Titolo originale | The Lodger - A Story of the London Fog |
Anno | 1926 |
Genere | Poliziesco |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 76 minuti |
Regia di | Alfred Hitchcock |
Attori | Ivor Novello, Marie Ault, Arthur Chesney, Malcolm Keene, June Tripp . |
Tag | Da vedere 1926 |
MYmonetro | 2,98 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 1 settembre 2014
Il secondo film diretto dal grande Hitch. È una storia del mistero e ha già molti aspetti delle sue opere future. .
CONSIGLIATO SÌ
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Il cadavere di una ragazza bionda viene ripescato nel Tamigi: è l'ennesima vittima di un maniaco che si firma The Avenger (Il vendicatore) e che da qualche tempo terrorizza Londra. In tutta la città regna la paura: non fa eccezione la modesta pensione tenuta dai coniugi Bunting a Bloomsbury, dove si presenta un nuovo cliente, Jonathan Drew, che desta subito sospetti poiché è solito uscire nelle sere di nebbia nascondendo il volto in una sciarpa e sotto il cappello (anche il misterioso "vendicatore" è solito uccidere donne bionde nelle notti di nebbia). I Bunting si confidano con Joe Betts, un poliziotto fidanzato con la figlia Daisy: questi scopre che tra la ragazza e il pensionante c'è del tenero e non esita a trarlo in arresto. Jonathan riesce però a fuggire, ma viene inseguito e raggiunto dalla folla inferocita che vorrebbe linciarlo: a salvarlo arriva all'ultimo momento la notizia della contemporanea cattura del vero assassino. Jonathan viene scagionato e si scopre che durante le notti nebbiose usciva per dare la caccia all'assassino che aveva ucciso sua sorella. Questo thriller, ispirato al personaggio di Jack lo Squartatore, antesignano dei serial killer contemporanei, venne considerato dallo stesso Hitchcock il suo "primo vero film", tanto che lo firmò con la prima delle sue apparizioni divenute in seguito celeberrime. Passato alla storia per alcune memorabili sequenze, Il pensionante-Una storia della nebbia di Londra anticipa uno dei temi prediletti dal regista inglese, l'incubo dell'innocente ritenuto a torto colpevole e per questo perseguitato. Del film sono stati realizzati numerosi remake, come quello dal titolo omonimo del 1944 e Una mano nell'ombra del 1954.
Agli inizi del 1926 Alfred Hitchcock aveva già alle spalle una notevole esperienza cinematografica: dopo aver esordito disegnando titoli e didascalie, aveva lavorato via via come sceneggiatore, scenografo e aiuto regista e finalmente, nel 1925, aveva diretto per la casa di produzione Gainsborough il suo primo film, Il labirinto della passione, seguito a ruota, alla fine del '25, dal secondo, The Mountain Eagle. Nessuno dei due film, però, era stato distribuito e Hitch non aveva ancora avuto modo di confrontarsi con il pubblico. Nutrendo molta fiducia in quel ventiseienne di talento che in più di un'occasione aveva mostrato di sapere il fatto suo, il produttore Michael Balcon decise di offrire a Hitchcock una nuova opportunità. Questa volta, a differenza delle precedenti, il soggetto di cui Balcon aveva acquistato i diritti era congeniale al regista: si trattava del romanzo di Ma-ne Belloc-Lowndes The Lodger, ispirato ai tragici omicidi compiuti a Londra nel 1888 da "Jack lo Squartatore"; l'ambientazione, l'ambiguità e la suspense nella vicenda erano gli ingredienti ottimali per realizzare quello che, a giudizio di tutti, è considerato il "primo vero film" di Hitchcock (forse la proposta di trarre un film da The Lodger fu proprio del regista e non di Balcon, ma le testimonianze sono controverse). In poche settimane la sceneggiatura - stesa a quattro mani con Eliot Stannard, che aveva già collaborato con Hitch nei due film precedenti - fu pronta, elaborata fin nei minimi dettagli, secondo quel metodo tipicamente hitchcockiano che il regista continuerà ad adottare durante tutta la sua carriera.
Per la parte del protagonista maschile era stato scelto il divo inglese del momento, Ivor Novello; l'interprete femminile - June Tripp, nota al pubblico con il nome di June - era apparsa negli anni precedenti in alcuni film di scarso valore (dopo The Lodger la sua carriera di attrice proseguì ancora per qualche anno, ma il film di Hitchcock è l'unico a cui è rimasta legata la sua fama). Malcolm Keen, scelto per interpretare il detective di Scotland Yard. aveva già lavorato con Hitchcock in The Mountain Eagle. Direttore della fotografia era Giovanni Ventimiglia -prezioso collaboratore di Hitchcock nei due film precedenti -, mentre Alma Reville era impegnata come aiuto-regista.
Le riprese cominciarono agli inizi di maggio, negli studi di Islington, dove Hitch fece costruire un set piuttosto elaborato; particolare cura fu dedicata alla casa dei Bunting. A causa degli ambienti volutamente cupi o nebbiosi, Ventimiglia ebbe qualche difficoltà con l'illuminazione, ma la sua perizia - unita alle conoscenze che Hitch aveva acquisito curiosando sui set tedeschi -gli permise di superare brillantemente ogni ostacolo. Entro i primi di luglio il film era pronto; seguendo la consuetudine dell'epoca la pellicola fu colorata in varie tonalità di verde, marrone o grigio, a seconda dell'atmosfera predominante nelle diverse sequenze (nel corso del tempo il colore si è purtroppo perso).
Nonostante la fiducia dimostrata da Balcon, le indiscrezioni che circolavano nella casa di produzione a proposito di The Lodger lasciavano trapelare che il film era mal diretto e incomprensibile; artefice principale di queste voci era probabilmente Graham Cutts, il regista con cui Hitch aveva lavorato agli inizi degli anni '20, geloso della alacre attività del suo ex aiuto. Fu così che, dopo aver visto il film, il distributore e alcuni responsabili della produzione diedero parere negativo alla sua uscita in sala; pochi giorni dopo anche il direttore generale giunse al teatro di posa per visionare il film. Ricorda Hitchcock: "Mia moglie [all'epoca, per la verità, Alma e Alfred non erano ancora sposati] e io non abbiamo voluto attendere lì per sapere le sue decisioni; siamo andati in giro per le strade di Londra e abbiamo camminato più di un'ora. Infine abbiamo preso un taxi e siamo tornati al teatro di posa. Speravamo che la passeggiata avrebbe avuto una conclusione felice e di trovare tutti entusiasti. Mi dissero: "Anche il direttore generale trova il film molto scadente". Allora hanno messo il film da parte e annullato i contratti di noleggio che avevano fatto grazie al nome di Novello".
Balcon però non si arrese e - tramite il regista Adrian Brunel - ottenne la consulenza di Ivor Montagu, un giovane intellettuale che si era già fatto un nome in campo cinematografico. Montagu, critico acuto e intelligente, vide il film di Hitch e ne rimase entusiasta. Suggerì tuttavia qualche modifica che il regista accettò di eseguire, seppure un po' contrariato: si trattava di sfoltire le didascalie (da più di 300 divennero un'ottantina), risistemare il montaggio in un paio di punti per rendere le sequenze più comprensibili e girare nuovamente alcune delle scene finali, sempre per esigenza di maggior chiarezza. Montagu propose anche di arricchire le didascalie con alcuni disegni, che furono commissionati al pittore americano E. McKnight Kauffer. Nella nuova versione il film venne presentato in anteprima alla stampa e agli esercenti a metà settembre: fu un successo strepitoso e i critici parlarono di The Lodger come del miglior film inglese realizzato fino ad allora. Per motivi tecnici il film poté uscire nelle sale cinematografiche solo nel febbraio del 1927, preceduto un mese prima dal Labirinto della passione e seguito in maggio da The Mountain Eagle. Ma il pubblico, sull'onda dei commenti della stampa, accolse con grande entusiasmo solo The Lodger.
Ombre e nebbia: è il titolo di un film di Woody Allen del 1991, ambientato negli anni '20 in una cittadina tedesca dove agisce un misterioso strangolatore. Allen, col suo brumoso e inquietante film in bianco e nero, si è rifatto esplicitamente all'espressionismo cinematografico, a quella corrente del cinema muto tedesco da cui, nei primi anni '20, scaturirono capolavori come Il Gabinetto del Dottor Caligari, Il Golem, Destino, Nosferatu il vampiro, Ombre ammonitrici, Il gabinetto delle figure di cera, Lo studente di Praga...
Ombre e nebbia: è questa anche l'atmosfera di The Lodger, un altro gioiello cinematografico degli anni '20 a cui Woody Allen si è sicuramente ispirato. Il cerchio si chiude se si tiene presente che il giovane Hitchcock conosceva bene il cinema espressionista, al quale, a sua volta, The Lodger deve molto.
È dunque l'espressionismo che tiene a battesimo il primo vero film di Hitchcock: ombre e nebbia, scale e specchi, mostri e incubi, "doppi" e fantasmi, eros e morte, All'interno di un repertorio a lui assai congeniale, Hitchcock innesta motivi e immagini del tutto personali, destinati a ripresentarsi nel corso di tutta la sua carriera, fino a Psyco, fino a Frenzy (in un certo senso un remake di The Lodger mezzo secolo dopo): l'"improvvisa incursione del terrore nella quotidianità" (Taylor); il sentimento misto di attrazione morbosa e repulsione che suscita il delitto, soprattutto quando è compiuto da uno psicopatico; l'ambiguità morale dei personaggi, il cui agire non è mai del tutto limpido; la pericolosità di ogni condanna sommaria (The Lodger è il primo dei molti film di Hitch in cui il protagonista è accusato di qualcosa che non ha commesso).
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Una ragazza che urla. Il ritrovamento di un corpo: l'ennesima vittima di The Avenger, un inafferrabile omicida che sembra avercela con le bionde londinesi, tanto da costringere alcune di queste a portare dei riccioli neri sotto il cappello. Quando il singolare Jonathan Drew va ad alloggiare presso la pensione dei Bunting, la sua presenza comincia a destare sospetti: che cosa fa il [...] Vai alla recensione »
IL PENSIONANTE – UNA STORIA DELLA NEBBIA DI LONDRA (GB, 1926) diretto da ALFRED HITCHCOCK. Interpretato da IVOR NOVELLO – JUNE – MARIE AULT – ARTHUR CHESNEY – MALCOLM KEEN § Nel Tamigi viene ripescato il cadavere di una ragazza bionda: si tratta dell’ennesima vittima di un assassino che si firma The Avenger, il “vendicatore”.
In uno dei primi film di Hitchcock già si delineno i tratti personali del suo cinema: ambiguità e ironia.Non ostante sia un film muto è un'opera assolutamente moderna nella concezione e nella realizzazione, a tratti perfino osè (la scena di Daisy che esce dalla vasca da bagno!). Il tema è quello dell'innocente ingiustamente accusato di omicidio ed alla fine [...] Vai alla recensione »