Anno | 1978 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Woody Allen |
Attori | Diane Keaton, Richard Jordan, Geraldine Page, Mary Beth Hurt, Kristin Griffith Maureen Stapleton, E.G. Marshall, Sam Waterston. |
Tag | Da vedere 1978 |
MYmonetro | 3,10 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 19 dicembre 2024
Storia di una famiglia. I genitori sono già anziani e le tre figlie sono già grandi e vivono lontane dalla famiglia. La madre, affetta da esaurimento ... Il film ha ottenuto 5 candidature a Premi Oscar, 4 candidature a Golden Globes,
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domenica 22 dicembre 2024 ore 0,40 su RAIMOVIE
CONSIGLIATO SÌ
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Eva e Arthur hanno tre figlie: Joey, Renata e Flyn. La madre, un'arredatrice di grande raffinatezza ma anche una donna molto fredda e autoritaria. Ha consentito al marito di laurearsi, segue l'incerta ricerca espressiva della figlia Joey (a cui "impone" costosi vasi e soprammobili) e approva il tentativo di sfondare nel mondo della televisione di Flyn. Ma, soprattutto, ritiene di trovare consenso in Renata, poetessa che gode di un certo successo. Giunge però per lei il momento della crisi. Un mattino, a colazione, Arthur informa la famiglia della sua intenzione di andarsene di casa. Non sopporta più il gelido rigore imposto dalla moglie. Si tratta, afferma, di un periodo di prova. È a questa dichiarazione che si aggrappa con tutte le sue forze Eva, cercando sostegno nelle figlie e certa di ottenerlo soprattutto da Renata. Infatti Flyn è quasi sempre lontana da New York perché impegnata nelle riprese di Tv-movie che non le danno soddisfazione mentre Joey (la preferita dal padre) non intende assolutamente illuderla su possibili riconciliazioni.
La situazione, che fa emergere una mai sopita rivalità tra Joey e Renata, precipita quando Arthur torna da una vacanza in Grecia e presenta alle figlie la sua nuova compagna, Pearl. Si tratta di una donna vitale e un po" rozza ma dotata di grande calore e spontaneità. Le figlie le dimostrano subito una certa ostilità mentre Eva sembrerebbe aver assorbito il colpo acconsentendo al divorzio. Nella casa sul mare si tiene così la cerimonia di nozze tra Pearl e Arthur dinanzi alle figlie e ai compagni di due di loro. Joey non regge però al clima di festa e reagisce in modo violento. Nella notte Frederick, il partner di Renata, ubriaco, cerca di violentare Flyn. Joey invece, verso l'alba, si accorge che la madre è arrivata nella casa e le dichiara il suo amore inestricabilmente legato all'odio che prova per lei che non l'ha mai compresa. Eva ascolta in silenzio e poi si dirige verso l'oceano in tempesta. Joey la segue per salvarla ma non ci riesce. Sarà il suo compagno a portarla a riva dove riceverà la respirazione bocca a bocca da Pearl. Dopo il funerale le tre sorelle si ritrovano a guardare l'oceano ridivenuto calmo.
"Scrivendo a proposito di Interiors, Pauline Kael affermò di sentire che il personaggio che maggiormente mi rappresentava era quello interpretato da Mary Beth Hurt. Ma basava questa sua affermazione sull'abbigliamento. E non era affatto così. Può darsi che in quel personaggio, Joey, fossero presenti degli elementi tipici del mio modo di sentire. Ma il problema di Joey è che aveva delle emozioni ma non aveva alcun talento artistico per esprimerle. Io, invece, sentivo di essere stato fortunato ad avere avuto un po" di talento, perciò non avevo quel particolare problema. Ma il personaggio con cui m'ero identificato era la figura materna interpretata da Geraldine Page. Sentivo semplicemente che mi rispecchiava. Una certa parte della mia personalità è caratterizzata da quella rigida, ossessiva freddezza. Sai, anche questo fa parte di me. Tutto dev'essere perfetto e in perfetto ordine". Così Allen nel libro intervista di Stig Björkman. Emerge in questo modo un aspetto poco conosciuto del carattere del regista così come molto inatteso risulta Interiors per il pubblico e la critica americani che reagiscono sentendosi "traditi" da chi sapeva farli ridere e ora "pretende" di realizzare un film drammatico. " Interiors era quel che volevo fare e quanto di meglio potessi fare all'epoca. Volevo cominciare a fare qualche film drammatico. Non volevo fare soprattutto film drammatici, ma volevo che entrassero a far parte della mia produzione. E non avevo intenzione di cominciare con una mezza misura. Non volevo fare un film un po" drammatico, di tipo convenzionale o commerciale. Mirai alla forma drammatica più alta. E se sbagliai, pazienza. Ma se ce l'avessi fatta, avrei raggiunto qualcosa di molto, molto importante. Non dico di avercela fatta, ma l'ambizione era buona, miravo in alto. La pensavo così e perciò mi dispiacque vedere che la gente non accettava il mio film, e che lo criticava tanto."
Nonostante tutto il film riceve cinque nomination per l'Oscar (senza però vincere alcun premio). Allen prosegue la ricerca iniziata con Io e Annie sul piano della colonna sonora. Se nel film precedente non aveva inserito alcun brano musicale, limitandosi ad utilizzare le due performances della Keaton, qui prosegue nella stessa linea cercando di costruire una partitura di suoni e rumori che consegnino allo spettatore un ambiente sonoro psicologico. Non è New York a interessarlo (le dedicherà un'ode nella sua opera successiva). Al suo secondo film con Gordon Willis dietro la macchina da presa, scopre lo spazio abitativo come elemento significante all'interno della narrazione. Eva, come afferma Arthur, "Ha creato intorno a noi un mondo in cui esistevamo...in cui ogni cosa aveva il suo posto, in cui c'era sempre una sorta di armonia. Una grande dignità...Era come un palazzo di ghiaccio".
Allen (e Willis con lui) crea una dimensione abitativa "vuota" che riempie progressivamente "disponendo" i personaggi così come Eva "dispone" gli oggetti e i mobili. L''interno" di una psicologia (quella della madre) si esplica in un" "esteriorità d'interni" in cui ogni tonalità di colore corrisponde a un trascolorare dell'emotività del personaggio e, al contempo, diviene un'imposizione a cui non ci si può sottrarre. Eva "propone" in modo ineludibile le proprie scelte a Joey e al suo compagno chiedendo loro, ogni volta, un sacrificio in più sul piano economico, speculare alla sofferenza che impone loro sul piano psicologico. Tanto Eva è ordine e creatività alchemicamente dosate, quanto le sue figlie cercano (anche se inconsciamente) di assomigliarle. Tre sorelle (come in Cechov e come nel futuro Hannah e le sue sorelle) nella cui descrizione psicologica Allen cerca di fondere la tragica malinconia dell'autore russo e il cerebrale tormento di uno dei suoi modelli cinematografici: Ingmar Bergman. La morte e la tavola (i momenti della convivialità si rivelano come i più forieri di insidie in questo film). Ma la morte soprattutto. Dopo il libro regalato ad Annie nel film precedente ( La morte e il pensiero occidentale) Allen riprende il discorso affrontandolo da un più ampio numero di angolazioni. Come la macchina da presa scava nei volti e percorre le superfici degli oggetti, così Woody accarezza l'idea della morte. La natura è morte per il regista. I rami che Renata sogna fortemente intrecciati diventano il simbolo di una natura che esaminata da vicino riserva la sorpresa di un luogo in cui è la morte a determinare i ritmi di un'evoluzione solo apparentemente piacevole e ordinata. Ma anche l'arte (o quella sua degradazione che è costituita dall'immagine televisiva) non può costituire un valido rifugio. Flyn, che vende la propria immagine senza più illusioni (tanto da far credere a Frederick di poter avere impunemente il suo corpo), è in fondo come il figlio di Pearl che dipinge clown su sfondi di velluto, consapevole della loro irrimediabile bruttezza quanto lo è della loro commerciabilità. Renata, che crede di proteggersi con la poesia, deve in definitiva confrontarsi col problema come gli altri. La sorella più "lontana" dalla figura materna e, in fondo, colei che è anticipatamente "morta" dentro e che ha già deciso per la non-vita del figlio che attende è Joey che riceverà il bacio vitale proprio da chi ha comunque respinto come rivale nei confronti del padre: la seconda moglie Pearl. Dopo aver tentato un abbraccio mortale nel liquido amniotico delle acque dell'Oceano, Joey ne viene sottratta e rigurgita l'acqua come un bambino che sta nascendo. Quando l'oceano si sarà calmato l'unica veramente "salva" sarà forse lei.
Storia di una famiglia. I genitori sono già anziani e le tre figlie sono già grandi e vivono lontane dalla famiglia. La madre, affetta da esaurimento nervoso, morirà, il padre si risposa, le figlie hanno molti problemi.
INTERIORS disponibile in DVD o BluRay |
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BLU-RAY |
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Eve e' una donna perduta poiche' da quando il marito l'ha lasciata si ritrova sola e triste con false speranze che il suo compagno ritorni.Le tre figlie ,tentano di aiutarla in ogni modo,soprattutto Joey,mentre una e' attrice e pensa alla sua carriera e l'altra(una poetessa) sembra voglia sempre evitare il contatto con la madre.Tutte sembrano avere dei problemi chi non vuole un [...] Vai alla recensione »
Primo film pienamente drammatico di Allen. Probabilmente lascia sorpresi i fan, ma a ben guardare vengono trattati i tipici temi cari al regista, senza però lo strumento ironico che ne ha caratterizzato la carriera. Ed è proprio questa mancanza, assieme a quella di colonne sonore, che rende quasi assordante la pellicola, esasperando il senso di solitudine e i problemi che circondano [...] Vai alla recensione »
Gli “interni “del titolo” sono non solo gli spazi borghesi e in perfezione, misurati, algidi e senza sentimento come denunciato dalla figlia Joey alla madre presto suicida nel colloquio fantasmatico quasi alla fine del film, ma sono soprattutto gli stati di animo interni ai personaggi, madri, figlie, padri, la microcellula ancora la famiglia a simbolo di quello che accade forse in tutta una società [...] Vai alla recensione »
Interiors è un dramma raffinato e intimista, più teatrale che cinematografico, in cui Woody Allen indaga magistralmente alcune dinamiche familiari e di coppia. Prendendo spunto dalla passione per l'arredamento di interni di Eve, donna altera e gravemente depressa che tenta il suicidio quando il marito Arthur se ne va di casa, il film si rivolge verso l'interno, appunto, svelando i giochi di potere [...] Vai alla recensione »
Interiors : interni di case e interiorità di personaggi Interiors è un film di Woody Allen. Come tipico dei suoi film, i personaggi sono nevrotici e cervellotici. Ma qui c'è qualcosa che stona rispetto agli altri film, qualcosa di sopra le righe, di eccessivo, che non mi convince del tutto. Il tipo di relazioni rappresentato potrebbe ricordare un altro film di Woody Allen: "Hannah e le sue sorelle". [...] Vai alla recensione »
Interiors è un film di Woody Allen. Come tipico dei suoi film, i personaggi sono nevrotici e cervellotici. Ma qui c'è qualcosa che stona rispetto agli altri film, qualcosa di sopra le righe, di eccessivo, che non mi convince del tutto. Il tipo di relazioni rappresentato potrebbe ricordare un altro film di Woody Allen: "Hannah e le sue sorelle".
L'ho trovato molto doloroso, molto misurato ed attuale. E' uno di quei film che portano il dolore senza trasfigurarlo, lo lasciano crudo nella sua iper lucidità razionalizzante come fardello da smaltire nei giorni. Appartiene ad un genere di film su cui non sono in grado nemmeno di esprimere una valutazione articolata sulla dicotomia piaciuto/non piaciuto perche penso che vada oltre [...] Vai alla recensione »
un cambio di genere poco sentito per il regista che affronta la sfida in maniera poco genuina, risultato forzato e quasi parodistico, voto reale 2.5
lentissimo e angosciante, non il mio genere ma davvero ben realizzato ... per fortuna Allen nella sua carriera si è concentrato prevalentemente sulle commedie!