposato. Nonostante tutto la coppia avrà una vita serena.

Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

Prima parte
Il narratore è un ingegnere trentaquattrenne di cui non viene rivelato il nome. Dopo numerosi anni trascorsi a Vancouver e a Valparaiso si trova a Clermont-Ferrand da circa due mesi e lavora per la Michelin. Il suo appartamento ammobiliato si trova in periferia, a Ceyrat, ma nei giorni di festa torna a Clermont per partecipare alla messa. Un giorno la sua attenzione viene attratta in chiesa da una giovane donna bionda e decide, senza conoscerla, che ella diventerà sua moglie. L'incontro tra i due non è però facile. La ragazza (si chiama Françoise ma il suo nome verrà pronunciato molto avanti nel film) si è accorta degli sguardi del narratore ma i due utilizzano mezzi di trasporto differenti: un motorino lei e un'auto lui. Una sera, del tutto casualmente, il narratore incontra un vecchio amico e compagno di studi: Vidal. Costui, professore di filosofia presso la locale università, si dichiara ateo e avvia una discussione con il narratore. Questi, che si interessa di matematica e, in particolare, di calcolo delle probabilità, sostiene le proprie tesi di cattolico convinto e praticante che è rimasto molto deluso da alcuni aspetti della filosofia pascaliana. Dopo essersi recati insieme a uno spettacolo, i due si danno appuntamento per la messa di mezzanotte. Vidal vuole anche fargli conoscere Maud, una sua amica pediatra divorziata di recente, con la quale dichiara di avere un buon rapporto ma di non pensare affatto al matrimonio. Giunti presso l'abitazione di lei, che vive con la figlia, hanno subito inizio le discussioni. Maud appartiene a una vecchia famiglia di liberi pensatori e le interessa molto confrontarsi con un cattolico come l'ingegnere. La conversazione finisce di nuovo con il prendere in esame Pascal e la sua "scommessa". Il narratore contesta il giansenismo e il rigorismo pascaliano mentre Vidal ritiene che ciò sia causato dal fatto che il filosofo mette a nudo alcune contraddizioni dell'amico rivelandone un'indole gesuitica.
Dopo la cena e dopo che Maud si è messa a letto continuando a conversare con i due uomini, la neve prende a cadere. Maud invita il narratore a non andare via: guidare mentre nevica è pericoloso e può restare a dormire da lei nella camera degli ospiti. Vidal, con un pretesto, se ne va dopo aver convinto l'amico a restare. L'ingegnere è esitante ma la donna lo rimprovera di essere concentrato solo sulla propria rispettabilità, di non essere disponibile ad ascoltarla mancando quindi di carità cristiana e di essere al contempo un cristiano e un dongiovanni timoroso. Il narratore replica affermando di non voler affatto essere un cristiano modello e le parla delle proprie relazioni del passato. Maud si dichiara certa dell'attuale presenza di una donna nella sua vita e gli racconta di come è finito il suo matrimonio con un medico che stimava moltissimo ma che era anche capace di irritarla profondamente. Entrambi avevano un amante. Il suo è morto scivolando sul ghiaccio in auto e quella dell'ex marito, una ragazza cattolica, si è allontanata grazie al suo intervento. È giunta l'ora di andare a dormire e il narratore scopre di essere stato ingannato: non esiste alcuna camera degli ospiti e Vidal lo sapeva. Decide quindi di dormire sul divano avvolto in una pelliccia mentre lei, come d'abitudine, dorme senza indumenti addosso. Lui, per stare un po' più comodo, accetta di coricarsi accanto a lei sopra la coperta ma, nella notte, si infila sotto. Lei lo abbraccia. Lui risponde ma poi subito si ritrae. Lei corre verso il bagno e ora è lui a seguirla, ma si sente dire: «Mi piacciono le persone che sanno quello che vogliono».
Il giorno successivo il narratore, dopo aver fermato per strada Françoise, si reca a una gita in montagna con Maud, Vidal e altre persone. Ora sembra potersi permettere di imbastire un flirt con la donna, perché sa che lei sta per lasciare Clermont-Ferrand per Tolosa.
Siamo ormai verso la fine dell'anno e, in una sera in cui nuovamente nevica, il narratore accompagna Françoise al pensionato in cui abita in quanto studentessa di biologia. A causa del ghiaccio la macchina non si può muovere e l'ingegnere viene invitato a pernottare in uno degli appartamenti. Il loro rapporto prende lentamente corpo ma, dopo aver incontrato casualmente Vidal, la ragazza si sente in dovere di confessare al narratore di aver avuto una relazione (ormai conclusa) con un uomo sposato. Lui le racconta del proprio passato ed entrambi decidono di non fare più riferimento a quanto accaduto prima del loro incontro.
Cinque anni dopo, ormai sposati e con un bambino, incontrano Maud sulla spiaggia. La donna fa capire al narratore che Françoise era l'amante del suo ex marito. L'uomo decide allora di raccontare alla moglie che la notte con Maud aveva avuto esiti diversi da quelli reali. Era stata, come lui stesso la definisce, l'ultima «scappatella».Come scrive Elio Girlanda: «Ieri come domani, comunque l'obiettivo resta la "speranza matematica" teorizzata da Pascal e auspicata da Rohmer, intesa come prodotto tra le probabilità di successo e la posta in palio. La stessa che produce quel dispositivo drammaturgico o ipertestuale che costantemente si rinnova nel cinema di Rohmer (persino nei suoi film più recenti, come Un ragazzo, tre ragazze, del 1996). Ovvero la migliore scelta da farsi nella sfida tra l'uomo (il caos dell'amore) e la macchina (il destino, la necessità, le regole del cosmo), tra l'intelligenza plastica (la biologia) e l'intelligenza artificiale (la scienza), tra una fede rigorosa (la matematica, la teologia, la morale) e la libertà imprevedibile del comportamento umano (la Provvidenza). Agire che sarà sempre più complicato però, a causa delle applicazioni invasive delle nuove tecnologie informatiche, quando la telematica guiderà i processi umani in qualità di filosofia, pedagogia, economia, politica e religione del mondo» (Elio Girlanda, "La mia notte con Maud", in Flavio Vergerio, Giancarlo Zappoli, Eric Rohmer. La parola vista, 1996). I film di Rohmer (e La mia notte con Maud in particolare) si sviluppano lungo una linea di duplice tensione che può essere ulteriormente identificata in una continua necessità di scelta tra la contingenza del vivere (illuminante la frase sulle difficoltà di sintonia sul "quotidiano") sui piano delle psicologie, del comportamento personale, dell'epoca sociale in cui si vive e gli ideali assoluti, che talvolta assumono l'aspetto di sincera adesione a una prospettiva di vita e talaltra non sono niente di più che una maschera dietro cui celare una profonda difformità di comportamenti. È solo in un contesto come questo che Rohmer può permettersi delle simmetrie così palesi come quella della bruna mefistofelicamente tentatrice e della bionda angelicamente cattolica, anche se poi offre a entrambe una maternità accettata (compaiono i primi bambini di una serie decisamente esigua) e un retroterra di sensi di colpa che non risparmia per nulla la dolce Françoise.

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Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

La mia notte con Maud è innanzitutto sintomatico dell'attenzione che Rohmer pone nel captare i mutamenti sociali senza per questo dover sottostare ai gusti del pubblico. Dopo un personaggio solo apparentemente legato ai cambiamenti della morale sessuale propri della seconda metà degli anni Sessanta come quello dell'Haydée di La collezionista, Rohrner sposta (o sembra spostare) il tiro. Non più il colore e la luce solare della Côte d'Azur, ma la neve e il bianco e nero di un Natale a Clermont-Ferrand (luogo di nascita di Pascal). Non più il mondo tout court studentesco-giovanile o il milieu artistico, ma un ingegnere, un professore di filosofia, una pediatra e una studentessa di biologia quali protagonisti. Non più la pretesa "amoralità" di una fanciulla in fiore, ma le posizioni ideologiche (apparentemente) ben definite di adulti ormai più pronti a riflettere su un passato (da celare rapidamente nel "non detto") che ad affrontare il reale rischio di un futuro aperto a una comunicazione "vera". C'è peraltro la riproposta di alcuni luoghi già noti. Così il narratore (nuovamente anonimo e insolitamente parco di riflessioni a commento) ha atteggiamenti simili a quelli del suo omologo in La fornaia di Monceau (non ha mai fermato una ragazza per strada), mentre Vidal assume il ruolo del Guillaume di La carriera di Suzanne, divertendosi a mettere consapevolmente in imbarazzo l'amico dinanzi a Maud, cosciente però di non avere di fronte una "matricola" come Bertrand ma un uomo come l'ingegnere. Si osservi poi l'incipit che si collega al finale di La collezionista, con la casa e il narratore in solitudine, e il finale che, come da progetto, chiude su una spiaggia, luogo in cui apre La collezionista, che nella numerazione viene come quarto "Racconto".
Al di là di questi legami e fatta salva la polemica che io contrappose proprio ai «Cahiers» che in qualche misura irrisero la seriosità pensosa di questo film colto, Rohmer affronta i temi a lui più vicini attraverso delle figure adulte (o, almeno, apparentemente tali). Sceglie quindi per la prima volta un cast di attori professionisti, puntando su un Jean-Louis Trintignant all'epoca "gesuiticamente" incerto sull'accettare o meno il ruolo e decidendo anche di rinviare di proposito le riprese per attenderne la disponibilità. In questo film Rohmer si rivela vero direttore di attori. Chi ha avuto occasione di vedere il film nella sua versione originale sa quanto ogni singola pausa si trovi sul copione e come gli attori riescano a renderla naturale (con un suono in assoluta presa diretta) anche se inserita, ad esempio, all'interno di una riflessione sui Pensieri di Pascal. È lo stesso Rohmer che invita metafilmicamente lo spettatore a riflettere su questa "abilità" quando inserisce l'omelia del sacerdote sulla santità: quelle riflessioni avrebbero potuto essere messe in bocca al narratore nel corso della conversazione dinanzi al letto di Maud, conservando la sostanza ma mutando totalmente di tono.
Per quanto riguarda la versione italiana invece le cose cambiano un po' e in peggio. La mia notte con Maud è il primo film rohmeriano che subisce pesanti rimaneggiamenti. Nella scena della prima messa sono state tagliate le preghiere dette dal sacerdote prima del Padre Nostro e dell'Agnus Dei, che è stato a sua volta ridotto al versetto conclusivo. È stata poi totalmente espunta l'inquadratura della durata di un minuto e venticinque secondi in cui la macchina da presa fissa di Rohmer riprendeva a teatro l'esibizione del violinista Leonid Kogan nella Sonata per violino e pianoforte K358 di Mozart. Le violazioni dell'equilibrio del testo rohmeriano non si fermano qui e, come sottolinea Sandra Festi in "La parola come modo di essere" (in Eric Rohmer in lingua italiana, op. cit., 1994) un ritorno dell'aggettivo borghese nella conversazione tra il narratore, Vidal e Maud, essendo stato malamente tradotto quando non omesso, fa perdere al termine la valenza di tensione che nell'originale sembra avere nella comunicazione tra il professore di filosofia e la pediatra. La "letterarietà" del copione rohmeriano diviene così oggetto di manipolazioni mistificanti.
Questo è anche il primo film in cui, dopo gli accenni a Rousseau di La collezionista, si parla a tavola di filosofia (così come avverrà con Kant in Racconto di primavera), e Pascal, con il suo rigore giansenistico e la sua scommessa, diventa il segno di contraddizione per tre diverse letture della realtà: la cristiana, la marxista e l'agnostica. Il tutto inserito in uno spazio (il primo ambiente costruito in studio del cinema di Rohmer) in cui il palcoscenico è costituito dal grande letto di Maud, destinato a divenire teatro di un tentativo di seduzione in cui tutte le armi verbali sono consentite (si riveda lo «sciocco» pronunciato dalla donna all'indirizzo del narratore) mentre il corpo, al di là delle dichiarazioni di esibizionismo, è celato.
Anticipando di molti anni la serie sulle "Stagioni" Rohmer si consente poi, anche questo per la prima volta, un netto salto meteorologico e cronologico. Dall'inverno di Clermont-Ferrand si passa, come già sottolineato, a una spiaggia estiva con un'ellisse di cinque anni per concludere il film con una menzogna che dovrebbe consentire al protagonista, così come negli episodi precedenti, un recupero sulla realtà che non si sottomette alla sua "moralità". A Rohmer è stato chiesto, nella citata intervista di Graham Petrie, se fosse d'accordo sul fatto che i finali dei suoi film tendono a essere piuttosto tristi. La risposta è stata molto esauriente: «Non sono quello che uno si aspetta che accada, sono in un certo qual modo contro la persona interessata. Ciò che accade va contro i desideri del personaggio. È una specie di disillusione - non proprio un fallimento per quanto lo riguarda ma una disillusione. Il personaggio ha commesso un errore; comprende che si è costruito un'autoillusione. Ha creato una specie di mondo per se stesso, con se stesso al centro, e gli sembrava perfettamente logico di dover essere il legislatore o il dio di questo mondo. Tutto sembrava molto semplice e tutti i miei personaggi sono un po' ossessionati dalla logica. Hanno un sistema e dei principi e costruiscono un mondo che può essere spiegato da questo sistema. Allora la conclusione del film demolisce il loro sistema e la loro illusione collassa. Non è precisamente felice ma è ciò di cui trattano i film».

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Stefano Lo Verme

Jean-Louis è un ingegnere della Michelin che si è trasferito da poco tempo nella cittadina di Clermont-Ferrand. Una domenica, in chiesa, l'uomo nota una ragazza per la quale prova subito una forte attrazione. Pochi giorni più tardi, Jean-Louis viene invitato dal suo vecchio amico Vidal, professore di filosofia, a trascorrere la sera di Natale a casa di Maud, una donna divorziata fautrice del libero pensiero.
Presentato al Festival di Cannes del 1969, La mia notte con Maud è il terzo film tratto dal ciclo dei Racconti morali di Eric Rohmer (benché sia il quarto in ordine cronologico, in quanto è stato realizzato due anni dopo La collezionista), ed è considerato dalla critica come il capolavoro del grande regista francese. Come per gli altri titoli della serie, anche ne La mia notte con Maud la trama è incentrata su un dilemma morale: nel caso specifico, il conflitto fra la contingenza degli eventi e la fedeltà ai propri principii. Tale conflitto è rappresentato nel film dal personaggio di Jean-Louis (Jean-Louis Trintignant), un ingegnere di trentaquattro anni, di solida fede cattolica, che ha individuato in una sconosciuta ragazza bionda, Françoise (Marie-Christine Barrault), la donna ideale alla quale chiedere di diventare sua moglie. Ma le convinzioni e le certezze di Jean-Louis sono destinate ad essere incrinate dopo la notte trascorsa dall'uomo a casa di Maud (Françoise Fabian), un'amica del suo ex-compagno di studi Vidal (Antoine Vitez).
Partendo da questo schema narrativo, Rohmer disegna un intreccio perfettamente simmetrico, che vede il protagonista (e voce narrante) Jean-Louis diviso fra l'amore per una donna "ideale", Françoise, e l'attrazione per una donna "reale", Maud. Nel corso della fatidica notte di Natale passata a casa di Maud, Jean-Louis si troverà costretto a sottoporre le proprie idee morali e la sua etica cattolica alla sfida intellettuale lanciata dalla padrona di casa. La discussione filosofica fra Jean-Louis, Vidal e Maud a proposito della "scommessa" di Blaise Pascal sulla speranza matematica (ovvero il rapporto fra le probabilità di successo e la posta in palio) si concretizzerà nella scelta sentimentale del protagonista, che in qualche modo ha deciso di amare Françoise in quanto incarnazione della prospettiva di vita che lui stesso si è costruito. Inevitabilmente, come in tutti i film di Rohmer, le aspettative dei personaggi finiranno per scontrarsi con le disillusioni della realtà; come accade nel significativo epilogo, quando Jean-Louis, ormai sposato e padre di famiglia, incontrerà di nuovo Maud dopo un'ellisse di cinque anni, e scoprirà un piccolo segreto che ha l'amaro sapore della sconfitta.
Ne La mia notte con Maud, Rohmer celebra la più compiuta espressione del "cinema di parola" (l'azione è ridotta al minimo e quasi tutto il film è costituito da dialoghi), capace di trasmettere tensioni psicologiche ed emozionali di rara autenticità. Come di consueto, il regista sa descrivere in maniera abilissima le dinamiche comportamentali dei suoi personaggi, smascherandone le varie contraddizioni, anche grazie ad un sapiente uso della macchina da presa. Bellissima la scena della "seduzione" notturna presso il letto di Maud, che si risolve in una raffinata partita verbale tra il conformista Jean-Louis e la libera pensatrice sua amica. Una commedia incantevole, ed una delle migliori opere nell'intera carriera di Eric Rohmer. Splendida fotografia in bianco e nero di Néstor Almendros.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 6 settembre 2010
fedeleto

Arrivato al terzo racconto morale(anche se in teoria sarebbe il quarto),rohmer prosegue il viaggio nelle viscere della morale ,ove l'uomo soccombe e vince alcune delle sue impressioni,repulsioni,ed ogni tipo di idea che appertengono ad egli.La mia notte con maud rappresenta fin dall'inizio un tema moplto importante quello della fede.Fin dall'inizio infatti vediamo un ingegnere cattolico(la [...] Vai alla recensione »

domenica 29 agosto 2010
M.D.C

Capostipite di un raffinato e elegiaco gioco sentimentale, spesso riproposto al cinema, La mia notte con Maud è uno di quei titoli da tramandare alle future generazioni, anche quelle abitualmente diffidenti nei confronti di trame scandite da fitte conversazioni, schermaglie amorose e improvvise lacerazioni emotive.L'incipit spinge lo spettatore ad immergersi nel più grigio orizzonte della provincia [...] Vai alla recensione »

mercoledì 5 agosto 2015
Howlingfantod

Il cinema di parola di Rohmer alla sua massima espressione. Artefatti percorsi amorosi, triangoli e quadrilateri come i rapporti dei protagonisti, in dialoghi algidi quasi stilizzati intramezzati da riflessioni filosofiche e religiose su cui è costrutto il film, (la discussione su Pascal, sul libero arbitrio e la predestinazione, quasi la storia di fondo fosse un pretesto, qui più che altrove negli [...] Vai alla recensione »

mercoledì 15 luglio 2015
Luca Scialo

Eric Rohmer è un regista che nei suoi film preferisce dare spazio ai pensieri più che alle azioni, ai dialoghi lunghi e verbosi piuttosto che ai cambi sequenza dinamici. Attento ai particolari, a costo di renderli evidenti fino alla noia. In fondo, anche questo è cinema e la presente pellicola ne è un classico esempio.  Le vicende sentimentali di un trentaquattrenne [...] Vai alla recensione »

venerdì 14 agosto 2009
august robert fogelbergrota

un film molto ben costruito soprattuto per la fotografia di Nelston Amarston che riesce nonostante l'uso di una tecnologia all'epoca telefisiva a rendere la bellezza degli interni e degli esterni modernisti di Clermont. Bravissime le due attrici, la bruna Françoise Fabian d'origine algerina che interpreta una specie di Semiramide e la bionda Marie-Christine Barrault che ha molte somiglianze con il [...] Vai alla recensione »

Frasi
La neve non è che mi entusiasma: è falsa, è da bambini, e io detesto tutto quello che mi ricorda l'infanzia.
Dialogo tra Il narratore (Jean-Louis Trintignant) - Maud (Françoise Fabian) - Vidal (Antoine Vitez)
dal film La mia notte con Maud
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