Titolo originale | A Letter to Three Wives |
Anno | 1949 |
Genere | Commedia, |
Produzione | USA |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Joseph L. Mankiewicz |
Attori | Linda Darnell, Ann Sothern, Jeanne Crain, Paul Douglas, Connie Gilchrist, Thelma Ritter Kirk Douglas, Florence Bates. |
Uscita | lunedì 13 febbraio 2017 |
Tag | Da vedere 1949 |
Distribuzione | Lab 80 Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,60 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 13 febbraio 2017
Tre mogli devono trascorrere il pomeriggio fuori città. La mattina ciascuna di loro riceve una lettera dove una donna dichiara di essere scappata. Il film ha ottenuto 3 candidature e vinto 2 Premi Oscar,
CONSIGLIATO SÌ
|
A qualche chilometro da New York, nella Contea di Westchester, tre giovani mogli prendono un battello per un'escursione con un gruppo di orfanelli. Sul ponte sono raggiunte dalla lettera di una comune amica che le informa che lascerà la città con uno dei loro mariti. La donna non precisa quale. Imbarcate e impossibilitate a sciogliere l'enigma, ritornano nei pensieri alla loro vita coniugale, trovando nelle pieghe del quotidiano indizi che alimentano il sospetto.
Deborah Bishop, ex ausiliaria di marina, ha sposato un uomo d'affari molto impegnato e poco presente verso cui prova un sentimento di inadeguatezza, Rita Phipps, autrice di radiodrammi, ha un marito professore che sentenzia contro l'abbruttimento delle masse e disapprova la sua ambizione e il suo conformismo, Lora Mae Hollingsway, proletaria in un appartamento modesto sulla ferrovia, ha impalmato senza amore il suo principale coriaceo e senza maniere.
Il ritorno a casa scioglie il mistero e riserva una sorpresa.
Appassionante caccia al tesoro nella memoria di tre mogli ossessionate dall'abbandono coniugale e dal riconoscimento sociale, Lettera a tre mogli è il primo vero successo di Joseph L. Mankiewicz. Figura colta e sensibile dell'età dell'oro hollywoodiana, Joseph L. Mankiewicz pratica tutti i registri creativi (sceneggiatore, regista, produttore), predilige i soggetti sociali e rifiuta quasi sempre l'azione, nel senso hollywoodiano del termine, preferendo la prestazione dominante dei dialoghi e accomodando i suoi personaggi 'in un interno' dal quale emerge audaci profili psicologici. Ritratto luminoso di tre donne e insieme radiografia clinica dell'istituzione matrimoniale, la commedia di costume di Mankiewicz mette i personaggi femminili in una posizione insostenibile e ancora oggi assolutamente realista: la difficoltà di scegliere tra l'amore e l'amor proprio. Attraverso flashback che stabiliscono delle connessioni col presente e i legami che uniscono le tre coppie di amici, ciascuna protagonista deve confrontarsi con la propria incapacità a gestire il proprio statuto sociale. In cerca di un equilibrio, a cui pervengono almeno simbolicamente nell'epilogo, le protagoniste e il film si interrogano sulla libertà d'azione della donna in una società quadrata, elitaria e principalmente ipocrita.
Mankiewicz fa una scelta ragionevole e ridona respiro e indipendenza psicologica alle sue eroine. Liberate per un giorno dai vincoli coniugali, restituisce ai suoi personaggi la fiducia nell'istituzione della coppia. Coppia che non imprigiona, intralcia o nega ma si fa motore di vita, affermazione della propria personalità dalla parabola dell'altro. L'amore per l'altro e l'amor proprio non sono antagonisti, sono al contrario complici contro una società che vorrebbe controllare tutto fino a imporci il suo modello di vita riuscita. E il successo sociale è quello che opprime i personaggi femminili. Ma il 'femminismo' di Mankiewicz interviene a questo punto in maniera sottile, non per raggiungere un obiettivo sociale (un salario o una situazione professionale) ma per abbracciare, alla fine della giornata e del film, la libertà individuale. L'autore esalta il sé e rigetta la conformità al modello, donando una chance alle aspirazioni, semplici o complesse che siano. Deborah, per esempio, che vive le sue origini e la sua natura come ostacolo alla sua relazione, doppierà il suo pregiudizio prendendo finalmente coscienza della sua forza e della capacità del suo matrimonio. È la prova che le infligge la femme fatale matura e chiaroveggente a restituirle fiducia in se stessa e a farle abbracciare la sua fortuna.
Seduttrice di mariti, Addie Ross è voce off, suggestione che non vediamo mai se non 'ritagliata' o evocata nelle conversazioni per le sue qualità intriganti. Addie è la donna assoluta che ammalia i mariti e atterrisce le mogli. È l'oggetto del desiderio degli uomini, quale che sia la loro condizione sociale, il fantasma di una donna che (non) c'è e offre sogno e glamour. Incantatrice che nessuno sposa o cattiva coscienza di un femminile che ha paura a prendere in mano il proprio destino, Addie è la donna perfetta, troppo perfetta per non 'perdere la faccia' davanti a queste combattenti nel mondo che devono fare un compromesso col mondo. Addie non ha battaglie da combattere ed è proprio questo che le permette di sollevarsi al di sopra della loro condizione, di essere sempre un passo avanti, di essere sempre la più forte nella buona e nella cattiva sorte. La sua voce, incarnata da Celeste Holm, introduce il racconto. Invisibile e onnisciente, custodisce segreti preclusi al pubblico come alle consorti. Impossibile conoscere il tipo di relazione che ha intrattenuto coi tre mariti, ciascuno dei quali reca nella propria vita tracce di lei: un disco, una fotografia, una voluta di fumo. Fantasma ubiquo e onnisciente, abita i flashback che rintracciano il passato del trio, è presenza in assenza (fotografia in una cornice d'argento) o presenza metonimica (un braccio nudo), è la traccia di un potere, quello di aprire e di chiudere il discorso, quello di rimettere in discussione il modello femminile, quello di volare alto sui conformismi e le meschinità della classe media americana delle piccole città anonime.
È lei a innescare il dubbio, è lei a 'incrinare' il bicchiere e l'ordine ristabilito di un mondo in cui è ancora a piede libero e da cui non è andata forse troppo lontana. La commedia in bianco e nero di Mankiewicz avanza nella suspense facendosi progressivamente glaciale e ironica e imponendo lo stile distinto e la messa in scena ardita dell'autore: la costruzione elaborata dei flashback, l'uso della voce off, la sottigliezza dei dialoghi, l'esplorazione senza concessioni della relazione tra uomini e donne. Per Mankiewicz non si tratta di livellare i generi ma di rivelarne le differenze e le consonanze per donarli l'uguaglianza che meritano.
Servito da uno straordinario trio di attrici (Jeanne Crain, Ann Sothern, Linda Darnell), le tre protagoniste anticipano le inquiete casalinghe di Desperate Housewives, serie televisiva del 2004 che aggiorna la tradizione del woman's film di provincia. Anche qui è la voce di una narratrice assente, perché suicida, a introdurre e a chiosare la vita delle altre, rivelando con pazienza e metodo il rovescio del décor composto di facciate rispettabili e prati curati.
In conclusione, una battuta sul professore di lettere di Kirk Douglas. Affiancato da una donna concentrata sulla sua carriera, apprezzato dagli amici che non ne comprendono necessariamente l'attitudine e mantenuto secondo le malelingue, è l'uomo fuori dagli schemi. Il suo George rifiuta le imposizioni della società americana e rigetta un mondo che procede verso l'uniformità del pensiero. Basta ascoltare la sua invettiva contro la pubblicità radiofonica per comprendere che da allora è cambiato davvero poco.
LETTERA A TRE MOGLI disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
||
€9,99 | – | |||
€14,99 | – |
Il film del 1949 ebbe un notevole successo: Joseph Mankiewicz conseguì nel 1950 2 Oscar per la regia e la sceneggiatura, doppietta che ripeterà l'anno successivo con Eva contro Eva. Nella cittadina sobborgo di una grande città, vivono 3 coppie dell'alta borghesia: Brad (Jeffrey Lynn) importante manager che ha conosciuto e sposato l'ausiliaria Deborah (Jeanne Crain) [...] Vai alla recensione »
Eva Ross: una donna capace di fare innamorare di se tre uomini, o almeno questo è quello che pensano le rispettive mogli. Una commedia aggraziata che si diverte a raccontare con ironia la media e alta borghesia di una cittadina divisa tra provincialismo e desiderio di mondanità. La misteriosa e affascinante Eva Ross, che lo spettatore conosce soltanto attraverso e le parole invidiose delle tre protagonist [...] Vai alla recensione »
Anno 1949, titolo originale A Letter to Three Wives, la commedia degli equivoci di Joseph L. Mankiewicz torna in sala dal 13 febbraio, in versione restaurata digitale, per il progetto "Happy Returns!" di Lab 80, dedicato alla distribuzione di film classici. Vincitore di due Oscar (regia e sceneggiatura di Mankiewicz, che avrebbe bissato l'anno seguente con Eva contro Eva), l'adattamento del romanzo [...] Vai alla recensione »
Nella stanchezza di un cinema americano (o forse occidentale) ripetitivo, in cui anche i moduli stilistici si sono fatti generi (il cupo film polacco, la commedia realista francese) il lento confluire sul mercato di restauri digitali o meno di film significativi del passato porta una boccata d'aria fresca. Ricordando un tempo in cui dal monolitico Stadio System bollywoodiano uscivano film innovativi, [...] Vai alla recensione »
Una lettera informa tre donne che una di esse perderà il marito, in fuga con un'amica. Le tre si interrogano, per scoprire a chi toccherà: non toccherà a nessuna, si è trattato d'uno scherzo di cattivo gusto. Su un soggetto pretestuoso, di superato gusto teatrale, una eccellente commedia di carattere diretta con molta misura e attenzione psicologica da Mankiewicz.